PESCA,PIÙ LOBBYING A BRUXELLES

PESCA,PIÙ LOBBYING A BRUXELLES NON SI DECIDE NÉ A CATANZARO NÉ A ROMA GALAN: IN SEDE COMUNITARIA SI VINCE O PERDE INTERVENTO DEL PRESIDENTE Avv. Lenin MONTESANTO CARIATI (CS), Domenica 6 Giugno 2010 – Ha ragione il Ministro GALAN quando, parlando non solo della pesca, sostiene che è a Bruxelles che va costruita l’alleanza con gli altri Paesi membri allo scopo di ottenere modifiche di qualsiasi tipo. Perché – ha dichiarato nei giorni scorsi – è in sede comunitaria che si vince o si perde. Il confronto apertosi soltanto di recente in Calabria sul Regolamento del Mediterraneo 1967/2007 e sulle previste norme restrittive rispetto a pratiche di pesca usate fino ad oggi, al di là del merito, ripropone una questione di metodo. Mi riferisco alla scarsissima consapevolezza, diffusa soprattutto dalle nostre parti, rispetto al peso specifico che, sulla definizione di numerose questioni nazionali e regionali, da tempo detiene ormai Bruxelles. Non Catanzaro, né Roma. E’, questo, un passaggio sul quale, con una coerenza che sarebbe difficile contestarci, ritorniamo periodicamente, ad ogni occasione e segnatamente prima durante e dopo le competizioni europee, sistematicamente sottovalutate dall’elettorato e, in parte, dalla stessa classe dirigente, non solo politica. Tutto o quasi viene deciso in sede comunitaria. Come Otto Torri sullo Jonio lo andiamo ripetendo da anni, anche con iniziative provocatorie. Eppure in Calabria si snobba, ripetutamente, l’effettivo ruolo delle istituzioni comunitarie, e della Commissione nel caso che oggi riguarda ad esempio la pesca. Siamo di fronte ad un corto circuito per certi versi paradossale, se si considera la propensione, calabrese in specie, a voler influenzare, attraverso i propri rappresentanti politici, ogni decisione degli organi di governo locale, provinciale e regionale, fino al nazionale. Ma poi ci si ferma lì. Di fronte al livello europeo, che oggi – come dovrebbe essere noto – ha moltiplicato il perimetro di influenza sulle decisioni dei singoli Paesi membri dell’Unione, quella propensione genuinamente calabrese a voler influenzare il potere decisionale (anche quando non serve!), si arresta. Ecco il paradosso. Da una parte, ci si inventa di tutto (il che, in principio, è più che legittimo) pur di influenzare (intendo legalmente) le decisioni, ad esempio, del sindaco di un piccolo comune o anche quelle di un consiglio comunale, piuttosto che quelle di un assessorato regionale.

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