DOSSIER “LA TORMENTATA STORIA DELLA DISCARICA DI SCALA COELI”

La discarica di Scala Coeli, in località Pipino, operativa dal 25 maggio scorso, sembrava, dopo anni di civili battaglie, purtroppo senza fortuna, una “grana” bella e sepolta. Ma adesso rieccola riesplodere, perché i movimenti ambientalisti del territorio, visto il perdurante e colpevole silenzio delle istituzioni locali, riprendono in mano la questione e ripartono all’attacco. È dannatamente complicato riassumere il caso della discarica che risale addirittura a più di 6 anni fa, quando, il 20 aprile 2009, il sindaco dell’epoca, Mario Salvato, è convocato a Catanzaro presso il Dipartimento politiche per l’ambiente della Regione Calabria. C’è da esprimere il parere di competenza in relazione al procedimento relativo al progetto della discarica per rifiuti speciali non pericolosi da realizzarsi in località “Pipino”, nel comune di Scala Coeli. Il primo cittadino si pronuncia favorevolmente alla realizzazione dell’impianto “in considerazione dell’ubicazione del sito e, soprattutto, della congrua compensazione in termini economici e finanziari nonché di ricaduta occupazionale”. Ha inizio così una lunghissima battaglia legale e civile: insorgono i cittadini; si costituiscono comitati; si sollevano i sindaci del territorio; e fa retromarcia il sindaco Salvato. I sindaci si coalizzano, ma vanno a rilento. Sono molto attive, invece, le associazioni che iniziano una campagna capillare di sensibilizzazione al fine di ostacolare l’ipotesi della discarica. Ipotesi che diventa realtà con il decreto dirigenziale 4180 del 29 marzo 2010 con il quale la Regione rilascia alla Bieco S.r.l. “autorizzazione integrata ambientale per la realizzazione di una discarica per rifiuti speciali non pericolosi da ubicarsi in località Pipino del Comune di Scala Coeli”. Seguono ordinanze, ricorsi, controricorsi, manifestazioni, blocchi stradali, pareri. Ma tutto avviene a “singhiozzo”: della discarica ci si dimentica per mesi e mesi, salvo ricordarsene ad ogni tentativo esperito dalla proprietà la quale non sta con le mani in mano ed, anzi, risponde ad ogni mossa, spesso con successo. Le associazioni si appigliano a tutto pur di contrastare la discarica. Viene fuori che la Bieco avrebbe inglobato illegalmente nell’area dell’impianto delle particelle di cui non è proprietaria e non avrebbe ottemperato alle prescrizioni di legge. Il sindaco di Scala Coeli, abbandonato dai suoi colleghi, prova ad emettere un paio di ordinanze inerenti il sentiero comunale che conduce alla discarica, ma anche così non va. Fino al 25 febbraio scorso, quando il Dipartimento ambiente autorizza Bieco a conferire i rifiuti e il Cosiglio di Stato (ordinanza 675 del 4 marzo 2015) respinge l’ennesima istanza cautelare proposta dal primo cittadino Salvato che il 18 marzo è convocato dal Prefetto, coordinatore del Comitato Provinciale per l’ordine e la sicurezza. L’impianto entra in funzione, infatti, il 25 maggio: ma nessuno ne parla più, né si mostra contrariato. Gli amministratori del territorio possono considerarsi con la coscienza a posto o è stato solo un giochino la loro netta contrarietà alla discarica? E poi, sono contro l’impianto perché lo ritengono pericoloso per l’ambiente? E se è così (sicuramente è così) perché, da subito, non hanno proposto uno studio serio, condotto da esperti seri, sugli effetti che la discarica può avere per la salute? Ma è tardi per chiudere la stalla: i buoi sono già scappati. Ora, a risollevare la coscienza popolare ci riprova il movimento de Le Lampare che organizza una serie di iniziative di protesta, a cominciare dal prossimo 24 settembre, quando presso il Comune di Scala Coeli è indetta una conferenza di servizio per discutere sula realizzazione della strada di accesso alla discarica. Dunque, lottano senza sosta le associazioni ambientaliste locali, e con Le Lampare, il Comitato No Discarica di Scala Coeli e la Rete Difesa del Territorio, mentre, col tempo, si sono defilate le istituzioni, a cominciare dai signori sindaci del Basso Jonio cosentino, per finire all’attuale presidnete della Regione Calabria, Mario Oliverio, in quale, prima di occupare la poltrona di governatore, aveva sempre espresso la sua contrarietò alla realizzazione della struttura. Nel corso degli anni è accaduto pure che il sindaco di Scala Coeli, Mario Salvato, sia stato mandato a casa, ed ora al suo posto il piccolo Comune è guidato da un commissario straordinario coadiuvato da altri due funzionari di nomina prefettizia. Ed è stato proprio il commissario ad rinfocolare gli animi, invero mai del tutto sopiti, dei movimenti “contro” quando, con la nota 1489 del 2 luglio scorso – sostengono Le Lampare – garantisce alla ditta proprietaria della discarica l’indizione della conferenza dei servizi per il ripristino e l’adeguamento della strada comunale “Capoferro-Cordarella” e che sulla scorta della suddetta nota il responsabile dell’Area Tecnica del Comune di Scala Coeli, con nota 1952 indiceva apposita conferenza dei servizi per il giorno 24 settembre 2015 alle 10”. Così i ragazzi decidono di mobilitarsi ed indicono una pubblica assemblea proprio a Scala Coeli, nella sala della musica, ove hanno rispolverato la questione. Alla riunione partecipano agricoltori e coltivatori, semplici cittadini, una rappresentanza del Pd cariatese, e una delegazione della Confederazione Italiana Agricoltori. Dopo un riepilogo, doveroso, della lunga e tormentata vicenda, si è deciso che, sintetizza una nota stampa, “al fine di impedire la conferenza dei servizi che si propone di sanare le varie irregolarità e abusi sulla strada comunale Capoferro Cordarella, sarà organizzato in sit-in pacifico di protesta proprio nel piazzale antistante il palazzo municipale di Scala Coeli”. Agli interventi dei rappresentanti dei comitati (Flavio Stasi e Giovanni De Renzo) e di Emiliano Didonna (segretario del Pd di Cariati) sono seguiti quelli del pubblico. Particolarmente apprezzata l’esposizione di Antonio Formaro il quale, dopo una lucida e attenta analisi, ha voluto “rimarcare l’assenza e la mancata presa di posizione del consorzio dell’olio extravergine di olive, DOP Bruzio; del presidente Mario Oliverio e dei consiglieri regionali i quali in questo lembo di Calabria hanno raccolto voti senza impegnarsi attivamente su questioni vitali”. Il medico Michele Caligiuri, già direttore sanitario dell’ex ospedale di Cariati, si è soffermato sui rischi per la salute derivanti dalle discariche e sui dati epidemiologici allarmanti del Basso Jonio, evidenziando la stretta correlazione tra inquinamento e malattie. Ma la questione sembra percorrere i binari della politica se il dirigente del Pd cariatese, prof. Caruso, senza mezzi termini conferma che gli iscritti al partito sarebbero pronti a stracciare le tessere qualora non venissero, sul tema, immediatamente ricevuti dal presidente Oliverio. Le Lampare, conme al solito, sono più dirette, e menano fendenti al commissario straordinario, Domenico Giordano: “Diffidiamo il commissario ad emettere immediatamente ordinanza di divieto di transito sulla strada Capoferro-Cordarella alla luce dei lavori abusivi e della mancata messa in sicurezza della stessa; a comunicare al Dipartimento Politiche per l’Ambiente l’impercorribilità in sicurezza della strada “Capoferro-Cordarella”; ad annullare l’indizione della Conferenza dei Servizi per il ripristino e l’adeguamento della strada Capoferro-Cordarella fino al termine della demolizione dei lavori abusivi ed alla verifica dello stato dei luoghi. Egli si faccia garante di tutte le popolazioni dello Jonio Cosentino e Crotonese e non solo della ditta privata”. Gli ambientalisti comunicano che dopodomani, venerdì, per raggiungere Scala Coeli sarà messo a disposizione un autobus che dalle 8 sosterà nel parcheggio antistante l’ex ospedale “Cosentino”. Sulla spinosa questione interviene anche Paolo Parentela, portavoce del Movimento 5 Stelle alla Camera dei Deputati, il quale garantisce: “Sosterremo con vigore la battaglia di comitati ed associazioni per fermare il conferimento nella discarica di Scala Coeli (CS)”. Parentela, già primo firmatario di due interrogazioni parlamentari sul tema, aggiunge: “C’era una sentenza del Consiglio di Stato che impediva l’apertura della discarica ed Oliverio invece di farla rispettare ha concesso il conferimento nel sito, che non rispetta molte delle regole imposte. Un ennesimo schiaffo all’ambiente ed al territorio, tradizionalmente vocato all’agricoltura tanto da possedere il marchio Dop per l’olio extravergine d’oliva. Evidentemente le linee guida sul nuovo Piano Rifiuti lanciato nei giorni scorsi dall’Assessore all’ambiente Antonella Rizzo, sono solo belle parole che rimarranno su carta. Mentre il mondo intero esce velocemente dal sistema delle discariche, in Calabria si utilizzano anche quelle che non rispettano le norme. La vecchia politica calabrese somiglia tanto al Tafazzi interpretato dal trio comico Aldo Giovanni e Giacomo: distruggono l’economia del territorio per costruirci sopra una discarica di rifiuti speciali senza Autorizzazione d’Impatto Ambientale”. IL PUNTO Ma queste discariche fanno male alla salute? Risposta ovvia: se la costruisci vicino a me io non la voglio. Gli americani, sempre pronti a dare un nome ad ogni cosa, chiamano questo tipo di idiosincrasia Nimby (Not in my back yard, letteralmente “Non nel mio cortile”). Su Wikipedia leggiamo che la sindrome, peraltro legittima, indica un atteggiamento “che si riscontra nelle proteste contro opere di interesse pubblico che hanno, o si teme possano avere, effetti negativi sui territori in cui verranno costruite”. Val Susa docet. Sulla discarica di Pipino sembra che, generalmente, le posizioni, almeno quelle certificate dei sindaci del territorio, siano unanimi: “La discarica non la vogliamo”. Ora, noi che da un punto di vista attinente squisitamente alla filosofia ambientale siamo contrari alla realizzazione di discariche (non stiamo a spiegare le ragioni, assai opinabili e che, comunque, non interessano nessuno, tranne, forse, chi scrive, querelato dall’una e dall’altra parte) vorremmo approfittare della complicata faccenda per una riflessione pacata e composta, nel tentativo di smussare la tensione, fermo restando le valide posizioni di ciascuno. Le discariche sono l’estrema “ratio” di una società che non ha ancora imparato a rispettare l’ambiente o, meglio, che non è stata educata a farlo. Ma a chi spetta istruire il cittadino al rispetto ambientale se non ai governi locali che devono prevedere, innanzitutto attraverso la scuola, ad una sana formazione civica rispettosa dell’habitat in cui si vive? Certamente l’impresa non è semplice e richiede mesi, se non anni, di sacrifico ed impegno, ma cominciare non è mai troppo tardi. E veniamo alla questione pratica. Da troppo tempo sentiamo parlare di raccolta differenziata mentre, in realtà, nulla hanno fatto le istituzioni, a qualsiasi livello, per infondere nel cittadino questa sana abitudine: sono stati quattrini, come altri, dispersi in chissà quali rivoli della pubblica amministrazione. Ma se qualche Comune virtuoso (pochi, in verità) è riuscito a garantire il rispetto per la natura e per il territorio, significa che si può fare. Non nascondiamoci dietro un dito: sul problema noi siamo all’anno zero, nonostante le continue sollecitazioni e le migliaia di esempi che provengono dall’esterno. I giovani, specie quelli che hanno vissuto o ancora studiano “fuori”, sanno che la questione è seria. E si battono, giustamente, perché la discarica non entri in funzione. E questi volenterosi ragazzi hanno la medesima foga in proposte alternative. Che non mancano. Comunque è consolante sapere, prima di varcare la soglia del rincoglionimento, che i nostri giovani, checché ne dicano i benpensanti del sabato sera e delle feste comandate, hanno cuore e cervello. Grazie. Ci fidiamo di meno, ci sia consentito, dei politici. Sarà la tendenza del momento; sarà il retropensiero guascone; sarà il manierismo della recessione globale, ma noi di certi amministratori non sappiamo che farcene. I signori sindaci (o almeno qualche sindaco) hanno scoperto una vocazione ambientalista inaspettata che, a nostro parere, genera sospetti. Altrimenti come spiegare la vergognosa trascuratezza del nostro ambiente? Ci riferiamo ai cumuli di rifiuti abbandonati su tutto il territorio, tutto l’anno, in specie lungo fiumi e torrenti; agli ammassi di “monnezza” che deturpano il paesaggio ed il decoro urbano; alle allegre brigate che vestono i panni ecologici solo per fare cassa e raccogliere consensi. E poi a noi stessi, ai semplici gesti d’inciviltà quotidiana che insozzano la nostra vita. Ma il problema, a questo punto, diventa troppo grande per le nostre limitate capacità: ci appelliamo solo alla buona volontà di ciascuno, a cominciare dai cittadini. Fermiamo la discarica e iniziamo a dare, signori sindaci, esempi virtuosi di educazione civica, correttezza, garbo e rispetto per il nostro “piccolo mondo”.

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