
L’altro giorno ho preso un caffè e chiacchierato piacevolmente allo Sport & Sea con un caro amico di Brescia. L’ho conosciuto a Cariati o meglio lui da attento e abituale lettore di cariatiNet.it ha voluto che ci incontrassimo di persona.
Si diverte, quanto chi scrive, a riflettere su idee e progetti volti a migliorare e valorizzare il territorio e la sua accoglienza. Un vero fiume in piena che ha trovato nel sottoscritto un terreno particolarmente fertile.
Provo a riassumere di seguito una sua idea che ho integrato e argomentato, affinché possa diventare un tema sul quale l’attuale Amministrazione comunale possa confrontarsi.
Tra la fine degli anni settanta e sino a metà anni ottanta il boom economico della classe medio borghese italiana ebbe come prima risposta la tesorizzazione del risparmio sotto forma del mattone.
Da qui il fenomeno delle seconde case. Dove piccoli borghi dotati di una bellezza naturale, tra storia e paesaggi, quanto Cariati, avviarono il loro sviluppo edilizio.
Nel nuovo secolo l’evoluzione delle logiche del turismo hanno segnato ovunque, e anche per Cariati, l’esigenza che qualcosa va cambiato. Basta passeggiare per il perimetro cittadino e accorgersi che alcune abitazioni, di norma aperte in passato nel momento più gettonato della stagione estiva, restano chiuse.
Si tratta di proprietari che da un po’ di tempo, per una serie di ragioni di carattere personale e altro, preferiscono non venire a Cariati. Nel migliore dei casi si sono fatti anziani e i loro figli non hanno ritenuto di continuare la tradizione delle vacanze cariatesi.
Vanno pensate, quindi, nuove soluzioni di carattere commerciale, allo scopo del reinserimento sul mercato delle seconde case.
Alcuni Comuni italiani, che per il passato hanno fondato parte della loro economia su tale tipologia di turismo, hanno riflettuto su come approcciare il momento critico. Hanno ridefinito una strategia ex novo di rivalutazione degli immobili, ad esempio, passando dall’implementazione di una certificazione di qualità internazionale alla creazione di un consorzio unico di promozione turistica.
É stata proprio l’Amministrazione comunale a porsi questo tipo di obiettivo, costruendo gradualmente un progetto di rilancio delle seconde case, in sinergia con i proprietari degli immobili che sono stati prima inventariati.
Il tutto ovviamente superando il concetto individualistico di proprietà e ragionando in un’ottica di sistema. Per farlo occorre, allora, un “patto per lo sviluppo” tra il Comune, i proprietari e gli esercenti commerciali.
I proprietari dovranno immaginare soluzioni differenti rispetto a quelle tradizionali per la collocazione dei propri immobili. Innanzitutto, investire sugli stessi per ciò che riguarda la valorizzazione delle strutture ed in secondo luogo affidandosi ad operatori specializzati.
Vanno poi intercettati i flussi turistici tra l’Italia e l’estero, affinché apprezzino l’offerta locale. La programmazione deve essere al centro del progetto con il turista che diventa l’espressione del sistema. La sfida da lanciare deve sicuramente seguire la strada della destagionalizzazione e dunque la crescita di tutte le componenti del sistema.
Mi fermo qui, accennando che l’idea potrebbe rappresentare anche una occasione per migliorare l’economia locale, offrendo una propsttiva di realizzazione alle nuove generazioni.
Con l’era della tecnologia spinta il progetto non è per nulla pionieristico. Basta farsi un giro in internet e copiare un po’ di idee, verificandole prima di persone tra l’Italia e il resto del mondo. Tanto basta per avviare un ragionamento.
Nicola Campoli
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