
L’esercizio che sto provando a fare, si sarà capito nei limiti del mio approccio analitico, è di tentare di ampliare l’orizzonte dei tre programmi elettorali a firma dei candidati a Sindaco.
A parole semplici provo a individuare ciò che a tratti manca e che potrebbe interessare al futuro Primo inquilino di Palazzo Venneri, nonché anche come ulteriori temi da suggerire per arricchire il confronto della campagna elettorale appena iniziata.
Vengo al dunque. C’è un dato di fatto che appare in modo chiaro, analizzando le forze in generale delle macchine comunali. Luoghi dove è difficile far quadrare i conti e dove si dovrebbe avere l’obbligo di favorire anche forme di collaborazioni tra Comuni viciniori.
Perché la crescita di capacità competitiva di un territorio passa anche da qui. Vanno, quindi, incoraggiati i Comuni a favorire forme associate per svolgere funzioni e servizi, producendo economie di scala e importanti risparmi di spese, a tutto vantaggio dei cittadini.
Insomma, mettere a fattor comune, anche per Cariati, potenzialità e servizi può consentire di realizzare delle varie e proprie economie, arrecando altresì benefici alla popolazione.
Sul territorio italiano già esistono molte esperienze positive in tale direzione. Basterebbe copiarle. Ritengo che sia utile e opportuno incentivarle, allora, anche tra Cariati e alcuni Comuni che la circondano, senza che nessuno venga – né si senta – privato della propria identità.
Attraverso queste forme di collaborazioni prende forma la solidarietà concreta, la fiducia, il senso di comunità, la consapevolezza collettiva di far parte di un territorio più vasto, che vada al di là degli stretti confini comunali, rispondendo così ai reali processi socio-economici presenti sul territorio.
L’aggregazione di competenze e la capacità progettuale tra più Comuni, afferenti a una stessa area geografica, attrae più investimenti, fornendo impulsi decisivi al suo rilancio politico, economico e sociale.
Nicola Campoli
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