Recuperiamo l’edilizia rurale …. “La magia degli edifici abbandonati”

Lo stanziamento di 650 milioni per il recupero degli edifici rurali

Nel Recovery Plan, che è ancora in fase di scrittura, saranno previste delle risorse significative per la tutela di parchi, giardini, borghi abbandonati e disabitati. Circa 1 miliardo di euro per i cammini e 650 milioni di euro per l’edilizia rurale. Un segnale importante e di prospettiva che conferma, almeno nelle parole e nelle intenzioni, la visione del Governo di un futuro in cui i piccoli borghi d’Italia saranno (o torneranno ad essere) davvero importanti, al centro di scelte ed investimenti. 

D’altronde, secondo i dati della Fondazione Symbolia i 5.498 piccoli Comuni d’Italia (il 69,5% del totale), sono culla del 92% dei prodotti Dop e Igp e del 79% dei vini italiani più importanti, ovvero di quei prodotti che oltre a fare bello il nostro Paese nel mondo e a rappresentare fonte di una “ricchezza diffusa” in aree che altrimenti sarebbero destinate a rimanere abbandonate e depresse, sono anche scrigni di una ricchezza fatta di saperi e tradizioni da cui, spesso, nascono anche nuove idee ed innovazioni.

Con la previsione di 1,65 miliardi di euro per il rilancio di piccoli borghi abbandonati si inizia a programmare l’Italia del post Covid, oltre a salvare l’immenso patrimonio edilizio rurale italiano composto da 2 milioni di edifici rurali fra malghe, cascine, fattorie, masserie e stalle a rischio degrado.

Con la grande spinta verso lo smart working, il distanziamento e le limitazioni agli spostamenti l’emergenza ha stravolto le abitudini sociali e lavorative degli italiani che sono tornati a guardare le campagne fuori dalle città non solo come meta per gite fuori porta ma come scelta di vita dove godere di spazi abitativi più ampi con una maggiore sensazione di sicurezza e benessere.

Lo stanziamento di 650 milioni per il recupero degli edifici rurali, dai casali ai depositi, dai rustici alle stalle dismesse non rappresentano sono un immenso patrimonio edilizio da salvare ma anche sarebbe un’occasione importante per recuperare fabbricati spesso abbandonati e salvare l’architettura rurale che dà forma al paesaggio ed esprime l’identità dei luoghi in una relazione di integrazione tra i sistemi produttivi locali e la conservazione della biodiversità agricola. 

È chiaro che in questa ottica è necessario colmare i ritardi nell’espansione della banda larga nelle zone interne e montane visto che solo il 76% delle famiglie italiane dispone di un accesso internet e appena il 75% ha una connessione a banda larga ma la situazione peggiora notevolmente nelle aree rurali con appena il 68% dei cittadini che dispone di connessione a banda larga nei comuni con meno di duemila abitanti.

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