PRESENTATO IL LIBRO DI MAURO SANTORO SUL GINESTRIFICIO DI CARIATI, CON INTERVENTI DELL’EDITORE GUZZARDI, DELLO STORICO FRANCO LIGUORI E DI PASQUALE FILIPPELLI, ESPERTO DI FIBRE TESSILI

Nell’ambito delle manifestazioni in programma per l’Estate cariatese 2014, è stato presentato il 7 agosto u.s., nella Sala Consiliare del Municipio di Cariati, una interessante ricerca di Mauro Santoro, dal titolo: “L’autarchia tessile del regime fascista. Il Ginestrificio di Cariati (1935-1943)”, appena edita da “Editoriale Progetto 2000” di Demetrio Guzzardi. Alla presentazione hanno preso parte, oltre all’editore che ha fatto da coordinatore, l’esperto di fibre tessili Pasquale Filippelli, lo storico Franco Liguori e lo stesso autore, nonché il sindaco di Cariati, Filippo Sero. Il volume ricostruisce, sulla base di un faldone di documenti reperiti presso l’Archivio di Stato di Cosenza, la storia di un impianto per la lavorazione della ginestra e l’estrazione da essa di fibre tessili, installato a Cariati, nei pressi del torrente Molinello, da un imprenditore torinese, il ragionier Cesare Sivier, che era finito al confino in Calabria, per motivi politici. L’esperienza durò soltanto otto anni (dal 1935 al 1943) e l’ultimo proprietario e gestore dello stabilimento, che dava lavoro a più di cento addetti, fu un altro settentrionale: Carlo Vidossich, il quale affidò l’incarico di “direttore della produzione” al cariatese Antonio Liguori. L’editore Guzzardi, nel suo intervento introduttivo, ha messo in risalto il fatto che la ricerca di Santoro “ricostruisce un pezzo di storia dell’industrializzazione del Sud” e “un pezzo di storia dell’emigrazione al contrario, perché i proprietari del Ginestrificio di Cariati venivano da Torino”, la città piemontese che negli anni Sessanta sarà raggiunta da tanti calabresi che troveranno lavoro nella Fiat. Guzzardi si è anche soffermato a raccontare come è nato il libro di Santoro sul Ginestrificio, illustrandone i contenuti. Molto interessante è stato l’intervento di Pasquale Filippelli, ricercatore ed esperto di fibre tessili, che ha illustrato, con l’ausilio di un video, il procedimento tecnico di estrazione dalla ginestra delle fibre da utilizzare in campo tessile, evidenziando i non pochi vantaggi derivanti dall’utilizzo e dalla valorizzazione della preziosa pianta cespugliosa molto diffusa nelle nostre campagne e ben nota per i gialli fiori odorosi. Di taglio storico è stato l’intervento del prof. Franco Liguori, attento studioso della storia di Cariati, che ha fornito, su richiesta dell’autore e dell’editore, un suo “contributo” al libro di Mauro Santoro, inserito nel libro (pp. 15-24) come “introduzione storica”. Scrive l’editore nella sua nota introduttiva, che il volume contiene anche “un saggio del prof. Franco Liguori che, oltre a presentarci l’ambiente sociale che si viveva a Cariati negli anni Trenta, ci delinea la figura del podestà don Nicola Venneri e di suo papà, Antonio Liguori, commissario prefettizio dopo la caduta del Fascismo ed anche ultimo direttore tecnico del ginestrificio”. L’intervento di Liguori alla presentazione del libro, ha delineato in modo ampio e dettagliato lo svolgimento della vita politico-amministrativa, ma anche sociale, della Cariati anni Trenta- Quaranta, del periodo a cavallo tra il regime fascista, la sua caduta e il lento e faticoso ritorno alla democrazia, che coincide anche con la presenza e l’attività alla Marina, dello stabilimento industriale del Ginestrificio. Il fascismo- egli ha detto – “non portò grandi cambiamenti nella comunità di Cariati, che continuò a rimanere un paese dall’economia debole, con una popolazione costituita in prevalenza da poveri pescatori, piccoli contadini ed artigiani”, “mentre il potere continuava a rimanere nelle mani delle poche famiglie ricche del paese, che erano le stesse da almeno un secolo, e ad esse si continuò a far riferimento, anche durante il fascismo per la gestione della cosa pubblica, se pensiamo che il podestà che rimase in carica più a lungo (1935-1943) fu don Nicola Venneri, agronomo, di antica famiglia patrizia, che seppe, comunque, governare il paese con moderazione, senza far avvertire l’aspetto autoritario del regime”. Parlando del periodo successivo alla caduta del regime, Liguori, si è soffermato sugli anni che videro alla guida del Comune di Cariati il commissario prefettizio Antonio Liguori (1943-1945), chiamato a quell’incarico “senza nessuna indennità e compenso” ( così è scritto nella nomina! ) nel novembre del ’43, dal Prefetto di Cosenza Pietro Mancini. Il relatore ha detto, tra l’altro: “Il suo compito, quello di governare una comunità come quella cariatese, che, dopo la guerra, si trovava in gravissime difficoltà di ogni genere, anche di tipo alimentare, non fu impresa facile, ma egli ci mise tutto il suo impegno e riuscì a fare tutto il possibile per alleviare le tristi condizioni della popolazione in quel difficilissimo periodo, aiutato dalla fiducia e dalla stima della popolazione di Cariati che, come testimonia egli stesso in un memoriale, lo adorava”. “Antonio Liguori – ha detto ancora il relatore- fu molto vicino ai pescatori ed ai contadini di Cariati, organizzando i primi in cooperativa ed assegnando ai secondi alcuni terreni comunali sottratti ad un allevatore locale, che li aveva occupati abusivamente. Negli anni 1942-43 Liguori, in considerazione della stima e della fiducia che godeva fra la popolazione locale, Carlo Vidossich, proprietario del Ginestrificio di Cariati, lo scelse come direttore della produzione dello stabilimento, incarico a cui assolse, sino alla fine, con serietà ed onestà.” L’ultimo intervento è stato quello dell’autore, Mauro Santoro, che, dopo aver ringraziato tutti gli intervenuti, si è soffermato a raccontare come venne in possesso dei documenti, che gli hanno permesso di ricostruire le vicende, per molti versi tormentate, del Ginestrificio di Cariati, soffermandosi sulle figure che ne furono i protagonisti, quelle di Cesare Sivier e Carlo Vidossich, entrambi provenienti da Torino. Il sindaco Filippo Sero, intervenuto all’inizio della manifestazione, ha portato il saluto della sua Amministrazione e si è congratulato con l’autore per l’interessante ricerca, che fa luce su un pezzo di storia cariatese completamente dimenticato.

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