LA PROSSIMA VOLTA

La storia di casa nostra va rivista. Non è vero che l’attuale sindaco Filippo Giovanni Sero ha inventato la “malamministrazione”: l’ha ereditata e ne ha preso semplicemente atto, disciplinandola, forse, a sistema. Ed in effetti, a Palazzo Venneri, adesso, dopo anni di sperimentazioni e verifiche, sembra che il metodo funzioni. Ed in effetti, a Palazzo Venneri, adesso, dopo anni di sperimentazione, si tende a dividere anche quello che non c’è. Se non ci salvasse il senso della farsa, della comica finale, saremmo perduti, anche se non è vero che il ridicolo uccide, altrimenti sarebbe una strage. D’altra parte, abbiamo tanti Masaniello, di solito bravissimi sulla piazza quando c’è da predicare contro il malgoverno, e poi, quando magari entrano nel Palazzo, la gente si chiede: “Ma non dovevano essere meglio?” Stiamo vivendo un momento difficile: e c’è chi si impegna ad aggiungere qualche nuova complicazione. Cariati perde pezzi anno dopo anno: il 2015 è toccato all’Ufficio del giudice di Pace. Ma qualcosa si recupera, come l’apertura della discarica di Scala Coeli, i cui effetti nocivi ed il relativo danno ambientale, per chi non avesse dimestichezza con la geografia, non riguardano quell’amabile Comune (Scala Coeli, fra l’altro senza sindaco) ma soprattutto Cariati e Crucoli. E poi c’è la questione del ponte sul torrente Molinella, a transito alternato regolato da semafori, un bubbone maledettamente difficoltoso che, probabilmente, segnerà la capitolazione dell’unica “voce” attiva della nostra economia: il turismo. Prendersela col sindaco? Coi sindaci del territorio? No. Non serve. Loro (i sindaci) amano le passerelle dall’inconfondibile profumo del narcisismo puro e, quando possono (vedi il primo cittadino di Mandatoriccio), addirittura ringraziano chi (in questo caso il governatore Oliverio) compie un “atto” dovuto: che è come andare alla posta, chiedere una raccomandata e applaudire l’impiegata che la fa. Ma siamo seri! Il 2014, già da febbraio, l’amministrazione comunale cariatese iniziò ad emettere proclami dalle granitiche certezze: faremo la raccolta differenziata. Il vicesindaco Montesanto (è tutto documentato in questo sito), incalzato dal nostro direttore, addirittura annunciò che, qualora entro giugno 2014 non si fosse riusciti a realizzare quanto programmato, avrebbe tolto il disturbo: è ancora là. E la colossale bufala della “monnezza” è ancor qui. Aggiungere altro non serve, perché è uno sterile esercizio parlare dell’acqua che non c’è; dell’isola ecologica che non c’è; di Palazzo Chiriaci che non c’è; del Mercato Ittico che non c’è; dell’Ospedale che non c’è; degli Uffici Giudiziari che non ci sono; della Ferrovia che non c’è; della viabilità interna che non c’è; della dignità che non c’è; della speranza che non c’è. Ma quest’ultima se la son fregata loro. Qualcuno deve pur dolersi, se ne ha voglia e spirito, anche se il pentimento (ma non ricordo chi l’ha detto) “è il fermo proposito di non lasciare tracce la prossima volta”. Che non ci sarà. Lorenzo Alderani

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