sparisce misteriosamente l’ambulanza della CRI: Disagi enormi per i bisognosi di cure mediche

L’assurdo e il grottesco sono di casa anche quassù, fra le montagne della Calabria infelix, dove nidifica la poiana ed i lupi rompono il silenzio con ululati insistenti, cupi e lamentosi. Dal “paese degli aforismi”, assurto agli onori delle cronache internazionali per la clamorosa diserzione di massa alle ultime elezioni regionali, è sparita, letteralmente sparita, l’ambulanza in dotazione al gruppo locale dei volontari della Croce rossa italiana. La denuncia è di Giuseppe Santoro, capogruppo consiliare di minoranza a Piazza Arento che si rivolge direttamente ai vertici provinciali, regionali e nazionali della Croce rossa: “Bisogna fare luce su una vicenda tragicomica, ai limiti della farsa e che mette in serio pericolo la vita dei cittadini”. Ora, bisogna sapere che per raggiungere il pronto soccorso di riferimento (quello di Cariati) è necessario affrontare 60 chilometri di strade “sgarrupate” con un tempo di percorrenza, quando va bene, di almeno 70 minuti. Per ovviare ai disagi, si era costituita la citata associazione dei volontari, dotata di un’autolettiga che permetteva il trasporto degli infermi con un minimo di sicurezza, anche perché fra l’attesa del 118 ed il successivo viaggio di ritorno di ore se ne consumavano quasi tre, spesso vitali. Ora sembra che si siano compiuti migliaia di passi indietro, ed emblematici sono un paio di episodi occorsi nell’ultimo mese. A fine maggio una signora con una frattura al femore, ferite e contusioni diffuse provocate da una caduta accidentale, ha dovuto ricorrere ad un auto privata per raggiungere l’Annunziata di Cosenza: nonostante la richiesta dei familiari, l’ambulanza della Cri non è mai arrivata. Il 17 giugno un’anziana è colpita da collasso cardiocircolatorio (ed in questi casi il tempo è davvero prezioso): il medico di famiglia, resosi conto della gravità, applica l’ossigeno e chiede l’intervento dell’elisoccorso che atterra dopo qualche minuto, in luogo idoneo, a qualche chilometro dal centro abitato. Ma, ancora una volta, l’ambulanza non c’è. Ed allora, come fare a raggiungere l’elicottero senza un mezzo idoneo? Di necessità virtù: si attrezza in tutta fretta un furgoncino da lavoro che possa contenere l’inferma e l’ingombrante bombola d’ossigeno. Solo così la donna riesce a salvarsi. La gente è incavolata, e commenta con amarezza, mai con rassegnazione: “Stanno cercando in tutti i modi di sterminarci con una sottile guerra psicologica al fine di costringerci ad abbandonare Bocchigliero. Alla stregua degli indiani d’America, pensano di poterci chiudere in una riserva. Ma noi resisteremo”. Persone fiere, uomini e donne temprati dalla montagna, autentici ed orgogliosi, avvinghiati alla terra come le possenti radici dei pini elevati al cielo che sa di neve. Abbiamo cercato di contattare, senza fortuna, il commissario dei volontari del soccorso, Francesco Caputo, per chiedere spiegazioni. Egli, se lo vorrà, potrà farlo da queste colonne. Intanto Giuseppe Santoro chiede la riorganizzazione della locale Cri: “I volontari erano 40. Ma dalla sera alla mattina, probabilmente a causa di dissapori interni con una gestione personale e poco trasparente, c’è stato un disimpegno generalizzato. La speranza è che con l’acquisto della nuova ambulanza, promessaci dall’amministrazione provinciale a seguito della protesta del non – voto, il servizio possa ripristinarsi senza essere più strumento di certa pubblicità gratuita sulla pelle della gente”. Stiamo e vedere come va.

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