Dal 2012 qualcuno ha continuato a sanare una discarica che non può entrare in funzione: Pallaria ne prenda atto.

Ci auguriamo che la nota del Dipartimento Ambiente in cui riporta l’inequivocabile parere del consiglio di Stato rappresenti una assunzione di responsabilità da parte del neo-direttore generale rispetto a questa incredibile vicenda. Senza stare qui a ripassare la storia indecente dell’iter autorizzativo di questa discarica, a partire dalle prime autorizzazioni arrivate mentre cambiava il Governo Regionale, ad oggi ci sono delle certezze inequivocabili. La prima è che gli uffici del Dipartimento dal 10 Agosto 2012 hanno ignorato ingiustificabilmente una legge regionale che impediva l’apertura della discarica privata di località Pipino, per altro continuando ad emanare atti i quali non sono altro che mega-sanatorie per condonare la questione della proprietà delle particelle, della pendenza del bacino di abbanco, del nulla osta idrogeologico che mancava, della strada provinciale con divieto di transito su cui avrebbero dovuto passare mezzi pesanti, della strada comunale mai concessa, delle aste fluviali, anche della questione delle colture di qualità. Un guazzabuglio da portare nelle aule universitarie come esempio canonico di tutto ciò che un funzionario pubblico non deve fare e di cui la Regione Calabria dovrebbe vergognarsi. Ancora oggi restano titanici punti interrogativi. Uno di questo è: come hanno fatto gli uffici competenti ad accertare la percorribilità della strada in ogni periodo dell’anno, imposta testualmente dall’AIA, nel momento in cui sulla strada sono presenti lavori abusivi che dovranno essere demoliti? Misteri del ciclo dei rifiuti calabrese che sarebbe in grado di mettere in discussione anche le leggi matematiche. E tutto questo non per favorire lo sviluppo di un’area o per assecondare le volontà di territori ed istituzioni. Al contrario, tutto questo per favorire un’azienda privata contro il blocco compatto di tutte le istituzioni locali, delle comunità, delle associazioni, oltre che della logica. Ci saremmo aspettati un cambio di atteggiamento sia politico che amministrativo col cambio dei vertici dell’assessorato e del dipartimento politiche per l’ambiente, un cambiamento che fino a questo momento oggettivamente non c’è stato. Domenica è stato evidenziato con chiarezza che, in perfetta sinergia con le istituzioni e nel massimo rispetto della legalità, come accaduto negli ultimi 5 anni, la società civile di questo territorio non lascerà nulla di intentato e non accetterà che le tante anomalie di questa vicenda vengano coperte o restino impunite. Oliverio e Pallaria ne prendano atto. Oltre alla partita dell’autorizzazione e del ripristino dello stato originario dei luoghi, infatti, non intendiamo soprassedere su chi ha sbagliato, perchè lo ha fatto e quante risorse pubbliche, soldi dei cittadini calabresi, sono state impiegate per sanare una fossa che non avrebbe potuto entrare in funzione. Più passa tempo, più risorse vengono impropriamente utilizzate e più questa vicenda diventa grave, oltretutto ritardando una svolta nella gestione dei rifiuti di cui la Calabria ha un drammatico bisogno, sia per uscire finalmente dall’emergenza, sia per iniziare a tutelare la salute dei cittadini, ma anche per sviluppare un’economia basata sul riciclo e sul riutilizzo che potrebbe moltiplicare i posti di lavoro attuali. Chi favorisce la tenaglia discariche private-inceneritore, invece, non fa altro che danni enormi alle comunità, alle casse pubbliche ed all’economia locale. Rete per la Difesa del Territorio “Franco Nisticò”

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