
■Antonio Loiacono
C’è una strada che, più che un collegamento tra due località, sembra un viaggio nel tempo, verso un passato dove l’asfalto era un lusso e la manutenzione una speranza. È la bretella che collega Scala Coeli alla frazione di San Morello, una striscia di terra malconcia che accompagna il viandante tra sobbalzi e slalom degni di una gimkana. Non si tratta di una metafora: chiunque abbia avuto il coraggio – o la necessità – di percorrere questo tragitto sa bene che l’impresa richiede più abilità da pilota di rally che da semplice automobilista!
Non si può nemmeno chiamare strada, a voler essere onesti. È un tratturo, un sentiero campestre travestito da collegamento viario. Qui non si guida, si sopravvive. Le ruote danzano su un manto stradale che pare uscito da un film post-apocalittico, con voragini capaci di inghiottire non solo pneumatici, ma anche la pazienza di chi è costretto a percorrerla ogni giorno. Le buche? Crateri veri e propri, che sembrano scolpiti dalla mano di un gigante distratto o, più realisticamente, dall’indifferenza istituzionale.

L’asfalto – dove ancora resiste – è screpolato, consumato, come una pelle antica dimenticata sotto il sole cocente e la pioggia battente. Non c’è traccia di quella che dovrebbe essere una normale arteria di collegamento!
Il degrado non è solo un fatto materiale. È il riflesso di un degrado amministrativo, di una confusione burocratica che si trascina da anni. A chi compete la manutenzione di questa strada? È davvero una via comunale o un lembo di terra abbandonato tra le pieghe della burocrazia che non interessa a nessuno? Domande rimaste sospese, senza risposte, mentre i cittadini continuano a convivere con promesse disattese e fondi evaporati nel nulla. Qualcuno parla di fondi insufficienti, qualcun altro di competenze non ben definite. Nel frattempo, la strada – o meglio, il tratturo – continua a deteriorarsi, diventando ogni giorno più pericolosa per chi la percorre.
E qui il paradosso si fa grottesco: tra gennaio 2021 ed agosto 2023, su questa bretella sono stati spesi oltre 300 mila euro per lavori che oggi, a meno di due anni di distanza, non hanno lasciato altro che il ricordo sbiadito di interventi inutili. Dove sono finiti quei soldi? Quali lavori sono stati effettivamente realizzati? Le risposte, se esistono, si perdono tra carte e silenzi.
Gli abitanti di Scala Coeli e San Morello non chiedono miracoli, solo normalità. Alcuni preferiscono percorsi alternativi, più lunghi ma meno rischiosi. Altri, per necessità, affrontano quotidianamente questo percorso di guerra, pagando in prima persona il prezzo di una negligenza collettiva.
Questa non è solo una questione di asfalto e buche. È il simbolo di un’Italia dimenticata, quella dei piccoli centri, delle comunità invisibili agli occhi delle istituzioni. Un territorio abbandonato, dove la manutenzione ordinaria diventa un lusso e la sicurezza stradale un miraggio.
Eppure, basterebbe poco: interventi di manutenzione regolare, una segnaletica chiara, un piano di gestione serio.
Ma il vero cambiamento inizia con il riconoscimento del problema e con la volontà di agire. Non servono proclami, bastano azioni concrete.
É un invito – o forse una provocazione – per chi di dovere. Non servono grandi proclami o progetti faraonici. Servono risposte chiare, impegni concreti e la volontà di ascoltare chi quella strada la vive ogni giorno. Perché la dignità di un territorio si misura anche dalla cura delle sue strade, quelle che collegano non solo luoghi, ma storie e vite.
La bretella tra Scala Coeli e San Morello merita di essere più di un sentiero dimenticato: merita di essere una strada, nel senso più vero e dignitoso del termine.
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