TANTO VA LA GATTA AL LARDO…

No, dài, non è vero. Pure lui? Gino Paoli, quello dei quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo? Quello del gorilla al sole che sta bene da solo, novello Diogene che invece di mettersi nella botte se ne sta su un ramo?

Ma no, dài, non ci credo. Proprio quel Gino Paoli, quello che l’’ho sentito giusto tre giorni fa, intervistato in TV, dire che lui di Beppe Grillo condivide tutto, è d’’accordo in tutto, e ne critica solo il modo in cui dice le cose?

Ma su, mica è vero. Gino Paoli, il poeta brusco, l’’ultimo sopravvissuto della Scuola Genovese dei Cantautori, che si fa portare i soldi in svizzera dal commercialista, come un qualunque “cummènda” cialtrone e pavido?

Ma va’’ là, sono solo illazioni. Due milioni, dicono i giornali: due milioncini di euro. In vecchie lire farebbero tre miliardi, ottocentosettantadue milioni, cinquecentoquarantamila. Mica male. Tutte tasse scapolate, dicono i giornali.

Hai capito (se fosse vero; ma io non ci credo) ‘’sti poeti cantautori, fustigatori dei costumi, osservatori disincantati delle altrui debolezze! Tutti buoni a predicare bene, ma poi quando si tratta di razzolare bene la musica cambia, e parte la stecca.

Che stecca, ragazzi. E chissà che stecca -– ma non musicale -– avrà preso il commercialista. Sapore di sale sarà, stavolta, ma non sulla pelle e sulle labbra: sulla multa che si beccherà se salterà fuori che è proprio vero che quei due milioni di euro hanno preso la via della Svizzera.Dev’’essere stato quando nella stanza non c’erano più pareti ma solo alberi, e così uscire (con l’’aiuto del commercialista) è stato più facile.

Ma no, Gino: non ci credo. Non ci credo che quella macchia nera, che la tua gatta ce l’’aveva sul muso, tu invece ce l’’hai sullo stomaco. Una macchia di pelo, ovviamente.

Anche Gino, alla fine della fiera, insomma – secondo i giornali e secondo la Finanza, e secondo la Magistratura; ma io non ci credo! – anche Gino, dicevo: il poeta, artista, cantautore, alla fine non sarebbe che un qualunque italiano medio, che appena può evade le tasse e porta i soldi in Svizzera.Ma no, dài, non ci credo.

Certo, però, che se fosse vero, il cielo, nella stanza, ci dovrebbe entrare solo da una finestra: alta, piccola e con le sbarre.

Giuseppe Riccardo Festa

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