
La Demenza di Alzheimer in Italia è una vera epidemia. Tantissime le persone colpite, se si considerano anche le demenze correlate. Per chi non conosce questa malattia neurodegenerativa essa è tra le più invalidanti, che colpisce prevalentemente gli anziani – over 65 anni – ma può colpire, pur se raramente, anche a 30, 40 e 50 anni. E una patologia insidiosa, che distrugge poco alla volta le cellule cerebrali, rendendo via via lindividuo che ne è affetto incapace di una vita normale. In Italia ne soffrono circa 500mila persone, nel mondo 18 milioni, tuttavia ci sono ancora poche possibilità di trattamento, per lo più limitate alla sintomatologia. Moltissimi i familiari coinvolti che si prodigano nellaccudimento dei loro familiari, colpiti allimprovviso dalla brutta malattia. Irrisorio lapporto in merito del servizio sanitario nazionale a sostegno dei malati di Alzheimer. Ancora di più dei loro familiari, che spesso si ritrovano soli senza alcun punto di riferimento. Bel lontano, pazienti e familiari, dalla Carta dei diritti del malato di Alzheimer approvata nel 1999 dalle Assemblee Generali di Alzheimer’s Disease International – A.D.I. -. Solo da pochi anni, in molte città italiane, quale luogo di socializzazione delle persone affette dallAlzheimer si stanno aprendo i Alzheimer Caffè. Sono questi dei luoghi dincontro informale rivolti a tutti e in particolare ai malati di demenza, ai loro familiari e ai volontari. Lo scopo è di confrontarsi in unatmosfera accogliente centrata sullascolto e sulla condivisione di trovare insieme modalità nuove, per vivere meglio le difficoltà che nascono con la malattia stessa. Il caffé prevede incontri mensili della durata di alcune ore con il contributo di esperti qualificati, in cui si alternano momenti informativi, divulgativi e interattivi. Il prossimo 21 settembre si celebra in tutto il mondo la XX giornata mondiale contro l’Alzheimer. Il momento di ritrovo internazionale, organizzato nel nostro paese dalla Federazione Alzheimer Italia, è un modo per sensibilizzare lopinione pubblica, ma anche e soprattutto le istituzioni che continuano a sottovalutare la malattia, poiché le risorse dedicate alla cura, ai servizi, allassistenza e alla ricerca sono insufficienti. Lauspicio è che il futuro possa essere più sereno per i pazienti affetti dalla malattia, unitamente alle loro famiglie. Occorre pensare a come migliorare l’assistenza e il sostegno alle persone con demenza e ai loro familiari e trovare i finanziamenti necessari per la ricerca. I malati e i familiari che se ne prendono cura si sentono emarginati dalla società. Quello che chiedono è essere trattati come persone normali, guardando alle loro abilità residue e non alle loro incapacità. Nicola Campoli
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