RAPINA UFFICIO POSTALE CARIATI DOPO 9 ANNI COLPITO ANCORA. AVEVANO STUDIATO BENE IL PIANO.

L’audace colpo messo a segno questa mattina, intorno alle 9, dalla “banda del buco” all’Ufficio Postale di Cariati Marina, in via Nazionale, sulla 106, è una rapina o un furto? Di sicuro non un pesce d’aprile e la domanda non è retorica, perché tra le due azioni c’è una sostanziale differenza. La rapina consiste nell’appropriarsi di beni altrui mediante qualsiasi forma di violenza o di minaccia, compresa quella delle armi; il furto, invece, come dicono i legali, è un “semplice” impossessarsi di beni. Prima questione: i malviventi erano armati o no? “No”, ci dicono fonti investigative, e dunque saremmo dinanzi ad un furto. Seconda questione: quanti erano i malviventi? Da quanto abbiamo appreso, hanno agito in tre: due “pali” all’esterno, confusi tra la folla dei pensionati, ed uno all’interno dell’Ufficio, nel retrobancone. Terza questione: a quanto ammonta il bottino? Sono in corso gli accertamenti contabili, anche se corre voce, non confermata, che i quattrini si aggirerebbero attorno ai 40 mila euro. Pare probabile invece, considerato il primo giorno di pagamento delle pensioni, che essi siano molti di più. E comunque saremmo nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro. A seguito dei commenti a caldo raccolti dalle persone che erano alle Poste, e confortati da indiscrezioni “ufficiali”, proviamo a riassumere i fatti così come si sarebbero svolti. La “banda del buco” agisce, ovviamente, nottetempo. S’introduce nel locale caldaia dell’edificio, al quale si accede dall’esterno, e, con gli attrezzi giusti, pratica un foro nel muro per poter fare agevolmente introdurre uno dei malviventi. Il lavoro deve essere stato lungo, ma preciso. Indubbiamente potremmo essere dinanzi a dei professionisti che, oltretutto, conoscono bene anche la planimetria dell’Ufficio, visto che l’apertura conduce in un angusto locale adibito ad archivio e deposito, l’ideale per far nascondere uno dei tre fino all’arrivo del denaro. I ladri non sanno quando arriverà il furgone portavalori; nessuno può saperlo, per ovvi motivi di sicurezza, se non la stessa agenzia che cura il trasporto il cui itinerario cambia quotidianamente proprio per dissuadere eventuali pianificazioni di furti e rapine. Ma loro hanno previsto ogni cosa, nel minimo dettaglio, e sono pure fortunati, perché il quattrini giungono qualche minuto dopo l’apertura dell’Ufficio. Basta solo attendere che le guardie, armate, consegnino la busta e risalgano sul blindato. Ma come fare a scandire i tempi dell’operazione? Semplice. Due complici, come detto, si mimetizzano coi clienti e guidano, forse attraverso un telefono cellulare o qualche altra diavoleria elettronica alla portata di ciascuno, il compare che è all’interno il quale, non appena avuto il via libera, s’incappuccia, esce dal nascondiglio, arraffa il denaro che la direttrice sta contando, apre la porta che da nell’atrio del pubblico e si dilegua assieme ai “pali” che nel frattempo si sono occultati il volto. Pochi secondi, una trentina, dicono gli inquirenti, sono più che sufficienti per mettere a segno un colpo che frutta un discreto gruzzolo. Ancora non sappiamo cosa sia successo con esattezza in quegli attimi; quale sia stata la reazione della direttrice e quella degli impiegati o se c’è stata resistenza. Fatto sta che diverse persone in attesa del proprio turno non si sono accorte di nulla se non dopo il rapido svolgimento dell’azione. La “banda del buco”, e questo sembra assodato, si dirige, a piedi, e di corsa, verso le stradine che portano al centro storico: rischioso scappare dalla 106. A quell’ora c’è troppo traffico ed in direzione sud c’è il “tappo” del semaforo sul ponte Molinella. Meglio lasciare l’auto sulla ex statale 108 ter e da lì proseguire la fuga. Dopo l’allarme sono accorsi i carabinieri della locale stazione, coadiuvati dai militi della caserma di Calopezzati e da quelli del nucleo operativo della Compagnia di Rossano. L’ufficio è stato chiuso al pubblico, i dipendenti interrogati a lungo e sono stati raccolti tutti gli elementi utili alle indagini e le testimonianze dei clienti che hanno visto qualcosa. Certamente saranno visionate anche le immagini catturate dalle telecamere di sorveglianza per risalire ai furfanti e ricostruire l’esatta dinamica di un’azione che presenta, allo stato, ancora troppi lati oscuri o poco chiari. L’ultimo evento criminoso ai danni delle Poste cariatesi risale al 24 agosto del 2006 quando due malviventi, penetrati all’interno attraverso una finestra, si fecero consegnare 24 mila euro in contanti. Quella vicenda ebbe sviluppi inaspettati e si concluse clamorosamente il 4 luglio dell’anno successivo con due arresti eccellenti.

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