Caro San Valentino…

Argomento del giorno: San Valentino. Il tanto atteso, desiderato, pregato, Santo di cui nessuno – se qualcuno c’è mi contatti privatamente e ne discutiamo – sa un bel niente. Allora, dato che tutti siamo così devoti a San Valentino, tanto da fare le più grandi idiozie ogni anno, vi racconto una breve storia triste: la festa di San Valentino nasce in epoca romana da un tentativo da parte della Chiesa cattolica di porre fine a antichi riti pagani legati alla fertilità. Questi riti, in realtà, venivano celebrati il 15 febbraio; si trattava di festeggiamenti sfrenati da ogni punto di vista e, ovviamente, in contrasto con l’idea che la Chiesa ha dell’amore. Per essere brevi e coincisi, questi riti pagani presupponevano che un uomo e una donna, tramite un’estrazione casuale, vivessero uniti in intimità per un anno intero ovvero per “favorire” la procreazione. Dopo un anno, ricominciava la stessa storia: l’amore, in altre parole, era finalizzato a un determinato scopo e del sentimento non se ne vedeva manco l’ombra. Se non che la Chiesa, quella stessa Chiesa che condannava gli eccessi e i rituali sfarzosi e che oggi riveste i suoi ministri di mante ricoperte di ricami d’oro, pensò a una valida – si fa per dire –  alternativa a tale pratica cercando un Santo degli Innamorati, appunto San Valentino, e spostando quest’evento al 14 febbraio. Valentino, in realtà, era un vescovo martirizzato già secoli prima che, durante la sua prigionia e in attesa dell’esecuzione, si innamorò perdutamente della figlia cieca del suo guardiano. Valentino, grazie alla forza del suo amore e mosso da un estremo sentimento, prima della sua lapidazione restituì miracolosamente la vista alla fanciulla e le lasciò un commovente biglietto d’amore firmandosi “..dal vostro Valentino”; ecco perché, tra l’altro, si dice che l’amore è cieco. 

Tutto molto bello, devo dire. Sissì, tutto molto romantico: dire basta agli sfarzi in nome del sentimento e di un amore che se ne sbatte della vista perché, come si suol dire, ci si innamora della persona. Lo so, lo so che con le affermazioni che sto per fare rischio che una marea di coppie strainnamorate e devote a San Valentino si presenteranno sotto casa mia a fare un sit – in di protesta, ma l’amore eterno, le rose rosse (che adoro) e soprattutto l’amore che se ne sbatte del lato estetico, sono tutte balle. San Valentino è una stupida e sfarzosa festa commerciale a cui tutte le coppie si conformano perché, ormai, “si fa”. Ma, se il “si fa” ci potrebbe anche stare con i risvoltini ai pantaloni che non hanno ormai né tempo né eta e con i selfie in ogni luogo – persino nella vasca da bagno – il “si fa” non può stare accanto a un nobile sentimento come l’amore.

Ognuno ha una propria idea di amore quindi mi limiterò a dire la mia, a cui sarei felice qualcuno replicasse: così, giusto per riscoprire quella splendida cosa chiamata confronto. Per me amore significa chimica, empatia: significa trovare una MENTE prima, un corpo poi. Amore significa innamorarsi di una persona perché si gratta il polso in un modo tutto suo. Amore è quando ti piace qualcuno e non sai, esattamente, spiegare perché: magari non ha gli occhi verdi e il sorriso di Roul Bova, il fascino irresistibile di Cayoglu e i capelli cotonati di Derek Schepherd, però ti piace. Capita. A me è capitato. Magari l’amore della tua vita ha 10 anni in più ( o in meno) di te, perché l’età non può ridursi a un numero scritto nero su bianco, su un pezzo di carta: età, per me, significa sommare esperienze, lacrime, sorrisi, porte in faccia; significa sommare le volte in cui si è riusciti a riconoscere un errore chiedendo scusa e quelle in cui, facendo valere la propria dignità, non si è tornati indietro. Perché non tutto, cara Chiesa e cari innamorati, a mio avviso, si riesce a perdonare davvero. Beati coloro che ci riescono:chapeau.

Insomma, se proprio in questo giorno devo provare a conformarmi alla massa, caro il mio San Valentino, ti chiedo questo: il mio uomo deve avere non bei muscoli ma belle mani. Non begli occhi ma una bella mente. Deve mandarmi un mazzo di rose non il 14 febbraio ma il 14 marzo, in un giorno qualunque e senza alcuna ragione particolare. Deve regalarmi un anello non con il bisogno di ufficializzare ma con la voglia di farlo. Deve essere tanto vanitoso quanto me che, nei giorni particolarmente no, vado a lavoro con un codino e senza un filo di trucco e – giusto per completare l’opera d’arte – con l’aggiunta degli occhiali da vista. Deve saper ridere e sorridere dei suoi difetti fisici perché non sarei capace di sopportare qualcuno che non dorme la notte per una taglia in più. Deve essere sicuro ma non arrogante, linea labile e facile da superare. Insomma, deve essere un uomo; un uomo rispettoso, soprattutto, del mio essere donna e non femmina e, cari amici miei, essere donna, amica, amante, fidanzata, moglie, non lo si è solo il 14 febbraio.

Lo so, Caro San Valentino, che effettivamente sono molto esigente. Ma, se devo ridurre l’amore a un mazzo di rose e rosse e un menù al ristorante una volta all’anno, preferisco bastare a me stessa. Credo che il 90% di voi non si aspettasse queste ciniche considerazioni proprio scritte da me; ma sull’amore non si può derogare, non ci si può accontentare e, soprattutto, non si può calendarizzare.

Auguri agli innamorati. Auguri, anche, a chi crede di esserlo. Vi auguro di incontrare qualcuno che non vi permetta, nemmeno, di porvi questa domanda.

Elisa Agazio.

Ps. In realtà c’è un motivo valido per festeggiare il 14 febbraio. Auguri alla mia dolce Mariagrazia: 26 anni sono troppi per certe dementi conversazioni che ci troviamo a fare nel bel mezzo della domenica mattina, al telefono, ancora a letto e con il pigiama a pois. Ma, 26 anni sono anche pochi per smettere di sognare e sperare: mantieni sempre viva la luce che c’è, nonostante tutto, nei tuoi occhioni verdi. Siamo lontane ma sempre vicine. Buon Compleanno! 

 

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