Lettera alla redazione “fa male al cuore sapere che il nuovo piano sanitario prevede la chiusura definitiva del nostro Ospedale”.

Prendo spunto da un articolo comparso ieri 23 settembre 2011 su Cariatiweb, a cui rimando (http://www.cariatiweb.it/Portals/0/23-09-2011ospedale.pdf ), per esporre alcune brevi considerazioni sul nostro Ospedale e il triste destino che sembra attenderlo. Chi scrive opera da molto tempo presso l’Ospedale di Cariati, e posso assicurare che, nel corso degli anni, pazienti che si trovavano in condizioni simili a quelle della signora in questione, ne abbiamo “salvati” molti, quasi sempre in silenzio, e senza il clamore di alcuna risonanza mediatica. Il nostro quotidiano impegno, come quello di migliaia di medici che operano in silenzio in tanti ospedali d’Italia, è quasi sempre misconosciuto, mentre la cronaca dà prevalente risalto a casi di malasanità, che poi non sempre trovano riscontro nelle vicende giudiziarie cui spesso approdano. Alla luce di quanto detto fa male al cuore sapere che il nuovo piano sanitario prevede la chiusura definitiva del nostro Ospedale, un luogo dove nel corso degli anni l’attività clinica, come è generalmente riconosciuto, si è svolta in maniera efficiente e certamente più che dignitosa, dove storie umane di solidarietà e di aiuto concreto alle persone che avevano bisogno si sono intrecciate con la dedizione di medici e infermieri che nella mia esperienza hanno dimostrato competenza e professionalità che sarebbero state di grande utilità in qualsiasi ospedale d’Italia. Ma la chiusura dell’Ospedale non rappresenta solo una interruzione di vicende umane dove assistenza e solidarietà lavorano in stretto connubio. E’ soprattutto un dramma per il nostro territorio che già oggi dà una risposta insufficiente alla domanda di sanità, e che dopo la chiusura del nostro e di altri ospedali dello ionio cosentino, verrà a trovarsi in una situazione davvero critica, in assenza di un valido piano sanitario alternativo. Da qui l’invito ai politici a fermarsi in tempo prima di imboccare una strada che sembra essere senza ritorno. Grazie per l’attenzione. Angelo Mingrone

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