QUEL CHE SIAMO

Quando l’insulto si chiama dibattito: una volta nelle sale parrocchiali c’era la “conferenza con proiezione”. Spesso protagonista era un Padre missionario, e sullo schermo apparivano capanne col tetto di paglia, suonatori di tamburi, ragazze (col seno coperto per la circostanza) che guardavano un po’ sbigottite la macchina fotografica. La formula è stata portata su Internet e sui giornali. Ogni tanto, spesso, c’è qualcuno che annuncia progetti mirabolanti per queste terre martoriate. Ma lo diceva già Mussolini: “Chi si ferma è perduto”. Ora, tutti i sindaci del territorio, ad un tiro di schioppo dalla stagione estiva, la quale, dicono gli osservatori, passerà alla storia per la disfatta del Basso Jonio cosentino, sono diventati logorroici. E parlano, parlano senza sapere dove andare a parare.. D’altra parte, come tutti gli uomini, hanno ricevuto da Dio la parola, ma non l’hanno mai restituita. Mentre quaggiù si va a puttane, senza ospedali, né ferrovie, né strade, né tribunali (sanità, mobilità e giustizia) come si può pensare di essere una comunità civile? E se poi manca l’acqua, o se quella che ci mandano non è potabile; se non si raccoglie la spazzatura e l’arredo urbano è vergognosamente “brutto”, la frittata è completa. Ecco a cosa siamo ridotti. Altro che la battuta, stanca, che quando gli altri vivevano sugli alberi noi edificavamo templi insuperati, costruivamo le basi della matematica ed eravamo, finanche, con tutto il rispetto, gay ante litteram. Ma per qualche Comune, come Cariati (la ex regina, spodestata, di codeste latitudini) le elezioni sono alle porte Che cosa non si fa per un voto. Sta per mettersi in moto l’Armata Brancaleone: l’arruolamento è appena cominciato. Quello che conta, dicono, è il nome: specialmente quando il cognome suscita perplessità. Adesso siamo nella fase politico – erotica – sentimentale ed ormai “Novella 2000” è in versione quotidiana. Visto come stanno andando le cose, è legittima qualche perplessità. I milioni (Euro) rubati, le estorsioni, le profferte, non sono solo un furto volgare: hanno sottratto ai cariatesi la buona fede e la speranza. Hanno istituzionalizzato il sospetto e incoraggiato il dubbio: anche sulle persone probe. Sena ripetere i soliti drammi, il fango ci arriva al collo, perciò andiamo a testa alta. La battuta è di Dario Fo, e sembrerebbe quasi ispirata da certi comportamenti, che dovrebbero essere atti di dolore, e invece sembrano gesti di sfida. Diceva un nostro conterraneo, osservando l’innocente spiaggetta di San Cataldo dei suoi anni, che “il pudore delle donne lo hanno inventato gli uomini”. Ma mi domando chi lancerà la decenza nel mondo politico, quando si definiscono le bustarelle, senza imbarazzo, “risorse aggiuntive” e non si riesce a dare risposta alle fioche richieste del popolo. Che ha bisogno soltanto di essere amministrato. Possibilmente da gente perbene. Lorenzo Alderani

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