QUANDO SI STUPRA IL BUON SENSO

Ha destato molto rumore la sentenza con la quale la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso di uno stupratore che invocava le attenuanti nel calcolo della condanna da subire, attenuanti invece non riconosciute dalla Corte d’Appello.

Tra le motivazioni che il ricorrente adduceva c’’era il fatto che, al momento in cui lo stupro è stato consumato, egli era ubriaco. La Cassazione, nell’’accogliere il ricorso, non ha fatto esplicito riferimento all’’ubriachezza; tuttavia è difficile, nel giuridichese in cui la sentenza è redatto, individuare altre plausibili motivazioni, oltre a un riferimento alle conseguenze che lo stupro, pur se consumato fino alla fine, avrebbe prodotto sulla vittima.

In altri termini: se è stata “solo” violentata, ma ne è uscita viva e non è impazzita, la cosa, secondo la Suprema Corte, non è poi tanto grave.

Fa male leggere cose del genere. Voglio sperare che dal nuovo giudizio d’’appello emergerà che l’’individuo in questione merita comunque una condanna senza attenuanti, e che nell’’inevitabile nuovo ricorso in Cassazione i supremi giudici evitino di appigliarsi a fumisterie giuridiche per attenuare una colpa non attenuabile.

Ma torniamo sulle motivazioni invocate dallo stupratore, secondo il quale l’’ubriachezza legittima la concessione delle attenuanti, e che indirettamente la Cassazione sembra comunque accogliere: la circostanza attenuante, recita infatti la sentenza, «deve considerarsi applicabile in tutte quelle volte in cui – avuto riguardo ai mezzi, alle modalità esecutive ed alle circostanze dell’’azione – sia possibile ritenere che la libertà sessuale della vittima sia stata compressa in maniera non grave».

Ho messo in evidenza la parte della citazione che mi suona sospetta. A parte il fatto che la libertà sessuale della vittima si può comprimere e basta, e non vedo gradi diversi di gravità di questa compressione, quel riferimento alle circostanze dell’’azione mi fa venire la pelle d’’oca: «Beh, poveraccio» sembra dire il giudice: «era ubriaco, non poteva mica controllarsi». Attenuante? Al contrario, l’ubriachezza dovrebbe costituire un’aggravante, come finalmente ci si è decisi a considerarla per chi guida in stato di etilismo.

A proposito: l’’imbecille che ieri, a Sassano, guidando ubriaco un mostro di BMW ha provocato la morte di tre ragazzini che se ne stavano pacificamente al bar e del fratello quindicenne, che era in auto con lui, era noto perché guidava sempre correndo come un pazzo per le vie del paese, ed aveva già subito un ritiro della patente. Il sindaco del paese, ora, invoca certezza della pena e severità. Ma dov’’era prima? Sassano non è una metropoli. Come mai i vigili urbani, i carabinieri della stazione locale, i cittadini che ora dicono “lo sapevamo che prima o poi sarebbe successo qualcosa”; insomma, come mai nessuno, prima, ha fatto nulla per fermare quell’’idiota?

Il sonno della ragione genera mostri. In Italia, purtroppo, la ragione dorme ormai da tempo. O forse non è solo addormentata: è in coma; un coma che rischia di diventare irreversibile.

Giuseppe Riccardo Festa

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