Da domani, 10 settembre, c’e l’avvio del fermo pesca per trenta giorni consecutivi delle attività della flotta italiana dallo Ionio al Tirreno, nel tratto di costa che va da Brindisi a Roma, andando ad aggiungersi al divieto già attivo nel tratto da San Benedetto del Tronto a Bari, dove si tornerà a mare solo il 23 settembre.
Con il blocco allo Ionio e al Tirreno che, coinvolge Puglia, Basilicata, Calabria Campania e parte del Lazio aumenta il rischio di ritrovarsi nel piatto, soprattutto al ristorante, prodotto straniero o congelato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare.
Sarebbe il caso forse di favorire una radicale modifica dello strumento di gestione che non risponde più da tempo alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato.
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