Il Ministro della Sanitá, Beatrice Lorenzin, ridisegnando la sanità dell’intera penisola, pensa di riconvertire i piccoli ospedali,

L’auspicio del Ministro della Sanitá, Beatrice Lorenzin, é che nell’annunciato documento sul nuovo “Patto della Salute” nazionale, si possa chiarire il ruolo dei piccoli ospedali di provincia. Ciò, di conseguenza, forse aiuterà a comprendere, con più chiarezza e precisione, il futuro che avrà il nosocomio di Cariati. Sembra che il Ministro, ridisegnando la sanità dell’intera penisola, pensi di riconvertire i piccoli ospedali, dove ci sono dei qualificati specialisti, in strutture ambulatoriali, in grado di riconoscere patologie anche rare e di poter, attraverso un potenziamento della rete telematica, trasferire in tempo reale pazienti e i dati dei rilievi alle più vicine strutture di eccellenza, che si interesseranno dei diversi casi. É un processo organizzativo, dichiara il Ministro, che garantirà ai cittadini le cure migliori, tagliando sprechi e reinvestendo in qualità. Il responsabile della Sanità per il Governo nazionale sottolinea, inoltre, che per realizzare tutto ciò c’é bisogno di vincere le forti resistenze dei territori. É, a suo parere, una grande sfida culturale, per la quale tutte le regioni devono mediare con gli interessi di parte dei singoli territori. La stessa referente del dicastero della salute, evidenzia che, molte volte, sono gli stessi singoli cittadini ad essere consapevoli delle realtà sanitarie dei propri luoghi, perché quando lo ritengono, scelgono loro direttamente di curarsi in strutture più lontane che vantano, però, una reputazione migliore e una strumentazione medica all’avanguardia. In questi confini ci sarebbero ancora dei margini, per definire meglio gli scenari del Vittorio Cosentino. Per dirla tutta, si dovrebbe riaprire il tavolo di confronto per non disperdere, in nessuna maniera, quel patrimonio di conoscenze e quell’autorevolezza sanitaria riconosciuta da tanti al personale medico e paramedico dell’Ospedale di Cariati. Definendo, altresì, un nuovo compromesso, utile a far ripensare per il nosocomio locale la migliore identità, che punti a capitalizzare quell’esperienza storica di decenni di lavoro, che generi i piú adeguati servizi a tutela della salute della cittadinanza. Oggi, forse più di ieri, ci sarebbe da riprendere il bandolo della matassa e di non subire apaticamente decisioni che provengono dall’alto, che non rispecchiano le potenzialità di un ospedale che potrebbe, anche in un’organizzazione rinnovata e non propriamente rispondente alle aspettative di tutti, dare il suo indubbio contributo, in linea con il pensiero del Ministro Lorenzin. C’é, insomma, la possibilità concreta di dire la propria, interagendo con Regione e Governo, facendo valere le ragioni di un’eccellenza territoriale che possa non vedere mortificate le proprie professionalitá, pure in un ambito diverso, esaltando il suo valore di bene comune ed evocando lo stato di necessità, come giustificazione della “battaglia” per le proprie scelte. Non va persa la possibilità che tiene ancora – l’augurio é questo- socchiusa la porta. Nicola Campoli

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