Non sono episodi tipo lultimo registrato in ordine di tempo, nello specifico quello di aver imbrattato la targa posta di recente sulle mura del Palazzo di Città in ricordo di Rocco Trento, a dover innescare e alimentare in loco un sentimento di diffusa invivibilità civica. Lungi da parte di tutti pensarlo, neanche minimamente. Infatti, non è certo questo il modo di comportarsi in una comunità piccola e solare, che, al contrario, merita tuttaltri atteggiamenti. Non collegherei, dunque, la vicenda ad alcunchè. Si tratta, ritengo, di un qualcosa di isolato, compiuto da qualche balordo di strada. Quindi, non andrei tanto per il sottile, dando allepisodio unimportanza che di sicuro non merita. La storia umana, politica e amministrativa di Rocco Trento e il suo autorevole e lusinghiero impegno per Cariati, e il territorio circostante, è un dato di fatto. E la storia a testimoniarlo. Mi permetto solo una riflessione. Di quelle mie a voce alta che hanno dalla loro un unico obiettivo. Non si può più tralasciare una forte e penalizzante mancanza che caratterizza, ormai da mesi, la nostra beneamata Cariati. Occorre favorire una ripresa di interazione e di dialogo tra i tutti i cariatesi. Nessuno escluso. Chi ricopre cariche amministrative di maggioranza e minoranza. Chi vive Cariati come sua residenza abituale e chi, come il sottoscritto, ha piacere di viverla in alcuni momenti dellanno. Il tempo è scaduto. Non si può continuare a fare finta di nulla. Lesasperazione inizia a prendere piede. E nei confronti di un male, che potrebbe incunearsi maggiormente nella comunità, bisogna rispondere con i fatti. Non più nascondersi dietro carte bollate a iosa, di cui poi la gente comune non ne comprende neanche più gli effetti. Alimentando un effetto opposto. Del resto, rintanandosi ancor di più nel proprio preoccupante isolamento. Per rispondere al temuto e attuale immobilismo civico corre lobbligo che qualcuno faccia il primo passo. Niente di più naturale che questo gesto arrivasse dalla gente comune. Da quei cariatesi, vicini e lontani, che possono chiamare alle responsabilità chi di dovere. Non cè altra strada. Non credo che dallattuale maggioranza o minoranza politica dellamministrazione comunale in carica, possa intraprendersi una strada in tale direzione, per come leggo personalmente i fatti e percepisco il clima. Insomma, anche se in tanti, leggendo queste mie poche righe, sono autorizzati a pensare che la mia riflessione è utopica e irrealizzabile per tante ragioni che non sto qui ad immaginare, non posso fare a meno di auspicare che pezzi della collettività vogliano finalmente sensibilizzare su temi specifici chi ha oggi le responsabilità di rito. A parole semplici, lopinione pubblica che chieda risposte certe su punti specifici della società in cui vive, opera e lavora. Un esempio su tutti. Dopo la piena consapevolezza e la drammaticità della passata stagione estiva. Perché gli operatori del settore, ad esempio, non provano a sensibilizzare, in un pubblico confronto con idee e progetti lamministrazione comunale, affinchè questultima in tempo utile si prepari ad organizzare la prossima stagione? Una ragione in più per dire quanto sia indispensabile ritrovare un clima darmonia e di concretezza nel fare nellinteresse del Paese, come unica bussola di merito. Nicola Campoli
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