■Antonio Loiacono
Ieri sera, lungo il Nicà e il Trionto, tra Mirto Crosia e Cariati, si sono confrontate due visioni opposte: da un lato il Movimento 5 Stelle e il campo largo che promettono cambiamento, dall’altro Forza Italia e il centrodestra che puntano sulla continuità e il presunto “ordine” conquistato. Ma cosa cambia davvero per chi abita il Basso Jonio?
A Mirto Crosia, la voce di Davide Tavernise (M5S) si è alzata come un vessillo sopra il brusio della folla. “Noi siamo la Calabria che non si arrende, che vuole dignità e diritti per tutti”, ha detto, e le sue parole sono state accolte come lance puntate verso il cielo! Una piazza attenta dove i giovani sembravano alunni al primo giorno di scuola, pieni di entusiasmo e domande, mentre gli anziani, silenziosi e composti, erano come maestri pazienti, custodi di una lezione antica in attesa di essere tramandata. “Forse è la volta buona che qualcosa cambia davvero”, ha sussurrato una ragazza con la bandiera stretta al petto, come fosse uno scudo.
Non è mancato per il campo largo guidato da Pasquale Tridico, l’endorsment da parte della parlamentare Vittoria Baldino che dal palco ha fatto risuonare la sua voce: “Il futuro della Calabria non è nelle rendite di posizione ma nel coraggio di cambiare. È tempo di dare fiducia a chi resta e lotta per questa terra”, ha detto, e gli applausi erano come onde che si infrangevano sulla riva, soprattutto tra giovani e donne in prima fila.
A pochi chilometri, a Cariati, si levava il vento del fronte opposto. Il blu di Forza Italia e il tricolore riempivano la piazza come stendardi di un accampamento ordinato. Sul palco, accolti come generali, sono saliti il sindaco e candidato consigliere regionale Cataldo Minò, il segretario politico regionale di FI, Francesco Cannizzaro e il presidente uscente ricandidato Roberto Occhiuto. La musica patriottica scandiva un ritmo marziale, un inno alla continuità. “Cariati non poteva che essere la città guida di questa campagna – ha dichiarato Minò, tra applausi fragorosi – perché qui la politica non è solo parole, ma fatti concreti.”
Ma sono stati, soprattutto, i temi a marcare le distanze tra le due piazze. Sanità, lavoro, trasporti, ponte: temi che riemergono come onde conosciute, ma vengono raccontati in modo completamente diverso. Per il centrodestra la sanità cresce, con nuovi posti letto e assunzioni; per l’opposizione è un sistema che continua a fare scappare i pazienti. Il lavoro? Un eterno dibattito tra investimenti sbandierati e la cruda realtà della precarietà che inghiotte il futuro dei giovani. I trasporti? Tra cantieri infiniti e strade che sembrano ostacoli insuperabili. Il ponte sullo Stretto? Per Occhiuto e i suoi alleati un’opera storica, simbolo di modernità e di aggancio con il resto d’Italia; per Tavernise e Baldino una cattedrale “sull’acqua”, inutile senza prima risolvere i collegamenti di base e i servizi quotidiani.
Il paradosso è chiaro: due piazze, due fiumi, due “verità” inconciliabili. Nel mezzo, i cittadini restano intrappolati tra l’illusione che qualcosa cambi e la certezza che si tratti dell’ennesima messinscena elettorale. È finito il tempo degli slogan e delle sceneggiate: la Calabria non deve essere più un ring dove chi urla di più vince, ma un laboratorio fatto di chi ha il coraggio di confrontarsi con problemi reali e soluzioni concrete.
Le due piazze del Basso Jonio hanno acceso ieri memoria e nostalgie, ma la vera partita non è tra Crotoniati e Sibariti, né tra destra e sinistra. È la scelta tra chi se ne va e chi prova a restare, tra chi sopravvive e chi decide di costruire un futuro. La politica può continuare a litigare sotto i lampioni, oppure può cominciare a guardare negli occhi quei ragazzi che stringono una bandiera come unico scudo. Perché l’anima della Calabria si decide lì, non nei proclami dei leader, ma nella speranza che un giovane non debba prendere un treno per non tornare più.
Il Basso Jonio e la Calabria intera, non vogliono altre guerre di facciata, vogliono un patto di verità. Un patto urgente, necessario. E spetta ora alla politica farsene carico o vedrà i letti dei suoi fiumi diventare non più vie di speranza, ma miseri ed aridi custodi di un passato ormai senza futuro!
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