Violenza dai balconi e violenza nelle scuole: le soluzioni che non risolvono i problemi.

C’era un’espressione che alcuni politici usavano spesso, scuotendo il capo, quando qualcuno faceva loro notare qualcosa che non andava: “Il problema è a monte” dicevano.

Questa espressione mi è venuta in mente alla luce di fatti di cronaca di due specie, purtroppo ricorrenti, che riguardano l’uso della violenza: orribile e illecito nella prima specie, altrettanto orribile, ma legittimato, nella seconda.

La prima specie è quella degli educatori e delle educatrici che, nella scuola dell’infanzia, maltrattano, umiliano e offendono i bambini che hanno in cura; la seconda riguarda invece la legittimazione di ogni forma di difesa, fino all’omicidio, da parte di chi viene derubato in casa propria.

Sono sicuro che le mie riserve sul diritto di vita e di morte su chi ruba che la legge ora riconosce al derubato non sono condivise da tutti. Queste riserve riguardano in primo luogo la sproporzione fra il delitto e la pena, e poi l’ammissione da parte dello Stato, con questa legge, della sua incapacità di assolvere ad uno dei suoi compiti fondamentali, quello di offrire ai cittadini tranquillità e sicurezza, invitandoli a spicciarsela da soli.

Al contrario siamo certamente tutti d’accordo sulla necessità di prevenire ogni forma di violenza sui bambini da parte dei loro educatori.

Anche in questo caso, però, ho delle riserve sul metodo che è stato scelto per prevenire questi orribili episodi: mi riferisco alla legge, votata se non erro all’unanimità alla Camera, che prevede l’installazione di videocamere di sorveglianza all’interno di tutte le scuole materne d’Italia.

Anche in questo caso infatti, così come con le norme sulla legittima difesa, a mio parere lo Stato ha abdicato alle sue funzioni, di fatto ammettendo di non saper veramente risolvere il problema. Un problema che investe la qualità del personale cui viene affidata la cura del bene più prezioso che un popolo possa avere, il suo futuro; e non riguarda soltanto la scuola dell’infanzia ma l’intero corpo docente nazionale, su su fino alle università.

Ci sono, e sono tanti, insegnanti che esercitano la loro professione considerandola ciò che effettivamente è, una missione; e la esercitano con passione, impegno e spirito di sacrificio. Ma si fa di tutto, si direbbe, per spegnere in loro questa fiamma: pagati in modo indecoroso, vessati da una burocrazia asfissiante, tacciati di essere dei privilegiati, spesso osteggiati dai loro stessi alunni e dalle famiglie degli alunni, anche i migliori e più generosi finiscono per scoraggiarsi.

Figuriamoci gli altri, quelli che insegnano non per passione ma per ripiego, quelli che non hanno doti e capacità pedagogiche, i frustrati, gli incompetenti, gli ignoranti: anche loro, purtroppo, sono tanti. E sono tanti proprio perché, nella sua corsa verso il suicidio, la nostra società ha deciso di privare gli insegnanti del prestigio, della dignità e del rispetto che il loro ruolo e la responsabilità che si assumono esigerebbero.

Certo, se un Paese produce una classe politica che si gloria della propria ignoranza, che si esprime con l’eleganza e la proprietà di linguaggio dei bettolai, che irride alla competenza e alla cultura ed esalta il pressapochismo e la superficialità, è difficile aspettarsi che poi ponga mente alla necessità di un’attenta selezione e di un dignitoso trattamento dei suoi docenti. Serve a ben poco, poi, umiliare quegli stessi docenti facendone dei sorvegliati a vista, come se fossero tutti dei delinquenti.

Allo stesso modo, un Paese che legittima la giustizia fai-da-te non può, poi, sorprendersi né indignarsi se questo concetto di giustizia viene esteso fino al punto di ritenere giusto sparare alle spalle da un balcone, per uccidere, a un ladruncolo in fuga.

Il problema, come dicevo iniziando questa riflessione, è a monte; ma per rendersene conto bisogna salire, guardare le cose dall’alto, avere una visione delle cose aperta, illuminata e lungimirante. Bisogna essere statisti. Ma di statisti, in giro, non se ne vedono, e nemmeno di politici. Tutto quello che abbiamo sono politicanti.

E per giunta di bassa lega.

Giuseppe Riccardo Festa

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