La Frontiera di Ferragosto

A sospingerlo un vento impietoso e non ben definito

Nell’estate 1982 – quella dell’Italia vittoriosa al mondiale di calcio in Spagna – Massimo fece la sua prima pazzia. Di quelle che non si dimenticano e non si giustificherebbero in nessun caso a un figlio. La fece senza nutrire un minimo di dubbio. 

“Ciao mamma. Non torno. Ne ho ancora per qualche giorno. Ti faccio sapere quando arrivo”, così Massimo al telefono riferì alla mamma. Una bugia enorme. Alquanto inquietante. 

A sospingerlo un vento impietoso e non ben definito. Un amore adolescenziale lo assalì e si autoalimentava con una forza innaturale. Non sapeva decifrarlo. Era innamoramento o felicità?! Mai riuscì a decifrarlo. 

Nel giorno di ferragosto, diversamente da quanto aveva riferito, di buon mattino dopo il saluto ufficiale, prese un treno non in direzione casa. 

Massimo era stato negli ultimi quindici giorni coinvolto al Nord Italia in un impegno sportivo. Un raduno importante per la sua carriera d’atleta che affrontò a malincuore, perché fu costretto a interrompere un legame affettivo che muoveva i primi passi. Dovette spezzarlo all’improvviso. Nel più bello. 

Raggiunse, quindi, una meta diversa. Di nascosto. L’assenza dei cellulari contribuì a non svelare il mistero. Così come la non identificazione del numero di telefono da dove chiamava lo aiutò a non fare scoprire i suoi spostamenti. 

Il desiderio era più forte di ogni possibile divieto. Ricordò ogni minimo dettaglio di quel viaggio che gli sembrò passare in un nulla. Addirittura per molto tempo gli rimasero nitide le immagini delle persone che incrociò in treno e i loro dialoghi. 

Un’epoca nella quale la gente in treno parlava piacevolmente per ammazzare il tempo. Non veniva distratta da altro e addirittura ricercava quei momenti che lambivano l’intimità. 

Era tranquillo, sicuro, sereno come se stesse facendo la cosa più naturale al mondo. Massimo aveva solo quindici anni. Nessuno sapeva cosa e dove stesse andando. Un’assunzione di responsabilità che fu ben lieto di prendersi. Come se fosse un gesto del tutto normale, un gesto insindacabile con uno stato d’animo a mille. 

Va detto che quando arrivò al Sud nella nota località di mare e comunicò del suo arrivo a Claudia, dall’altra parte del telefono, non ci fu uguale sentimento. Si raggelò. Ebbe il quell’istante la consapevolezza che l’avesse fatta grossa e che la pazzia non fosse stata ricambiata con lo stesso fervore. 

E perché? C’era allora qualcosa che non andava. Forse non aveva ben capito che in amore il dialogo non era a un solo senso. 

“Ben trovata Maria. Sono arrivato” così esordì Massimo. Dall’altra parte il tono non mostrò il suo stesso entusiasmo. “Non posso scendere. Ma sei pazzo? Hai capito cosa hai fatto? Sai come si incavoleranno i tuoi quando lo verranno a sapere!” 

Parole dure al punto che non si sentì di continuare. Spezzato nella voce. Giudicato nel generoso gesto, mosso da un benevolo impeto. 

Provò una forte delusione. Un colpo che incassò e dal quale servì del tempo per riprendersi. Un sentimento non corrisposto. Che lo fece piangere di un dolore insopportabile. Duro ad accettarsi. 

A dire il vero se ne tornò a casa confuso e avvilito. Non aveva neanche con chi parlarne. La pazzia fu causa del suo più forte male. Si sentì svuotato di ogni energia. 

Tornò lentamente a casa. Era ferragosto. Non dimenticò mai più quel momento di tristezza penetrante. Altre erano state le sue aspettative. Avrebbe voluto un abbraccio, un momento di affetto che ripagasse la sua pazzia. Qualcuno che lo elogiasse per il coraggio che aveva mostrato. 

All’epoca non c’erano messaggini e chiamate da poter fare. Era solo con il suo sconforto. Dubbioso su quello che lo avesse sospinto. Scoprii che il dolore in amore faceva molto male, forse molto di più di ogni altra cosa. Tuttavia interrogandosi mai nutrì alcun dubbio. Lo avrebbe rifatto senza ripensamenti anche a distanza di tempo.

Il filo dell’amore, che poi é tutto nella vita, va sempre perseguito. Non interrotto. Consumato finché c’e una speranza ad alimentarlo. Mai sentirsi vinti. 

A distanza di anni la sua pazzia sarebbe stata impraticabile. Tra social, whatsapp e varie si é monitorati in ogni minimo spostamento. Forse Massimo un po’ di nostalgia per come andò l’ha sempre nutrita. 

Adesso che é diventato genitore dovrà convincersi del rischio che, prima o poi, la pazzia sarà costretto a subirla, facendo i conti con la dura legge della ciclicità dei passaggi della vita. 

Che non é poi così poco! Parole grosse. La vita di ciascuno é fatta di sorprese che riempiono un’immagine vuota, ma così precisa di quello che accadrà domani! 

Nicola Campoli 

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