Malura: il nuovo libro di Cataldo Perri

Quarantott’ore per leggere 234 pagine di pura bellezza. Cari amici, ormai avete imparato a conoscermi attraverso i miei scritti: sono estremamente (auto)critica nella mia quotidianità, nella quale rientrano anche i libri che ne rappresentano una parte fondamentale, se non indispensabile. Un modo per estraniami volontariamente dal mondo, per allontanare i miei pensieri sempre troppo rumorosi.

Ho letto molti libri nonostante il mio quarto di secolo; in poco meno di quindici giorni, due. E’ la nota positiva di essere disoccupata: avere molto tempo a disposizione e scegliere, liberamente, come e con chi utilizzarlo. I libri rappresentano fedeli compagni di viaggio, una goccia d’acqua nel deserto, un mondo straordinario nel quale immergersi e dal quale imparare tanto. Solo una volta, però, mi era capitato di vedere i brividi sulla mia pelle, arrivata all’ultima pagina. Quel libro era – ed è – così’ prezioso da averlo regalato. Vi starete chiedendo:“Se era così prezioso, quel libro, perché l’hai regalato?”; è un po’ come quando si ha paura che il tempo sgualcisca qualcosa senza che nessuno, oltre noi, possa goderne la bellezza. Bisogna solo capire a chi donare, quella bellezza e deve essere qualcuno che possa rappresentare degnamente quel messaggio, quella parte di voi che state trasmettendo. Ecco, dopo Mancarsi, Malura è stato il secondo libro che io abbia letto nella vita, che mi abbia fatto venire i brividi. E’ per questo motivo che il mio auspicio è che, un domani acquistiate questo capolavoro e, dopo averne profumato tutta l’essenza, seppur a malincuore, lo regalerete a qualcuno di speciale.

In questo libro è contenuta tutta la bellezza dell’aria che ogni giorno respiriamo a Itarica che, in uno strano gioco di parole, in un connubio fatto di viuzze, profumi, odori, sapori e colori, significa Cariati. C’è la parte più bella e antica di noi, della nostra terra, delle nostre intramontabili e sconosciute tradizioni; ci sono personaggi veri e altri di fantasia, ci sono i nostri tramonti in riva al mare e tutti i sapori più recenti della mia infanzia ma, soprattutto, della vostra infanzia. Se mio nonno sapesse leggere, sono sicura che Malura sarebbe per lui una meravigliosa evasione negli anni in cui l’essenziale significava tutto.

C’è ricordo ed emozione, realtà e fantasia, amore e morte, estremo dolore e profonda rinascita. C’è tutto, insomma. Ma soprattutto c’è l’essenza, c’è Angiulì. E’ commovente la descrizione tenera e attenta di quella donna che ruba il cuore difficile e introverso di Rocco. I particolari dell’amore fisico e mentale, l’empatia e l’estrema dolcezza. Non so se vi è mai capitato con un libro ma, ad esempio, a me capita di impersonificarmi – nel vero senso del termine –  nelle storie che vengono narrate, nei dolori dei personaggi, nel loro coraggio e nelle loro sconfitte. Malura ha il potere di rapirti il cuore e la mente; li domina letteralmente.

Il dramma della perdita e della mancanza, la rinascita accompagnata al ricordo ad ogni costo, in ogni momento, è il messaggio racchiuso in questo bellissimo romanzo. Convivere con i ricordi è un esercizio che, spesso, ci riesce poco e anche male; una delle domande che mi sono posta, alla fine del romanzo, è stata proprio questa ovvero com’è possibile ritrovare la nostra quotidianità quando, ti guardi intorno, e non riconosci più nulla di ciò che avevi. E’ una domanda, una riflessione a cui Malura risponde solo in parte ribadendo che i ricordi, per quanto si portino dietro sempre un velo della nostra tristezza e un frammento impercettibile di cuore, sono le uniche cose che testimoniano ciò che avevamo in passato e ciò che, un domani, non vorremo nel nostro futuro. Per dirla attraverso le pagine di Malura, la vera scommessa è vivere “una lunga vita, sempre in equilibrio fra sorrisi e lacrime, fra partenze drammatiche e ritorni inaspettati, fra pentimenti e passioni, fra il dolore di un lutto e la gioia di un vagito nuovo, fra la malinconia di un valzer e l’allegria di una tarantella.” Si parla anche di estremo dolore fisico e mentale, di torture, del regime dittatoriale nell’Argentina dei primi anni ’80, di lotta alla ‘ndrangheta. A tal proposito, soprattutto oggi,  è un obbligo morale ricordare Giovanni Falcone e lo voglio fare proprio prendendo in prestito un passo di Malura: “la Resistenza ci ha liberato dal nazifascismo. Noi dovremmo liberare la nostra terra dalla più meschina delle dittature, quella mafiosa.”

Infine, permettetemi un breve accenno al personaggio di Rocco, un potenziale professore di filosofia che rinuncia ad una cattedra a Trento per inseguire il sogno del mare, per non staccarsi dalla sua terra e cercare riscatto nei semi che hanno dato vita alle sue origini. Il solo pensiero di dove lasciare Itarica, portò il giovane ragazzo ad un profondo stato di malessere psico-fisico tant’è che il padre, non riuscendo a capire quale fosse il problema, lo fece visitare dai migliori medici che alla fine sentenziarono: “Caro don Ciccio, è meglio un pescatore vivo che un professore morto!”. Quanta verità. E come sono diverse le cose oggi, no? Perché oggi non solo non abbiamo una cattedra a cui aggrapparci, me nemmeno una misera scelta. L’unica scelta che abbiamo è quella di difendere quanto più possibile, la nostra dignità, dall’ipocrisia, da una politica settoriale e estremamente di classe. Chi pensa che le classi sociali siano solo un lontano ricordo ottocentesco, si sbaglia; si sbaglia di grosso.

Infine tutto si racchiude nel tempo. Si dice che il tempo guarisca ogni ferita, lenisca ogni dolore, aiuti a guardare con occhio speranzoso un futuro incerto e – a mio parere – molto spaventoso. “Il tempo gli aveva insegnato che si possono fare le prove di una nuova vita anche dopo un immenso dolore”; mi permetto di aggiungere, caro Dottore, che il tempo, forse, deve essere accompagnato necessariamente da attimi di dimenticanza.

Concludo, con un immenso GRAZIE all’autore di questo splendido libro perché leggere di queste storie, ricche e intrise di profondi sentimenti, al giorno d’oggi è un regalo privilegiato che tutti dovremmo farci e poi, fare. Grazie per avermi scelta, con estrema fiducia (e forse anche un po’ di follia) per la presentazione ufficiale del romanzo; è un onore immenso. Malura è un romanzo commovente e appassionante in ogni sua riga, in ogni virgola, messa sempre al posto giusto. Per una giovane ragazza come me, che scrive ogni giorno il suo piccolo libricino di riflessioni, che si emoziona al solo pensiero di immaginare il suo nome, un domani, fra gli scaffali di una libreria, la lettura di Malura rappresenta un’àncora che mi riporta un attimino sulla terra, che mi ricorda la strada che sto percorrendo con mille dubbi e tutto ciò che ancora devo imparare.

“Pensò che della vita non va sprecato e rinnegato nulla, nemmeno il tempo della sofferenza più cocente, perché a volte il punto più estremo del dolore lambisce un piccolo solco di felicità, come il  punto estremo della notte lambisce il primo timido chiarore dell’alba.

Chi ha amato e sofferto o, più semplicemente, chi ha amato qualcuno nella vita, dovrebbe leggere questo libro.

E poi rileggerlo.

E poi, leggerlo ancora.

Elisa Agazio

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