la festa dei rumeni

CARIATI – Le stime recenti indicano in oltre un milione e mezzo gli immigrati rumeni in Italia: la componente più rilevante dell’immigrazione non temporanea nel nostro paese. Particolarmente presenti nell’edilizia, i romeni svolgono lavori alle dipendenze altrui, ma una parte non piccola è classificabile fra i lavoratori autonomi nelle imprese di servizi e anche fra i piccoli imprenditori nel settore edile o delle costruzioni in genere. Il fatto che la Romania sia stata integrata nell’Unione europea ha costituito certamente un fattore di non poca rilevanza per spiegare la consistenza dell’immigrazione in Italia, ma varrà anche la pena di considerare che quasi subito dopo la caduta del regime comunista si sono realizzati i primi trasferimenti di attività di produzione da parte di imprese italiane. Il flusso dei redditi che i romeni trasferiscono nel loro paese ogni anno appare davvero rilevante, essendo quantificato in quasi due miliardi euro. A Cariati, quella rumena, con 507 residenti, è la comunità d’immigrati più numerosa. Perfettamente inseriti nel tessuto cariatese, i nostri concittadini europei si sono costituiti in associazione (Euromania), “non per creare un microcosmo isolato dalla realtà cariatese – spiega la presidente Rodica Giacco – ma al fine di conservare le nostre radici e di confrontarci con la cultura, gli usi e le tradizioni italiane. Insomma, vogliamo aprirci il più possibile, come conviene ad una società multietnica e multirazziale”. Dalle parole ai fatti, Euromania ha organizzato una splendida giornata d’integrazione, esempio unico nel meridione, con la collaborazione dell’amministrazione comunale e la provincia di Cosenza. Il Teatro civico è stracolmo. Ma più che la curiosità per l’evento, colpisce in maniera determinate l’aria di festa che si respira, in un grande e sincero abbraccio di convivenza pacifica e serena. Cariatesi e rumeni assieme ad applaudire i canti ed i balli dell’est, come in un grande affresco di tolleranza e reciproco rispetto che, invero, quaggiù, sulle rive dello Jonio non è mai mancato. Gli elementi che hanno favorito un pacifico inserimento dell’immigrazione rumena sono più di uno e superano o, quanto meno, integrano le stesse affinità culturali, a cominciare dalla religione greco – ortodossa e dal numero sempre crescente di matrimoni che, con orrendo termine, si definiscono misti, senza contare le comuni origini della lingua. D’altra parte, il contributo rumeno al nostro prodotto interno lordo è 2,26 miliardi di euro, l’1,2% del totale; il 75% ha un lavoro fisso, e lo stipendio medio è di 1.030 euro al mese; Il 70% degli immigrati i invia denaro in Romania; l’inserimento lavorativo è per un terzo nell’industria (soprattutto edilizia), per la metà nel terziario (alberghi e ristoranti, informatica e servizi alle imprese) e per il 6,6% in agricoltura; più di una donna su 4 lavora nell’assistenza alle famiglie o come infermiera. Eccoli i nostri concittadini, un pezzo della Cariati del futuro, tanto che il sindaco, Filippo Giovanni Sero, reputa la manifestazione “come una delle più rilevanti dal punto di vista dell’integrazione: Cariati, storicamente crocevia dei popoli, sta consegnando un messaggio forte e di grande speranza per chi sceglie una terra difficile come la nostra per affrontare la vita. Dobbiamo essere grati agli amici rumeni per il magnifico apporto che essi donano all’economia del territorio e agli anziani soli. Il nostro impegno sarà sempre massimo nella costruzione di una comunità tradizionalmente aperta a tutti, perché tutti siamo il “prossimo” di qualcuno”.

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