A CARIATI FESTA GRANDE PER SAN CATALDO, VESCOVO DEL SUD

Tantissimi pellegrini, giunti anche dai paesi limitrofi, si sono raccolti insieme ai fedeli cariatesi attorno a San Cataldo, protettore e compatrono della Città insieme a San Leonardo. L’appuntamento del 9 e 10 maggio si rinnova ormai da secoli a testimonianza della devozione popolare radicata verso il vescovo irlandese vissuto nel VII secolo e venerato come “l’amico della gente”. Il suo culto ebbe un forte incremento sotto l’episcopato di Francesco Gonzaga, che nel 1647 fece restaurare la chiesetta rurale a lui dedicata, situata fuori dall’abitato. Una solennità che assume sempre più i contorni della “festa del ritorno”, espressione dell’identità religiosa e culturale, intesa come occasione di incontro non solo col Santo dei Miracoli, ma anche con i molti concittadini emigrati all’estero o nel Nord Italia, tornati appositamente, alcuni addirittura in aereo per non perdere giorni di lavoro. I festeggiamenti religiosi e civili si sono svolti secondo un rituale suggestivo e inalterato nel tempo. Dopo il Novenario e il Triduo di preghiera, arricchiti dalle incisive catechesi del passionista padre Giovanni Marino, la mattina del 10 maggio, nella Cattedrale San Michele Arcangelo gremita di fedeli, l’arcivescovo di Crotone – Santa Severina mons. Domenico Graziani ha celebrato la messa solenne insieme con don Angelo Pisani, don Mosè Cariati, don Rocco Grillo, padre Marino e i diaconi Alfredo Pennino e Giuseppe Cersosimo. Molto apprezzata è stata l’esibizione del coro della Cattedrale, diretto da suor Pierina De Bartolo con al pianoforte Cataldo Pignataro, che ha animato tutta la liturgia. Mons. Graziani, originario di Calopezzati, ha espresso la sua personale gratitudine verso il Taumaturgo, poiché, per Sua intercessione, da piccolo aveva ottenuto la guarigione. Nell’omelia, poi, ha parlato del dono dell’episcopato e del legame profondo che si instaura tra la cittadinanza e il suo vescovo, riferendosi ad alcuni pastori santi, di cui Cataldo è un fulgido esempio. “È stato un Vescovo del Sud – ha detto tra l’altro – avendo scelto, in seguito ad una circostanza drammatica come il naufragio, di stabilirsi a Taranto e di svolgere lì il suo ministero fino alla morte”. Mons. Graziani ha anche accennato ai problemi più scottanti dell’attuale società determinati, a suo dire, dal vuoto educativo creato dalla famiglia e dalla mancanza di rispetto verso la vita sin dal concepimento. Al termine, il presule ha proceduto alla tradizionale benedizione dei bambini vestiti per voto con l’abito del Santo. Subito dopo la funzione in cattedrale, è iniziata la processione con la venerata statua adornata di gigli e rose, preceduta dalla banda musicale. Dal punto più panoramico della cinta muraria, secondo una tradizione antichissima, San Cataldo si è fermato per il rito della benedizione del paese e della marina; poi lo scoppio dei fuochi pirotecnici e la discesa verso la cappella, situata a tre chilometri dall’abitato, costeggiando tutto il litorale nord. Il percorso a piedi è stato segnato dalla recita di antiche preghiere e canti tradizionali, con evidenti gesti di riconoscenza verso il Santo protettore e dispensatore di grazie come vestire i bambini alla foggia del Santo, donne scalze e cinte di corda, uomini che trasportano il “majo” votivo, un altissimo palo con dolci tradizionali, adorno di fiori e nastri colorati. L’arrivo nella località rurale è stato salutato con una scarica di fuochi pirotecnici, quindi la messa celebrata da padre Giovanni Marino. Da segnalare, di fronte al piazzale della cappella, un momento di forte aggregazione civile nell’area in cui si è proceduto all’incanto, diretto da Giovanni Fazio, cioè la vendita all’asta dei “maji” e di animali offerti per voto dagli allevatori locali. Nelle due serate, nel centro storico adornato dalle caratteristiche luminarie, hanno avuto luogo i festeggiamenti civili conclusosi il 10 notte con gli spettacolari fuochi artificiali, che hanno richiamato come sempre intere comitive di giovani dai paesi circostanti.

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