Voglia di odiare

C’è una cosa, fra le tante cose tristi di questo nostro tempo, che è più triste di tutte: è il veleno a causa del quale la lotta politica, anziché un leale confronto di idee, diverse ma comunque orientate al bene del Paese, è diventata scontro e lotta senza quartiere: un gioco al massacro in cui le parti non cercano di dimostrarsi l’una migliore dell’altra ma solo, ciascuna, di dimostrare che le altre sono peggiori di lei.

È così che oramai si tende a scorrere i giornali augurandosi che qualcuno, della parte avversa, abbia rubato, o truffato, o commesso un qualunque reato ed aspettandosi che i politici della propria parte si buttino a pesce su quella notizia e gettino sul nemico quanto più fango possibile. E ogni giorno si tira un bilancio valutando chi, di qua o di là, si è dimostrato più aggressivo, spietato e spregiudicato; e si sorride, soddisfatti, alle bravate dei propri leader, salvo gridare allo scandalo per le analoghe bravate degli altri.

E fosse solo la politica. Come è possibile che siano così incredibilmente numerosi gli italiani che gioiscono del male altrui? Come si fa a pubblicare sulla stessa pagina facebook la foto del cagnolino, del gattino e del fiorellino accanto all’invito a Liliana Segre ad andarsene in un forno? Come è possibile che prima ancora che la magistratura abbia chiarito i fatti, si riesca a trasformare un dramma come quello di Bibbiano in uno strumento di aggressione politica? Come si fa a mettere insieme, nello stesso post, il calciatore Balotelli e gli operai di Taranto, di fatto legittimando il razzismo di cui il primo è vittima? Come si fa a gioire per un barcone di immigrati che affonda e nello stesso tempo a pubblicare stucchevoli immagini di madonnine piangenti?

Certa stampa alimenta con entusiasmo questo fiume di fango che comunque riceve sostanziosi contributi dai mille rivoli delle insinuazioni, delle falsità e degli insulti che inondano i social network. Alle volgarità di Vittorio Feltri su Carola Rackete e sui meridionali si risponde pubblicando una foto dello stesso Vittorio Feltri taroccata in modo che mostri una macchia sull’inguine, così insinuando che sia affetto da incontinenza senile: volgarità risponde a volgarità, insulto risponde a insulto.

Come possono violenza, volgarità, razzismo e antisemitismo dilagare nel modo virulento che sta infettando l’intero Paese? Esiste una spiegazione razionale a tutto questo?

La risposta è no. Tutto questo, in effetti, non è razionale. L’odio, che è alla base di questi comportamenti, è un sentimento viscerale e illogico che si nutre di pregiudizi, di luoghi comuni, di affermazioni prive di fondamento. Ma fa sentire vivi coloro che lo coltivano. I traditi dalla vita, gli innumerevoli signor Nessuno, lo sterminato esercito dei frustrati: tutti costoro si sentono qualcuno, finalmente possono anche loro alzare la voce, dire la loro, affermare la propria esistenza davanti al mondo salvo fare una precipitosa marcia indietro, quando le loro vittime reagiscono ricorrendo magari alla legge, perché coloro che odiano, minacciano e insultano non sono capaci di comprendere le conseguenze dei loro comportamenti.

Coloro che odiano, minacciano e insultano – a maggior ragione quando lo fanno all’ingrosso – per lo più non sono intelligenti. Spiega (ma non giustifica) il loro odio, le minacce e gli insulti, il fatto che, di solito, sono anche profondamente ignoranti.

Solo alcuni, fra questi, possiedono cultura e intelligenza; e sono i peggiori. Consapevolmente, per raggiungere i loro scopi, costoro si servono di falsità, insinuazioni e malignità per fomentare, nel gregge zannuto che li segue, il rancore e la rabbia che incendiano e diffondono l’odio. I loro entusiasti seguaci non se ne rendono conto. Non possono, ovviamente.

Se potessero, non sarebbero così miserevolmente e disperatamente stupidi.

Giuseppe Riccardo Festa

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