Teodoro, un uomo, un paese

Era voluto restare. Eppure il pericolo era imminente . . .

Borgo abbandonato

Era voluto restare. Eppure il pericolo era imminente, ma Teodoro non volle sentire ragioni. Nessuno mai era riuscito a convincerlo.

“Perché devo andare via”? Se lo chiedeva più volte rabbiosamente durante quelle difficili giornate.

“Basta con queste odiosità. Non mi muovo da qui”. Così ripeteva ossessionatamente tra le quattro mura di casa sua.

La sua testardaggine non aveva uguali. Nella sua vita l’aveva data vinta a pochi. E quei pochi, però, mai erano riusciti a rivincere.

“Finiscila” gli diceva mille molte l’adorata moglie Elena. “Basta con le tue ottusità. La vita sono anche le relazioni umane e quello che costruisci con gli altri tuoi simili.”
Ma lui inesorabile, proseguiva per la sua strada.

Le sue maniere burbere lo portarono a non avere nessun amico. Finito di lavorare
aveva smesso di avere legami con il mondo esterno.

Da alcuni giorni il paese era in gran fermento. Si percepiva in giro una forte e deleteria angoscia.

Ovunque si formavano, spontaneamente, capannelli di persone che non facevano altro che domandarsi quale sarebbe stato il loro triste destino.

Tra questi il Signore Sindaco. Il Maresciallo Vincenzo Saccardo.

Un uomo di un solo pezzo con una testa tonda e calva che dopo il raggiungimento della pensione, aveva deciso di dedicare il resto della sua vita alla cura del suo paese.

“Da qui non andremo mai via” lo ripeteva spesso in modo solenne. Tuttavia si doveva fare i conti con un contesto davvero preoccupante. E forse non si poteva più tirare la corda.

Insomma, il futuro si colorava di grigio. Ma nessuno voleva prendere coscienza con la drammatica realtà. Rimaneva, però, un lungo e deleterio logorio.

La paura era tanta.

Spaventava l’evacuazione e il triste destino. Non ci sarebbe stato di certo più un ritorno.

Si sapeva che ormai, prima o poi, si fosse arrivati alla drastica soluzione. Quella che nessuno mai si fosse voluto augurare, vista la sua drammaticità e angosciante conclusione.

La Prefettura aveva intimato al Sindaco da alcuni giorni di emanare e sottoscrivere l’ordinanza sindacale, che avrebbe significato l’abbandono di tutte le abitazioni da parte di ciascun residente.

Si faceva largo orma il buio. Le poche luci fuori non bastavano a rischiararlo.

La realtà era dura ad accettarsi e, quindi, in tanti rifuggivano.

Separarsi, cambiare le abitudini in special modo per i molti anziani del Paese non era una cosa semplice.

“Voglio morire qui. Dove sono nato” erano le parole comuni che i tanti si ripetevano tra loro.

“Si avvicina la nostra morte” era la preoccupazione che tartassava tutti. Il timore di perdere ogni legame con il proprio Paese natio non intravedendo nessuna soluzione.

Nicola Campoli

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