Partorire in casa: non andare in ospedale, mette a rischio la salute del bambino e della mamma.

Partorire in casa, con l’assistenza di un’ostretica ma senza medici e senza le attrezzature presenti in un reparto di ginecologia, lo trovo davvero aberrante.

Trovo infatti alquanto inconcepibile, quanto deliberato dalla Commissione Regionale Sanità della Calabria, in merito al parto delle donne, sulla facoltà  di decidere se restare in casa o andare in ospedale, rispetto a tanti altri seri problemi che la stessa commissione dovrebbe farsi carico, prima fra tutti garantire la cura della salute a tutti i cittadini calabresi e, soprattutto non farli sostare nei pronti soccorsi per lunghi ed interminabili periodi. I neonatalogi, affermano , che la scelta di non andare in ospedale, mette a rischio la salute del bambino e della mamma. Ed io aggiungo, che ancora di più aumentano le nascite clandestine, ed anche quelle di donne di altre etnie, come i Rom che tradizionalmente partoriscono in casa o delle gestanti non in regola con il permesso di soggiorno. Anche nelle condizioni ideali del parto in casa, non è possibile escludere la possibilità che si presentino delle complicazioni, che metterebbero a rischio la salute di mamma e bambino e che implicherebbero, nel caso del parto a domicilio, un necessario e immediato trasferimento in ospedale, anch’esso pericoloso.

Inoltre per il parto in casa, è stato calcolato un aumento rischio di patologie neonatali, se confrontato con un parto programmato in ospedale. Per far nascere un bimbo in casa, ci sono delle procedure da seguire. Innanzitutto la donna deve essere convinta della scelta e avere una gestazione senza complicanze. L’abitazione deve avere adeguati impianti di riscaldamento, acqua potabile e, non può essere troppo distante da un ospedale. Due ostretiche devono essere reperibili 24 ore su 24, e devono inoltre, incontrare la futura mamma più volte per conoscerla e prepararla nel modo migliore all’evento. Per tutto questo sicuramente le ostretiche devono incassare una cifra. A questa cifra vanno aggiunti ulteriori spese per le visite pediatriche. In una Calabria, che è sempre di più ai minimi storici in povertà economica, è in grado di sostenere anche questi costi? Pur condividendo le ragioni di chi vorrebbe partorire a casa, devo altrettanto affermare che la situazione del nostro sistema sanitario calabrese mi obbliga a sconsigliare vivamente queste scelte.

Tra le mura domestiche infatti, non sono garantite le misure di sicurezza necessarie in casi di problemi che possono subentrare. Per esempio non c’è una rete capillare di ambulanze e, quando questa è garantita, bisogna fare i conti con la vicinanza e raggiungibilità di terapie intensive neonatali. Riflettete mamme.

Maria Josè Caligiuri

Responsabile Regionale Dipartimento Diritti Umani e Libertà Civili di Forza Italia in Calabria

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