COMUNICATO STAMPA N.183 – FONTE: COMUNE DI CARIATI (Cs) – 26.10.2020
ERA RIUSCITA A FARE ENTRARE IL SOGNO NELLA POLITICA
DICHIARAZIONE DEL SINDACO FILOMENA GRECO
Cariati (CS), lunedì 26 ottobre 2020 – Intervento integrale del Sindaco di Cariati Filomena Greco nel corso della Messa Solenne in memoria della Presidente della Regione Calabria Jole Santelli prematuramente scomparsa lo scorso 15 ottobre, svoltasi ieri (domenica 25 ottobre) in una gremita Cattedrale San Michele Arcangelo, nel Centro Storico. – All’omelia officiata da don Gino Esposito, insieme al Primo Cittadino ed alla Giunta Municipale, erano presenti anche il Comandante della Stazione Carabinieri di Cariati Luogotenente Nicodemo Leone, il comandante della polizia municipale Patrizia Marino ed il Comandante della Locamare Cariati Maresciallo Michele Petrocelli.
Qualcuno si chiederà come mai con don Gino Esposito Parroco della Cattedrale di San Michele Arcangelo abbiamo voluto dedicare questo momento di raccoglimento e di preghiera alla Presidente della Regione Calabria Jole Santelli. Questo perché il tempo che stiamo affrontando è un tempo triste, un tempo in cui non c’è riconoscimento dei ruoli e rispetto delle regole, un tempo nel quale si parla di diritti e mai dei doveri, un tempo nel quale le istituzioni sono vituperate ed attaccate.
Uno dei motivi di questa celebrazione è proprio quello di rendere omaggio alla memoria di una donna forte e caparbia, la prima donna al vertice della massima istituzione che rappresenta tutti i calabresi: la nostra Regione.
Non ho conosciuto Jole Santelli o meglio l’ho conosciuta solo dopo la sua morte. L’ho conosciuta attraverso il ricordo e le parole dei tantissimi amici ed avversari che ne hanno decantato i meriti e ricordato le azioni.
Mi sono sentita vicina, così come tutti noi, alla sofferenza di questa donna che è stata da tutti definita una guerriera per come ha lottato e per come ha in silenzio sopportato il dolore della malattia, continuando però a combattere per la sua terra. Non ha mollato un attimo. Non ha ascoltato le cattiverie e gli attacchi crudeli. Ha continuato nella strada che aveva intrapreso con l’unico obiettivo di cambiare la Calabria e di ridare dignità al suo popolo.
Sarebbe riduttivo ricordare Jole Santelli come una sognatrice. La Presidente scomparsa lo scorso 15 ottobre è stata soprattutto una donna, appassionata ed autentica come sanno essere quando vogliono le donne calabresi, non solo della Politica e delle Istituzioni a tutti i livelli, ma anche tutte le donne che ogni giorno combattono le proprie battaglie nei segreti delle proprie case e nelle proprie comunità.
Jole Santelli è riuscita a far entrare nella Politica e nella massima istituzione di questa terra, con eleganza ed autorevolezza, ma anche con semplicità e dolcezza, la forza dirompente, creativa, poetica e concretamente politica di un sogno. Il sogno di un intero popolo.
Siamo ora più consapevoli che il sogno diventa politica ed entra prepotentemente nelle sensazioni e nello spirito pubblico quando le istituzioni che si è chiamati a rappresentare, a qualsiasi livello, cessano di essere interpretate e vissute come semplici macchine fotografiche dell’esistente, per diventare esse stesse finestre attraverso le quali provare ad osservare e raggiungere altre felicità possibili.
Basta provare ad aprirla quella finestra, lì dove sembrava impossibile trovare persino una finestra da cui poter scrutare ed accorgersi, all’improvviso, di ciò che un attimo prima semplicemente era nascosto.
Ed è proprio quello che ha fatto la Presidente Jole Santelli in questi pochi mesi alla guida della Regione Calabria: ha aperto quella finestra sulla Calabria possibile, e sulla possibilità che la Regione Calabria come istituzione possa anche trasmettere ed indicare utopie raggiungibili, a quanti hanno voglia e passione da mettere o rimettere in gioco.
Mi piace pensare sia questo il vero significato della parola u-topìa: come luogo bello e felice (dal greco eu-topos) e solo apparentemente lontano o inesistente (ou-topos).
Al netto di ogni valutazione storica sulla sua figura, credo che la sua eredità spirituale più vivace e replicabile sia l’aver trasferito, questo senso e questa fede popolare nella possibilità e nella capacità dei calabresi di riscrivere quello che troppo spesso sembra un destino immutabile.
Quella della Santelli è stata sicuramente lucida follia, come ha scritto qualcuno, ma per me è stata anche genuina fede popolare e luce divina a renderla libera e forte, nonostante la sua malattia, fino agli ultimi giorni.
Lei ha comunque avuto modo di esternare e di condividere le idee ed i progetti ambiziosi che aveva nel cassetto, non solo con i suoi più stretti collaboratori, ma da come abbiamo visto e sentito, anche con suoi amici e colleghi nei diversi livelli istituzionali, che hanno apertamente dichiarato di voler portare avanti il progetto Calabria della nostra Presidente.
Il suo è stato un inatteso capovolgimento di prospettive, che può e deve diventare anche un impegno, per quanti oggi rappresentano le istituzioni, ad aprire quelle finestre per fare entrare un po’ di sogno nel governo della cosa pubblica.
Questa è a mio avviso ciò che dobbiamo fare noi calabresi: combattere per i servizi essenziali e i diritti fondamentali, ma anche essere visionari, immaginare come potremmo essere, porre in essere tutte le azioni per riuscire ad avvicinare sempre più il sogno alla realtà. Il popolo calabrese ne ha le capacità.
Quello che ci lascia in eredità la presidente Santelli è che, nonostante il dolore, nonostante la malattia, nonostante i contrasti, nonostante le cattiverie, quando si ha un sogno occorre proseguire con forza verso la sua realizzazione e vivere sapendo che oggi potrebbe essere il nostro ultimo giorno, senza però viverlo come se lo fosse, ma andando sempre avanti battendosi come guerrieri per la realizzazione dei propri sogni. Sono certa che ce la faremo.
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