Lettera aperta al Sindaco che non c’è.

Gentile signora,
perché non posso chiamarla Sindaca e lei sa il perché.
Sono una persona che l’ha sostenuta alla sua prima candidatura e che non ha voluto che fosse rieletta per i motivi che lei conosce benissimo. Concordo con lei sul fatto che i vecchi amministratori hanno impiegato dieci anni per fallire l’obiettivo per la ripresa di Cariati. Lei, purtroppo, dopo appena sette mesi ha dato non l’impressione, ma la certezza che era peggio degli altri. I risultati sono sotto gli occhi di tutti i cittadini cariatesi soprattutto di quelli che non amano il gioco delle parti e che non accettano la sua lagnanza continua che non dovrebbe rivolgere ai cariatesi, ma alla magistratura che, secondo lei la perseguita.
Le sue lamentele arrivano al punto incomprensibile del motivo per cui si è candidata e poi ricandidata conoscendo il grave stato delle finanze del Comune che non ha alleggerito, ma appesantito enormemente. O forse questo suo stato di latitanza obbligata non sta distruggendo definitivamente la ripresa impossibile di un Comune male amministrato, decapitato ormai da troppo tempo. O è convinta che la sua luce, frutto di
autoreferenzialità, sia sufficiente a guidare degli amministratori orfanelli che è tempo che capiscano di non rendersi definitivamente responsabili di tanto sfacelo.
Noi che non parteggiamo né siamo nostalgici di vecchie gestioni, avremmo preferito che lei spiegasse, in nome della trasparenza che invoca, che cosa realmente è successo per tenerla per tanto tempo lontana da un impegno che oggi farebbe bene ad abbandonare perché, se è vero che il paese ha sofferto le stranezze della SOGEFIL, della chiusura dell’ospedale di Cariati, di tanti mancati appuntamenti di cui anche lei si è resa complice, è ora che capisca che è più prudente pensare ai suoi affari direttamente e non ad invocare il sostegno di qualche bravo giudice.
Aria nuova! Spazio a chi non ha responsabilità di prima, di poi e di oggi. Cariati è stanca di chi sogna ritorni impossibili o di chi come lei non si accorge che con la protervia diventa complice del fallimento finale di questa città. Questa città è sfortunata perché non viene dato spazio a nuove idee, a nuove presenze e a tanti giovani che stanno apprendendo una pedagogia amministrativa capovolta, per la quale chi è responsabile della fatiscenza politica, cerca i responsabili degli insuccessi o nel passato o negli oppositori del presente.
Cara signora, abbia il coraggio di consentire un ricambio alla guida della città con gente onesta mentalmente che potrebbe favorire qualche idea di ripresa di questo bel paese. Abbia l’onestà mentale di capire che il suo compito è finito perché non è mai iniziato e che, non può tenere in scacco l’idea di una città diversa che ha tante potenzialità, ma che per personalismi sciagurati assiste al teatrino politico delle parti dove inutili accoliti, serve e servi schiocchi consentono la “nulla facenza” per la ripresa.
Potrebbe finirla di lagnarsi e di sperare che ancora tutti abbocchino alle fantomatiche responsabilità del suo fallimento come i suoi seguaci amministratori che sono diventati ciechi e sordi rispetto alle sue reali disavventure, non solo giudiziarie.
Si dimetta per la libertà del suo paese e dimostri ai giudici che sul suo conto hanno sbagliato.
Maria Scigliano

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