GAETANO NATALE (1884-1961), IL GIORNALISTA CARIATESE DIFENSORE DEGLI IDEALI DI DEMOCRAZIA LAICA, AMICO E BIOGRAFO DELLO STATISTA GIOVANNI GIOLITTI

G.Natale applaude Giovanni Gronchi, appena eletto presidente della Repubblica (1955)

di Franco LIGUORI, storico e saggista


 Attento ed equilibrato indagatore delle vicende politiche e parlamentari di un complesso mezzo secolo di storia italiana, Gaetano Natale non era soltanto un uomo coerente e probo, un giornalista impegnato, uno storico attento. Egli ci ha anche dato una grande lezione che torna di grande attualità oggi, con il dilagare della società-spettacolo e, ancor più, della politica-spettacolo. Egli aveva del giornalismo come della politica, una concezione alta, positiva, saldamente ancorata a valori etici che non si piegano alle contingenze, che hanno o tendono ad avere un carattere assoluto”. Questa testimonianza scritta inviava, il 5 novembre del 1988, l’allora Presidente della Camera Dei Deputati, Nilde Jotti, al convegno organizzato a Cariati , per ricordare la figura e l’opera del grande giornalista parlamentare GAETANO NATALE, nato nel 1884, a Napoli, durante una temporanea residenza dei genitori in quella città, da Elisa Scoppa e da Cataldo Natale, avvocato ed esponente di un’ antica famiglia gentilizia di Cariati, che aveva dato, negli ultimi due secoli, alla comunità locale, non pochi liberi professionisti (medici, avvocati, farmacisti, uomini di chiesa e pubblici amministratori ).

Chi era Gaetano Natale ?  Quali titoli gli valsero di essere, nel 1947, designato al prestigioso incarico, che conservò per quasi quindici anni (fino al 1961, anno della sua morte ), di Presidente della Stampa parlamentare ? Scopo della presente nota è proprio quello di tracciare un profilo della personalità e dell’attività giornalistica e di storico, di questa importante figura della cultura calabrese e nazionale del Novecento, per sottrarlo al limbo della dimenticanza, in cui è ingiustamente caduto, da qualche decennio. Lo facciamo adesso anche perché ricorre, il prossimo 15 maggio, il 60° anniversario della sua morte, avvenuta a Roma il 15 maggio 1961.

Fin da giovane il Nostro fu soggiogato dal fascino del mondo della stampa e dopo i primi passi sperimentali a livello locale (collaborazione al periodico indipendente Nuova Rossano, fondato nel 1903 da Giuseppe Rizzo) , si trasferì a Roma. Suo primo direttore fu Luigi Lodi, fondatore de  La Vita, considerato dal Rovito, nel suo noto dizionario degli inizi del Novecento, tra i quattro o cinque giornalisti più autorevoli del cinquantennio tra la presa di Roma e l’avvento del Fascismo. A “La Vita” Natale fu addetto dal 1908 al 1910, alla rubrica di varietà e firmò soprattutto articoli su figure della vita culturale dell’epoca, da Pirandello a Grazia Deledda, da Mascagni a Tolstoi, a Fogazzaro. Successivamente passò a  La Tribuna,  quotidiano fondato a Roma nel 1883 dai politici Giuseppe Zanardelli e Alfredo Baccarini, e diretto, in quegli anni, da Olindo Malagodi, intellettuale di tendenza liberal-conservatrice. A “La Tribuna”, che aveva tra i suoi collaboratori nomi illustri come Gabriele D’Annunzio, Emilio Cecchi e Silvio D’Amico, Gaetano Natale vi curò la cronaca parlamentare, dando ai suoi articoli un taglio nuovo, che andava al di là della mera notizia, assumendo il carattere di saggio critico-politico vero e proprio, con dignità di genere giornalistico e letterario vero e proprio. Ne sono tuttora una valida testimonianza le sue Cronache di Montecitorio apparse sulla “Rassegna Nazionale” ed altrove nel primo dopoguerra fino all’avvento del fascismo.  A “La Tribuna” Gaetano Natale rimase, non solo come cronista parlamentare ma anche come inviato speciale nell’occasione di importanti eventi diplomatici, quale, ad esempio, la conferenza di Genova dell’aprile 1922. Nel 1925 divenne capo della redazione romana de “La Stampa”, uno dei giornali d’informazione rimasto dopo l’avvento del fascismo, ancora vicino all’opposizione liberale. In quel periodo, il Nostro fu  presentato ( da Camillo Peano e dal senatore calabrese Antonio Cefaly ) al Presidente del Consiglio dell’epoca, Giovanni Giolitti, e ne divenne sincero e convinto ammiratore. Tra lo statista piemontese e il giornalista calabrese si instaurò  un rapporto di stima e di amicizia che sarebbe durato tutta la vita, sfociando, nel 1949, nella pubblicazione di un saggio, edito da Garzanti, dal titolo : “Giolitti e gli Italiani”, con prefazione di Benedetto Croce, che occupa ancora oggi un posto importante nella riflessione storica sull’argomento. Eppure Natale non era nato “giolittiano”, tutt’altro. Appena conobbe Giolitti, Natale rimase affascinato dalla personalità dell’uomo, così diverso da come gli era stato descritto, e ne nacque subito un legame di stretta familiarità e di affezione sincera e profonda. Lo stesso Giolitti, nel presentarlo ad Alfredo Frassati, direttore de “La Stampa”, così scrisse di lui: “E’ uno degli uomini più fedeli e costanti che io abbia conosciuti, ha buon senso, molta attività e poi è sinceramente affezionato a te e al giornale”.

Natale abbandonò il giornalismo attivo nel 1928, nello stesso anno in cui il Giolitti, nel suo ultimo intervento alla Camera, aveva apertamente rinfacciato a Mussolini, di attuare, con la legge elettorale del listone, il “decisivo distacco dallo Statuto”. Si sentiva impossibilitato, di fronte alle restrizioni imposte alla libertà di stampa dal regime fascista, ad esercitare la sua professione con libertà di giudizio e di comunicazione.

G. Natale s’intrattiene con P. Togliatti

Dopo la Liberazione (1945) riprese l’attività giornalistica, come direttore della “Tribuna del popolo” e collaboratore de “Il Resto del carlino”, “La Stampa”, “Il Messaggero”. Alla nascita del giornale romano “Il punto”, ne divenne uno dei suoi più attivi redattori, con articoli sugli avvenimenti politici della nuova Italia repubblicana, nata dalla Resistenza antifascista e dal ripristino della democrazia. Nel 1947,la sua unanimemente riconosciuta dignità morale e la grande esperienza professionale gli valsero la designazione a Presidente del nuovo sindacato della Stampa parlamentare, carica che manterrà per quasi 15 anni, fino alla sua morte, avvenuta a Roma il 15 maggio 1961.

Stimato ed apprezzato dai maggiori esponenti della politica italiana, dal periodo giolittiano al secondo dopoguerra, da Giovanni Giolitti a Bonomi, da Nitti a Treves, da Turati a Nenni, da De Gasperi a Gronchi, da Saragat a Togliatti, quando Gaetano Natale morì , gli  fu tributato il singolare onore di essere commemorato dai due rami del Parlamento. Saragat lo definì “intransigente difensore dei più puri ideali della democrazia laica e dei suoi istituti” ; Cesare Merzagora, presidente del Senato, parlò di lui, che aveva fatto del Parlamento la sua casa e la sua ragione di vivere per oltre 50 anni, come di “una figura di giornalista e studioso di cose politiche, che rimarrà significativa testimonianza dell’altissimo livello a cui può pervenire la funzione di critica e di collaborazione della stampa nei confronti della vita politica in genere e dell’attività del Parlamento in particolare, quando sia sorretta dalla rettitudine dell’animo e dalla virtù dell’ingegno” .

G. Natale s’intrattiene con P. Nenni

La vasta produzione giornalistica di Gaetano Natale, prevalentemente incentrata sulla riflessione politica, può essere paragonata ad una sorta di archivio storico della vita politica italiana, da Giolitti a Fanfani.  Di particolare interesse sono le sue “cronache parlamentari” del primo dopoguerra (1922-23), pubblicate sulla Rassegna Nazionale e recentemente (1992) raccolte in un volume antologico sui suoi scritti, a cura di Silvio Furlani . Non minore interesse rivestono anche gli scritti politici apparsi nel secondo dopoguerra sulla Nuova Antologia, sull’ Osservatore politico-letterario e su Il ponte.  Ci piace citare, tra questi articoli, “Il massimalismo socialista” (1949), “La frattura tra classe dirigente e la classe popolare” (1959), “Il partito popolare e la Democrazia Cristiana” (1959). In quest’ultimo scritto il giornalista calabrese rileva che la Democrazia cristiana, escludendo, dopo le elezioni del 1948, i socialcomunisti dal governo, manifestò la sua “intima aspirazione ad un regime sostanzialmente clerico-conservatore”. Essa ha il torto, a suo parere, di aver accolto al suo interno un gran numero di “fascisti” e di essersi adagiata in una politica centristica, di chiusura a sinistra, che provoca immobilismo e stasi .

Gaetano Natale, oltre che giornalista, fu anche un acuto indagatore e studioso della nostra storia politica e parlamentare, come dimostrano i suoi saggiLa questione sociale e la crisi del Parlamento nel decennio 1890-1900”, pubblicato nel 1948 nel volume “Il Centenario del Parlamento”, edito dal Segretariato Generale della Camera dei Deputati, insieme a scritti di Piero Calamandrei, Guido De Ruggiero, Arturo Carlo Jemolo, Luigi Sturzo, Ivanoe Bonomi ed altri, e  Il clima politico e sociale nel quale è sorta la Costituzione, edito da Giuffrè nel 1958. Nel primo saggio egli indaga il travagliato decennio 1890-1900, in cui il Parlamento italiano appare a lui “disorientato” e “distaccato dal paese”,  e affronta il problema della questione sociale, che vede “congiunta all’incipiente moto socialistico e alle resistenze che esso incontra tra i ceti preminenti della vita nazionale”. Il secondo saggio, uscito nel decennale dell’entrata in vigore della nostra carta costituzionale, descrive il clima in cui essa nacque,  “dopo un ventennio di soppressione di qualsiasi forma istituzionale”. Scrive Natale che, “nonostante l’ambiente intorno fosse depresso e moralmente corroso, nonostante fuori vi fosse in generale l’indifferenza, individui di diversa fede, venuti dai campi più opposti, riuscirono ad elaborare una carta costituzionale, che è poi risultata fra le più elaborate tra quelle che sono state studiate contemporaneamente”. Il punto fermo su cui tutti si trovarono d’accordo- scrive ancora Natale- era quello democratico: fare dell’Italia un paese di democrazia

Gaetano Natale è conosciuto anche come “storico di Giolitti”. Dello statista piemontese, che fu uno dei grandi amori della sua vita, il suo “idolo politico”, egli scrisse una biografia di 750 pagine, edita da Garzanti nel 1949, con prefazione di Benedetto Croce. Il libro, che reca il titolo di “Giolitti e gli Italiani”, è una documentata analisi storico-politica della figura e dell’opera del grande statista del primo ‘900, col quale intrattenne confidenziali rapporti di frequentazione e di amicizia. Il  Natale, in questo libro ancora oggi consultato da quanti si interessano alla figura del personaggio politico che segnò la storia italiana dei primi due decenni del ‘900, vuole spiegare agli Italiani il “vero” Giolitti, quello che soltanto lui ha potuto conoscere, per essergli stato, per tanti anni, molto vicino ed averne raccolte numerose confidenze. Un Giolitti, il “suo”, che è tutt’altro che un “dottrinario” ed un “teorico”. “Non aveva – egli scrive – la mentalità dell’uomo di parte, che sente la politica quale fine a se stesso”, “liberale per temperamento”, ma di un “liberalismo guidato dal senso della realtà, e quindi dell’attualità e del limite”. Giolitti – scrive ancora Natale- aveva un’altissima considera-zione del Parlamento, “il solo istituto capace di garantire la politica liberale, organo supremo della rappresentanza nazionale e campo aperto a tutte le opinioni”. Era necessario, però, per Giolitti – argomenta il Natale – “saper governare col Parlamento, e non già imponendogli limitazioni, ma sottoponendogli questioni concrete, attuali, che abbiano attinenza con i bisogni e le aspirazioni del Paese”. Quanto mai attuali ci sembrano queste ultime riflessioni del Nostro, in questo difficile momento della vita politica del nostro Paese, in cui il Parlamento sembra aver alquanto indebolito il suo ruolo fondamentale di organo costituzionale cui è affidata la funzione legislativa ! Ed attuale, a nostro avviso, è tutto il messaggio che promana dalla riflessione politico-culturale del grande giornalista cariatese sulla vicende della politica italiana, dalla fine dell’Ottocento al 1961. Ci piace sottolineare in special modo, del suo pensiero, l’alta concezione che egli ebbe del Parlamento, come si evince molto chiaramente, da queste riflessioni, espresse in un suo saggio del 1948 : “Il Parlamento è il Paese. Non ci sono cattivi Parlamenti ;una Camera cattiva sarebbe meglio di un’anticamera, che in mancanza della Camera è l’anticamera della dittatura. Ma se il Parlamento è difettoso, vuol dire che è in crisi il Paese. La sua funzione essenziale è appunto questa: di riflettere tutti gli interessi nella loro discordia, di raccogliere tutte le correnti nella violenza del loro urto, di riprodurre esattamente la varietà delle condizioni morali ed economiche del Paese. Ed è la tribuna parlamentare questo grande megafono che raccoglie la voce del popolo e la trasmette ai governi, che assolve questo vitale compito di incitamento, di propulsione, di correzione, di collaborazione, di controllo. La fine della tribuna è l’inizio della tirannia; quando la tribuna parlamentare tace, la democrazia agonizza, la libertà muore”.

Gaetano Natale nella  memoria dei Cariatesi

Dopo un lungo silenzio sulla sua figura, durato per molti anni, il ricordo di Gaetano Natale, che visse a Roma per quasi tutta la vita e frequentò poco la sua Cariati, veniva portato all’attenzione dei Cariatesi dagli storici Franco e Romano Liguori, che, nel 1981, pubblicavano una documentata monografia storica su Cariati, dal titolo “Cariati nella storia”, in cui trovò spazio anche un profilo biografico e degli scritti del grande giornalista . Nel 1988 gli stessi autori pubblicavano un altro libro di argomento locale, dal titolo: “Cariati. Immagini della memoria”, un racconto attraverso un collage di fotografie della Cariati del Novecento. In questo secondo libro veniva dato ampio spazio a Gaetano Natale, con numerose foto del giornalista cariatese (provenienti da un loro archivio storico-fotografico sui personaggi illustri di Cariati) , dagli anni dell’adolescenza (fine Ottocento)  fino agli anni Cinquanta del secolo scorso. Il libro fotografico sopracitato ebbe una larga diffusione fra le gente di Cariati, perché ognuno poteva riscontrarvi qualche “ricordo personale” della propria storia familiare o, comunque, della sua comunità di appartenenza.  E così accadde che tutti i Cariatesi “scoprirono” che Cariati aveva avuto tra i suoi “personaggi illustri” anche un grande giornalista politico, che fu amico e confidente dello statista Giovanni Giolitti . Gaetano Natale cessò allora di essere un “Carneade” e divenne una “gloria locale”, conosciuto e apprezzato da tutti. Nel 1988  l’Amministrazione Comunale (era sindaco l’avv. Serafino Trento) e l’associazione “Civitas Cariatensis”, organizzarono un importante convegno sulla sua figura, con la partecipazione di giornalisti e note personalità del mondo politico e culturale, tra cui Giuseppe Selvaggi (giornalista, poeta e critico d’arte) e Giacomo Mancini (figura di primo piano del PSI ed ex ministro). Nel 1989 fu istituito un Premio giornalistico intestato al suo nome, che si svolse per quattro anni consecutivi (dall’89 al ’91); successivamente gli fu intestata anche un’importante strada della Marina. Alla figura di Gaetano Natale s’interessarono, scrivendo articoli su di lui e sulla sua attività giornalistica, altri studiosi cariatesi, come Rocco Taliano Grasso (in Cittàcalabria, 1989), e Assunta Scorpiniti (in Cariati e la sua gente,2002). Un contributo importante alla riscoperta di Gaetano Natale venne, infine, da una iniziativa realizzata dall’associazione “Civitas Cariatensis” (presieduta all’epoca da R. Taliano Grasso): la pubblicazione di un’antologia  dei suoi scritti giornalistici, curata da Silvio Furlani, bibliotecario emerito della Camera dei Deputati, conoscitore e amico di Natale. Il libro, intitolato “Gaetano Natale, cronista parlamentare e osservatore politico” fu pubblicato nel 1992 da Editoriale Progetto 2000. Gaetano Natale, pur essendo vissuto lontano dal paese per quasi tutta la sua esistenza, non dimenticò mai la sua Cariati, terra d’origine della sua antica famiglia, che aveva la sua residenza nell’odierno Palazzo delle Poste, in via XX Settembre, ed una dimora di campagna in località Salto. Prima di morire espresse alla moglie (una nobildonna marchigiana di nome Maria Bartolucci, che non gli diede figli ) il desiderio di essere sepolto nel cimitero di Cariati, dove  riposavano le ossa dei suoi genitori e degli altri suoi congiunti.

La sua volontà fu rispettata e, dopo i funerali svoltisi a Roma il 16 maggio del ’61, la salma fu portata a Cariati. La moglie, sopravvissuta a lui di  un po’ di anni, fece edificare una cappella funeraria, dove il giornalista cariatese attualmente riposa e dove fu sepolta, successivamente, anche lei. Sulla lapide che copre la tomba del giornalista è incisa una lunga epigrafe, che ne racconta la sua biografia professionale.

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