GIORGIA MELONI E LA DURATA DEL GOVERNO: LO STUCCHEVOLE PIAGNUCOLIO DELL’ASPIRANTE DUCESSA

Ogni occasione è buona, per Giorgia Meloni, per ripetere il mantra: lei governerà fino alla fine della legislatura con lo stesso governo col quale l’ha iniziata, e ciò nonostante i tentativi di chi vuole farla cadere e installare al suo posto un governo tecnico.

Nemici misteriosi, secondo lei, cercano insidiosamente di scavare il terreno sotto i suoi piedi, attaccandola sul piano personale, in quanto donna e in quanto compagna tradita dal convivente, e ora anche ridicolizzata da una coppia di comici putiniani, oltre che contrastandola sul piano politico; e nervosamente attacca le opposizioni, sottolinando che a suo parere sono nervose.

Ora, è evidente che le opposizioni, per quanto tristemente imbelli e inette esse si dimostrino, esistono proprio per contrastare la maggioranza, e dunque la Signora Meloni non dovrebbe avere motivo di lamentarsene: rassicurata dalla loro inettitudine potrebbe , e dovrebbe, risparmiarci le geremiadi con le quali, ad ogni piè sospinto, insiste a ripetere che lei resisterà impavida a tutti i tentativi di scalzarla dal suo scranno a Palazzo Chigi.

E lo farà, dice, anche se il referendum confermativo, che sicuramente si renderà necessario dopo che il Parlamento già a lei asservito (ma per meno dei due terzi) l’avrà approvata, boccerà la sua riforma costituzionale che vuole ridare al capo del governo (cioè a lei, che si sogna rieletta a furor di popolo) quel potere pressoché assoluto che saggiamente, dopo la triste esperienza del Ventennio, i Padri costituenti pensarono bene di togliergli.

Giorgia Meloni sa già che, per quanto abulici, indifferenti e svogliati, gli italiani non approveranno il pateracchio autoritario da lei concepito che mira a trasformare il Presidente della Repubblica in un fantoccio impotente e il Parlamento in un bivacco di manipoli (la citazione non è accidentale) asservito alla volontà del Duce del governo (seconda citazione non accidentale). Consapevole di questo, ha già messo le mani avanti: lei comunque tirerà dritto (terza citazione non accidentale).

Tirerà dritto, anche se ha una paura barbina di andare a sbattere contro un muro, e la paura che ha di quel muro non cessa di evocarla, parlando di nemici oscuri e di poteri forti (altro mantra ormai abusato e stucchevole); ma di cosa ha paura, infine? Forte della maggioranza schiacciante di cui gode in Parlamento, dovrebbe godersi serena il potere che esercita. O non sarà che quella maggioranza, sotto sotto, non la considera poi così schiacciante, viste le inquietudini dei suoi alleati? La faccenda dei fuori onda del suo ex convivente, resi pubblici dalla TV berlusconiana, e i malumori di Salvini la rendono forse insicura? Teme forse che non basti essere autoritari per essere autorevoli? Nessuno può scalzarla dal suo piedistallo, se non i suoi alleati.

Quindi la smetta, per favore, di evocare complotti e veda di attuare il programma che le ha fatto vincere le elezioni: meno tasse per tutti, basta con le accise sui carburanti, stop alle immigrazioni incontrollate dall’Africa, supporto alle famiglie, aiuti alla maternità, basta con la tirannia dell’Europa…

O non sarà che si è accorta che sta facendo l’esatto contrario di quello che prometteva? Il dubbio è legittimo. Mi permetta allora un suggerimento, Signora Meloni: la prossima volta che vuole individuare chi le sta facendo le scarpe non lanci accuse generiche a poteri forti, ostilità verso il suo sesso e nemici oscuri: si limiti, semplicemente, ad andare in bagno, accendere la luce e guardarsi allo specchio.

E poi si ricordi di un vecchio proverbio: Chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

Giuseppe Riccardo Festa

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