PENSIERI OZIOSI DI UNA SERA DI MEZZA ESTATE

"Il sempre sospirar nulla rileva" (Francesco Petrarca)

Le cronache traboccano di orrori e nefandezze (corruzione, violenza, comunicati Svimez, meschinità, ingiustizie, crudeltà gratuita verso gli animali e chi più ne ha più ne metta) ma torno sulle pagine virtuali dell’’amata Cariatinet, dopo una lunga assenza, con un argomento frivolo.

La cosa forse irriterà i severi osservatori e censori della realtà. Li prego dunque di perdonarmi se, cedendo al clima vacanziero di questa torrida estate, richiamo l’’attenzione dei miei ventiquattro lettori su una faccenda oziosa: la mia speranza, fra uno sbadiglio e l’altro sotto l’ombrellone, è di suscitare qualche sorriso.

Veniamo al punto: avranno letto, i miei ventiquattro lettori, i reportage sul matrimonio di tali Beatrice e Pierre. No? Beh, neanche io: Ho solo visto i titoli e alcune foto sulle pagine dei giornali, cartacei e on-line.

Le notizie di questo genere appartengono alla categoria gossip, parola che significa pettegolezzo. Dirlo in inglese fa tanto fico, anche se continua ad essere pettegolezzo. Io queste notizie le ignoro sempre perché i fatti, fattarelli e fattacci altrui non mi riguardano: questi due sposi dunque non so chi siano e non ho alcuna intenzione di colmare la lacuna culturale.

Però i titoli, sui giornali, ci sono; e anche su Facebook. Ed è così che, sulla pagina de “La Stampa”, mi è capitato di commentare, tra il serio e il faceto, il relativo post con la frase Non me ne potrebbe fregà’ di meno. Una signora ha risposto al mio commento in modo un tantino acido: “Allora ti suggerirei –- ha scritto – di non aprirlo proprio un post che non ti interessa. Così guadagni tempo a leggere quelli che ti interessano”. Ho replicato informandola che il post non l’’avevo affatto aperto ed ho anche precisato che non mi sembrava di essere stato volgare: precisazione dovuta al fatto che la redazione del giornale ha invitato i commentatori critici (non ero io il solo) ad astenersi, appunto, dalle volgarità.

Non me ne potrebbe fregà’ di meno: trovo l’’espressione, popolaresca quanto si vuole, di una fantastica forza espressiva. Volgare? Oramai il verbo fregarsene è stato sdoganato da un pezzo: da quel tale che parlava da un balcone in piazza Venezia, a Roma, e più di recente dai Ricchi & Poveri, con i versi della notissima canzone:

cade una stella, ma dimmi dove siamo? – che te ne frega? sarà perché ti amo!

Considerata l’esistenza di precedenti così autorevoli, mi rifiuto di pensare che il verbo fregarsene possa essere considerato volgare. C’’è un’espressione inglese praticamente identica e molto elegante, quasi snob – I couldn’’t care less – – che però nella sua perfezione oxfordiana è quasi asettica e non esprime a pieno il –- come chiamarlo? –- menesbattimento di Non me ne potrebbe fregà’ di meno. E poi che diamine: siamo italiani, esprimiamo i nostri pensieri nella nostra lingua!

Altrimenti ci sarebbe l’’immortale Francamente me ne infischio proferito dal capitano Butler nel congedarsi da Rossella O’’Hara al termine di Via col vento: versione italiana del ben più crudele I don’’t give a damn dell’’originale; ma al fischio di Butler continuo a preferire l’italico sfregamento.

Gli amanti del pettegolezzo, non sopportando di essere messi di fronte al fatto che essi s’impicciano degli affari altrui, se la prendono a male e giungono a dare dell’’invidioso a chi fa commenti come il mio.

Va da sé che, anche in questo caso, la mia risposta rimane la stessa: Non me ne potrebbe fregà’ di meno.

Buone vacanze!

Giuseppe Riccardo Festa

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