CARIATI. Lettera aperta delle Associazione del territorio in difesa RSA

Lettera aperta da parte delle Associazione del territorio in difesa della RSA M di Cariati e dei servizi sanitari  ancora esistenti presso l’ex Ospedale di Cariati.

Al Sig. Presidente della Repubblica

Al Sig. Presidente del Consiglio dei Ministri

Al Ministro della Sanità

Al Presidente della Regione Calabria

A tutti Deputati e Senatori Calabresi

Al Commissario straordinario al piano di rientro

Al Commissario Straordinario ASP Cosenza

Le scriventi Associazioni del territorio rivolgono accorato appello alle Autorità in indirizzo al fine di intervenire per evitare il completo collasso della sanità pubblica nel nostro territorio.

A più di tre settimane dalla nostra prima manifestazione pubblica di protesta finalizzata a stimolare soluzioni celeri per garantire la continuità assistenziale della RSA medicalizzata di Cariati (ultimo pezzo di sanità pubblica rimasto in questo territorio dopo la chiusura dell’Ospedale), è stata pubblicata il 30 giugno la delibera di rinnovo dell’incarico semestrale a 196 operatori dell’ASP di Cosenza, tra cui due infermieri della RSA di Cariati: troppo poco per sopperire ad anni di abbandono ed incuria! Mancano ancora ben 9 operatori socio sanitari, figure essenziali per la continuità assistenziale dei pazienti.

Un solo OSS ha preso servizio il 13 luglio (ne mancano otto). Se ci sono voluti più di 20 giorni per trovarne uno disposto a venire dalla provincia di Reggio Calabria a Cariati con un contratto a sei mesi,  quanto tempo ci vorrà per completare l’organico e consentire quindi ai lavoratori, che da mesi si stanno letteralmente sacrificando (anche questi eroi ?!) per accudire degnamente le persone affidate alle loro cure, di riuscire a fare anche qualche giorno di ferie, diritto a loro ancora negato?

Si potrebbe pensare alla riduzione dei ricoveri… se non fosse che già è stato fatto. Ma alcuni ricoveri sono assolutamente inevitabili, impossibile mandarli in un “altrove” che non c’è, né lasciarli a casa. La sanità pubblica della fascia ionica cosentina non è in grado di garantire cure e servizi ai cittadini, costretti spesso ad usufruire del privato, ma un anziano malato e senza risorse viene inevitabilmente abbandonato al tuo destino. E i LEA?

Qualcuno ha sentenziato che tanto la RSAM di Cariati DEVE chiudere per cui è inutile pensare a soluzioni tampone provvisorie che però consentirebbero un sollievo immediato nella gestione dei pazienti e forse potrebbero ridurre il disagio di chi da Cariati o da zone vicine, con la chiusura dell’ospedale V. Cosentino, è stato trasferito in altre strutture aziendali.

Perché a più di un mese dai primi clamori non è stato ancora pubblicato un bando di assunzione? Eppure sono migliaia i nostri giovani che hanno i titoli in una tasca, desiderosi di lavorare nella loro terra farsi una famiglia qui, far prosperare questo territorio, ma nell’altra tasca hanno un biglietto di autobus ormai rassegnati a dover andare a lavorare al nord. Perché la graduatoria che stanno scorrendo è quella di un’altra ASP, pare di Reggio Calabria addirittura? Come mai non esistono tali graduatorie nell’ASP di Cosenza? Non si sapeva che i dipendenti stanno andando in pensione? Dov’è il Piano assunzioni per l’ASP di Cosenza?

Perché il problema non è solo l’RSA medicalizzata.

Per esempio: Il Laboratorio Analisi dell’ex ospedale di Cariati non è più un laboratorio analisi, ma soltanto un punto di prelievo, cioè una stanza con due infermieri: uno che registra e uno che fa i prelievi, che poi dovrebbero essere portati al laboratorio analisi di Rossano con un autista. Solo che nella struttura di Cariati non ci sono neanche gli autisti, esclusi quelli del 118 (che molto spesso non sono dipendenti, ma personale fornito all’azienda da cooperative). E con gli autisti, sono andati in pensione anche i portieri per cui nessuno provvede a regolamentare gli accessi. Al momento all’ex laboratorio analisi di Cariati, oggi punto di prelievo, è rimasto un tecnico che in questa sitazione non serve, ma ringraziamo Dio e l’ASP che ce l’hanno lasciato, almeno si riesce a garantire un minimo, e due infermieri di cui uno prossimo alla pensione con circa 60 giorni di ferie da smaltire e l’altro che pur avendo ferie da smaltire non può perché non c’è sostituzione.

Ma un vero laboratorio avrebbe un ruolo non marginale.

  • Servirebbe alla RSA medicalizzata che fa 200 ricoveri all’anno,
  • servirebbe alla DIALISI che nel 2019 ha fatto 4499 prestazioni, di cui più di 1000 ad utenti del crotonese, che ha continuato a dializzare i propri pazienti anche nell’epoca emergenziale fasi 1 COVID, mai fermandosi ma sempre lavorando nel rispetto della tutela della sicurezza di operatori e pazienti e che oggi non può assicurare le stesse prestazioni, perché, mancando un infermiere, non può garantire il turno di dialisi pomeridiano,
  • servirebbe al PPI di Cariati che nel 2019 ha effettuato prestazioni a 9438 pazienti di cui circa 2000 provenienti dal crotonese,
  • servirebbe al servizio di Cardiologia e Riabilitazione Cardiologica che con il suo prezioso servizio di controllo TAO monitorizza pazienti in terapia con anticoagulanti da Rossano a Crotone.

Purtroppo anche la Cardiologia di Cariati, per decenni fiore all’occhiello della cardiologia calabrese è stata decimata, ridotta a due medici, un tecnico e due infermieri; tre infermieri andati in pensione e mai sostituiti, un ecocardiografo dismesso perché obsoleto a luglio del 2019 e mai sostituito nonostante le reiterate, accorate richieste e intanto le liste d’attesa si perdono nell’infinito.

  • serve al servizio di assistenza domiciliare e cure palliative di Cariati, per poter monitorare i pazienti assistiti a domicilio anche con nutrizione enterale e parenterale, trasfusioni e quant’altro necessario.

Anche questo servizio non ha interrotto le sue funzioni neanche nella fase emergenziale Covid anche quando altri erano barricati dietro i triage telefonici, queste persone, che non amano essere chiamati eroi, hanno continuato ad assistere, curare, gestire gli allettati di un territorio privo di servizi assistenziali comunali che si dovrebbero integrare con i servizi assistenziali sanitari aziendali e per i quali sono stati finanziati fondi finalizzati di cui si sono perse le tracce, nel silenzio colpevole di tutti gli amministratori comunali dei sette comuni che ricadono nell’ambito di Cariati. E anche per questo servizio si prospettano tempi bui. Già privi di figure essenziali, mai assegnate come gli OSS, ne servirebbero almeno tre aziendali da integrare con gli OSS comunali che come quelli aziendali semplicemente non esistono.

Lo psicologo per il sostegno all’elaborazione del lutto, in particolare di soggetti giovani, per il sostegno alle famiglie di grandi disabili e di soggetti affetti da deficit cognitivo, semplicemente è un lusso che non è concesso agli abbandonati di questa terra!

I fisioterapisti per una riabilitazione domiciliare che in tutto l’ambito Cariatese non esistono né pubblici né privati, e prossimamente l’unico fisioterapista in servizio alla RSA medicalizzata per solo 2 giorni a settimana, quando è possibile, andrà in pensione per cui si perderà un altra importante figura. Molti dei nostri giovani devono andare a fare i fisioterapisti e i logopedisti fuori dalla Calabria; perché da noi non si parla di assunzioni, non c’è nessuno spiraglio? Eppure i servizi televisivi ripetono che ci saranno assunzioni in sanità! Ma dove?

Allora a Cariati siccome non serve (o non si vuole?) che la RSA, la dialisi, il Ppi, la Cardiologia, il servizio di assistenza domiciliare, il SERT, continuino a funzionare, un laboratorio analisi non serve e forse nemmeno un punto prelievo è necessario, per cui quando andrà in pensione anche questa unità infermieristica (fra pochi mesi) si farà come si è fatto finora: qualcuno dirà è meglio che chiuda, qualcuno dirà, come è stato detto e ripetuto e oggi non ricorda più, che il V. Cosentino è indifendibile, e si perderà un altro pezzo.

Ma se non serve un laboratorio analisi che ci fa una radiologia a Cariati? Perché dovremmo preoccuparci e pretendere di avere un Radiologo che ci consenta di gestire localmente la diagnostica ambulatoriale radiologica? Già da molto tempo si ricorre direttamente al privato visto che il pubblico non funziona. Peccato però che non tutti possono permetterselo!

Nella nostra drammatica disamina non possiamo tralasciare la situazione del servizio di salute mentale CIM, con tre medici, di cui uno capo dipartimento, andati in pensione, mai sostituiti e ora il servizio viene assicurato da solo due infermieri e, una volta a settimana, da un medico che viene a Cariati da Rossano.

E il Consultorio familiare di Cariati… negli anni ha perso prima il pediatra, due ostetriche, l’anno scorso la psicologa, mentre l’assistente sociale del consultorio di Cariati deve occuparsi delle problematiche anche del territorio di Crosia, oltre che del territorio dei sette comuni di Cariati, tutti con servizi sociali gravemente deficitari, senza assistenti sociali comunali, Comuni che ricorrono al servizio sociali dell’ ASP di Cosenza per la soluzione delle problematiche di loro competenza.

E infine poche domande: risponde al vero il fatto denunciato, per come apparso su organi di informazione, dallo stesso Direttore del dipartimento di Prevenzione dell’ASP di Cosenza, che gli operatori sanitari che nella fase più grave dell’emergenza Covid hanno effettuato tamponi su tutto il territorio dell’ ASP di Cosenza, onorando la Pasqua, il 25 aprile, il 1°Maggio, sacrificando se stessi e le proprie famiglie, non abbiano ancora percepito le indennità retributiva di grave rischio di loro spettanza?  E che in conseguenza di ciò ci sarebbero seri problemi all’esecuzione dei tamponi nel territorio dell’Asp di Cosenza, in una fase come questa dove i rientri espongono ad un alto rischio di contagio se non attentamente controllati? E che l’USCA di Cariati, a cui è stato assegnato un solo infermiere sui 4 previsti e zero medici, è stata spostata a Rossano, sparendo dalla riorganizzazione del monitoraggio Covid-19?

E non sarebbe un alto dirigente, col cui solo stipendio si pagherebbero gli stipendi di quattro dei nove OSS che ancora mancano nella RSA-medicalizzata di Cariati, responsabile della mancata presentazione di un piano assunzioni per l’ASP di Cosenza, in tempi utili a contenere lo sfacelo che certamente non nasce ieri?

E qualora tutto ciò fosse imputabile al dissesto finanziario, non lo abbiamo certo provocato noi che paghiamo le tasse e non abbiamo i servizi. Forse bisogna chiedere  finalmente conto ai  dirigenti aziendali e regionali che ancora dirigono, seduti alle loro belle scrivanie, nelle loro stanze ben arredate e climatizzate, che hanno fatto i corsi di managment sanitario di 1° e 2° livello a spese della Regione, per trovare soluzioni brillanti al dissesto, in gran parte da essi stessi provocato: CHIUDERE. Chiudere la sanità pubblica. Chiudere Cariati. Abrogare di fatto l’art 32 della Costituzione Italiana in gran parte della fascia jonica calabrese.

Noi Associazioni del territorio non possiamo consentirlo, soprattutto in considerazione del fatto che il famoso ospedale della Sibaritide che doveva garantire il servizio sanitario in questa vasta area (dopo 10 anni!) ancora non ha nemmeno le fondamenta, mentre la sanità è allo sbando da anni e l’emergenza Covid ci attende in autunno. Non intendiamo mollare perché siamo cittadini dello stesso stato italiano e rivendichiamo lo stesso diritto alla salute da Sud a Nord!

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