Occorre tornare all’antico

Correvano gli anni settanta quando mia mamma non conosceva per niente i genitori dei miei compagni di classe. A stento forse qualcuno, giusto per un buongiorno o arrivederci di persona che si rivolgevano fuori scuola. O meglio per un semplice grazie, quando venivo accompagnato a casa di qualche amico o al contrario.

Tra di loro rivolgersi con il lei era tassativo. Altrettanto per noi. Mai chiamato per nome il papà o mamma di un mio compagno di scuola. A parole semplice non c’era alcuna familiarità e interazione. La ritengo una vera fortuna per i tempi passati e per come oggi si sono trasformati questi legami.

Al contrario, conosco bene o male, anche se indirettamente attraverso l’apposito gruppo WhatsApp di classe, tutti i genitori dei miei due figli che frequentano la scuola primaria e media. Mi raccontano amici, che hanno i figli alle superiori, che il copione si ripete identico anche per l’ultimo quinquennio scolastico.

Ormai é diventato una classico. Dopo la prima riunione plenaria a scuola di inizio ciclo e lo scambio dei numeri di cellulari c’è qualcuno, di norma una mamma, che forma il gruppo dal nome a volte molto strano. Da rabbrividire. Quasi a sigillare una modalità tassativa di interazione dalla quale non ci si può assolutamente sottrarre.

Ciò segna una spirale incontenibile fatta da un fiume di messaggi che arrivano tutti i giorni e a qualunque ora. Per non dire della notte. Infatti, spesse volte al risveglio ti accorgi, visto il gran numero di messaggi non letti, che qualcuno non ha dormito.

Ti chiedi. E per cosa? Ed ecco che stai lì a cercare di sbrogliare la matassa. Perdi del tempo prezioso, mentre dovresti fare in fretta prima di accompagnare i ragazzi a scuola. Ma lo stesso non ci capisci nulla. Ma ti senti in dovere di farlo.

C’è poco da ragionare. Per me le chat di classe vanno abolite. Occorre tornare all’antico. Sono dannose non solo per se stessi, ma per il bene dei nostri figli. Sono arrivato a questa decisione, riflettendo su un aspetto essenziale. Mi sono trovato a discutere di un problema di classe di mio figlio senza fare ormai, preso dal fiume in piena di messaggi, un passaggio prima con lui. Il diretto interessato. Colui che poteva darmi la sua versione dei fatti a giusta ragione.

Quindi, visto che la chat non risolve nulla e anche che fa perdere il bandolo della matassa, al punto di trasformare il tutto in un protagonismo dei singoli, non ho alternative. Mi sono cancellato. Nell’attesa impossibile (!) di un Decreto Legge del Ministero della Pubblica Istruzione, che ne decreta la fine, non ci sono altre soluzioni praticabili, se non quella che ho preso in prima persona. Bisogna solo  avere il coraggio di abbandonare tali luoghi comuni che tendono più che a risolvere problemi a ingigantirli. Un appello: salviamoci!

Nicola Campoli

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