Campagna elettorale: le Olimpiadi infernali

L’attesissima gara di balle si apre con Salvini che si butta in avanti con le promesse di abolire la legge Fornero e le vaccinazioni obbligatorie; le passa a Berlusconi che, teso, prima palleggia un po’ poi dice che la Fornero è meglio tenerla; passa poi a Romani che respinge secco l’abolizione dei vaccini; Renzi dribbla e promette l’abolizione del canone RAI, Calenda lo stende, risponde Grasso promettendo l’abolizione delle tasse universitarie; Calenda stende anche lui; Salvini attacca ancora promettendo la flat tax e l’abolizione della “Buona Scuola”, e già che c’è riciccia l’uscita dall’Euro. D’Alema dice di giocare con la squadra del centro-sinistra ed è per questo che interviene a gamba tesa su Renzi, che dice anche lui di giocare con la squadra del centro-sinistra ed è per questo che interviene a gamba tesa su tutti.

Berlusconi è sempre teso, e nella gara di tiro denominata “Facciamo a chi la spara più grossa” dice che ha già il 40% e punta al 45%; Renzi risponde che non è impossibile per il PD arrivare al 40%, Di Maio afferma che i 5 Stelle sono in gara per il 50%, Boldrini si accontenterebbe di un risultato superiore al 10%. Grave imbarazzo della giuria che, come d’altra parte in Italia succede spesso, decide di non decidere.

Di Maio apre la gara dei tuffi dicendo che bisogna fare il referendum sull’Euro, poi fa un salto mortale carpiato a triplo avvitamento con scappellamento a destra e dice che non bisogna più fare il referendum sull’Euro; nella seconda prova, una giravolta con faccia tosta e senza pudore, afferma che i famosi 80 euro di Renzi, quelli che erano una mancia elettorale, non saranno aboliti se lui sarà premier; chiude l’esercizio annunciando che si candiderà non in un collegio unimominale ma nel listone bloccato, quello che (prima) definiva un esempio dello strapotere dei partiti sulla volontà dei cittadini. Si lancia poi nel vuoto, col quale ha forti affinità, e si accorge di rischiare un buco nell’acqua, ma tanto c’è abituato. Però vince la medaglia d’oro per la coerenza, con la motivazione: “È sempre stato coerentemente incoerente”.

Berlusconi è sempre più teso.

Boldrini apre le gare di scherma e, in punta di fioretto, si dice d’accordo con Di Maio che non parlerebbe mai con lei, perché anche lei non parlerebbe mai con Di Maio; Bersani, dopo aver pettinato la solita bambola e smacchiato un ennesimo giaguaro, affonda di sciabola e dice che lui, a parte Renzi, è pronto a parlare con tutti, anche con Di Maio, e vince la medaglia d’oro per il masochismo e l’autolesionismo.

Salvini, alleato di Berlusconi che è sempre più teso, vince la medaglia (delle facce) di bronzo per il suo tweet dell’1 agosto 2013 in cui scrisse testualmente: “Berlusconi CONDANNATO a 4 anni. Adesso sono curioso di sentire come faranno i Kompagni del PD, sia in Parlamento che su Facebook, a giustificare il fatto che sono al Governo con un Condannato…”.

Berlusconi, più teso che mai, pur essendo ineleggibile, sul logo del suo partito fa scrivere “Berlusconi presidente”. L’idea piace a Salvini, che sul logo del suo partito fa scrivere “Salvini presidente”. I due si candidano alla medaglia per l’alleanza più opportunistica e improbabile, e ovviamente litigano perché ognuno la vorrebbe per sé.

Serracchiani rischia l’ammonizione per i colpi bassi che ha dato agli amministratori friulani invitandoli a lavarsi, non grattarsi e non mangiarsi le unghie; Di Maio ingaggia un ennesimo match con il congiuntivo e come al solito perde per KO al primo secondo del primo minuto del primo round.

Alla fine Berlusconi, teso fino allo spasimo, spiega che è teso non perché promette oggi, di nuovo, quello che non è riuscito a fare nei vent’anni in cui ha governato, e nemmeno perché lo imbarazzano una condanna definitiva per evasione fiscale e diversi procedimenti penali (per corruzione e altro) in corso: è teso perché l’ha operato lo stesso chirurgo plastico che ha stirato la faccia di Claudio Baglioni, e quindi entrambi sono così tesi che se aggrottano le sopracciglia gli vengono avanti le orecchie; il che ci ricorda che, come se non bastasse la gara elettorale, ci aspetta anche quella di Sanremo.

Preoccupatissimi, gli italiani di buon senso si dicono sgomenti che sopravvissuti a Sanremo, il 4 marzo, gli piaccia o no, si vedranno costretti a partecipare al campionato nazionale di salto nel buio; e sono quasi certi che, comunque vada, a perdere saranno loro.

Decisamente un’annataccia, questo 2018.

Giuseppe Riccardo Festa

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