“PROVERBI POPOLARI E MODI DI DIRE NEL DIALETTO DI MANDATORICCIO”,IL NUOVO LIBRO DI FRANCO E. CARLINO

“PROVERBI POPOLARI E MODI DI DIRE NEL DIALETTO DI MANDATORICCIO”, IL NUOVO LIBRO DI FRANCO E. CARLINO La Casa editrice Ferrari, ha da poco pubblicato il volume “Proverbi popolari e modi di dire nel dialetto di Mandatoriccio”, di cui è autore Franco Emilio Carlino. Con questo lavoro, che segue la monografia “Mandatoriccio, storia, costumi e tradizioni”, edito sempre da Ferrari nel 2010, Carlino propone ai suoi concittadini, soprattutto alle giovani generazioni, alle quali è dedicato, ben 650 massime da lui raccolte con attenzione e scrupolo, in dialetto mandatoriccese, commentate e tradotte in lingua italiana. La scrittrice Assunta Scorpiniti ha curato la prefazione all’opera, illustrata dai bozzetti di Franca Civale e presentata il 18 agosto scorso nel centro presilano. LA MUSICA DELLE PAROLE, LA STORIA DI UN POPOLO Prefazione a cura di Assunta Scorpiniti Fin da piccola ho avvertito la capacità immediata delle persone anziane di associare una “perla” di saggezza popolare ad ogni circostanza, a qualunque episodio, agli eventi non consueti o, piuttosto, ai fatti della quotidianità. Appartengo, infatti, alla generazione figlia di una sapienza antica, in grado di offrire risposte, in forma di proverbi, alla necessità d’interpretazione del mondo o a una più generale ricerca di senso. Ciò che, invece, mi ha sempre colpita, è la “musica” di quelle sentenze, pronunciate, puntualmente, da mia madre, dalle zie più grandi, dalle anziane del vicinato, quanto da mio padre agricoltore, il più delle volte indicando, nel discorso, da chi le avevano ereditate: “La mammaranna diceva… “ , “Mi ricordo quella bonanima… ”. Per chi, come me, è attratta dalla ricchezza della parola, il gioco delle assonanze ha un fascino particolare; ancor più sapendo che tale pratica ha consentito – proprio attraverso i proverbi – la trasmissione di tanta poesia naturale dalla struttura linguistica semplice quanto colma di consapevolezza, rappresentazioni e immagini strettamente collegate all’ambiente circostante. “Il linguaggio popolare è un’immensa foresta di simboli”, afferma, a riguardo, Maffeo Pretto, spiegando che nelle corrispondenze simboliche in cui si concretizza l’affascinante parallelismo fra il mondo della natura e il mondo dell’uomo, molto presente nelle culture del Sud Italia, “si viene a porre il senso di una solidarietà generale del mondo naturale con la vita dell’uomo”. Il mondo naturale, con i suoi ritmi, i suoi fenomeni, le piante, gli animali, gli astri… diventa, secondo lo studioso, l’occasione, per l’uomo, di conoscere, cioè “di prendere coscienza di se stesso, delle tue attività, dei suoi valori e dei disvalori”; in parallelo, quindi, con la condizione umana “di cui diventano simbolo”, e, quindi, pretesto per proporre regole di vita, dati dell’esperienza, esortazioni, avvertimenti. Esempi si possono trarre proprio da questo bel volume di Franco Carlino, pubblicato dall’editore Ferrari di Rossano (CS): “’U rìapule ddùe nàsce mòre”, è per dire che ognuno è fedele alle proprie radici come la lepre che finisce i giorni laddove inizia la sua vita; oppure “Aria nétta ‘un se spagne dde ri trànu” per sottolineare che, come il cielo sereno non teme i tuoni, chi ha la coscienza pulita può camminare a testa alta, senza paura di confronto. Mi piace, per questo, pensare ai proverbi, o, per meglio dire, ai dittati i na vota, come a centinaia, migliaia di istantanee, tenute insieme da una sorta di “filo” sonoro che, nel nome di un’intelligenza prudente, a sua volta lega le generazioni, consentendo la conservazione di un aspetto importante dell’identità culturale di Calabria; un bene da custodire e preservare oltre l’idea di contenitore di antiche cose o di album dei ricordi da sfogliare spinti da un sentimento di nostalgia verso un altro tempo, un’altra storia, una diversa concezione del mondo. I proverbi, infatti, sono sempre stati un logico intercalare nell’ambito della comunicazione delle nostre società tradizionali, la cui vita, spiega, parlando di “arte dialettale”, il documentarista e antropologo Vittorio De Seta, era solo in apparenza arretrata: “C’era consapevolezza, all’interno di quel mondo in cui non c’erano pressioni; c’era un modo di rapportarsi alle persone e una visione della vita oggi perduta, scomparsa, sopraffatta dal progresso”. Il dovere della memoria impone, per questo, di attribuire agli antichi detti anche il valore prezioso di documento della storia collettiva che, nonostante le attuali contaminazioni – positive, senz’altro – dei linguaggi e delle culture, anche in Calabria si sta costruendo col lavoro paziente ed appassionato di tanti ricercatori, narratori, cultori dei principi dell’identità e dell’appartenenza ai luoghi. Franco Carlino ne è valido rappresentante; al suo paese natale, Mandatoriccio, stupendo centro della fascia presilana, nella provincia di Cosenza, oltre che “centro” dei suoi riferimenti esistenziali, ha dedicato il sentimento di figlio di questa terra calabrese, che, in modo del tutto personale, ama esprimere nella cura e nel rispetto per ogni dettaglio, ogni dato locale rappresentativo, nella ricerca, della storia, dell’identità, del sistema di relazioni che contraddistingue il suo paese. Il suo luogo, quindi, nell’accezione più piena, al quale ha prima rivolto lo sguardo ampio, con uno studio più generale (l’esito è la monografia “Mandatoriccio. Storia, cultura, tradizioni”, pubblicata nel 2010 con lo stesso editore); successivamente, in un crescendo di passione intellettuale e, soprattutto, di motivazione a restituire doni di visioni, sensazioni, storie, esperienze di vita vissuta e di rapporti con le persone, ha scelto di soffermarsi, per un’analisi più profonda degli aspetti identitari, che, di certo, non si esaurirà all’argomento della presente opera. Un’opera che, in tal senso, non è di recupero in chiave folkloristica o di ricostruzione di cose passate, ma impegno di rilettura e interpretazione di una cultura elaborata nei secoli e di un intero contesto socio-culturale, da affidare alle nuove generazioni (cui è dedicata), per la formazione della loro coscienza civile e perché possano camminare per il mondo sapendo bene chi sono e dove devono andare. Il lavoro, arricchito dai pregevoli bozzetti di Franca Civale, è interessante anche come ricerca sul campo di memorie radicate nell’oralità popolare, che rischiavano di perdersi col passaggio generazionale; l’autore, avvalendosi soprattutto delle narrazioni dialettali della madre, la signora Francesca Parrotta, le restituisce con una trascrizione fonetica in forma semplificata ma non priva di ritmo e musicalità, abbinata alla traduzione letterale in italiano e alla descrizione del significato. La forza del dialetto è, infatti, l’elemento trainante, per come arricchisce la parola e le conferisce un aspetto fortemente evocativo e descrittivo di ogni specifico elemento; in questo caso il dialetto mandatoriccese, con il quale Franco Carlino propone quella “saggezza dei proverbi” di cui in Calabria c’è ampia letteratura (si sa che i proverbi dei vari centri del territorio regionale si assomigliano tutti), ma poco o nulla riferito, con le variabili locali, a Mandatoriccio, alla sua storia linguistica che è, com’è ovvio, la storia del suo popolo. Emerge dalle pagine, a forte connotazione agro-pastorale e in base a una puntuale suddivisione tematica (vita contadina, animali, comportamenti e relazioni umane, tappe della vita/sentimenti/pregiudizio/religione/superstizione, salute e alimentazione) operata dall’autore, che richiama gli aspetti essenziali della vita umana e, insieme, le peculiarità della gente del luogo; quello che, nel corso delle generazioni, si è vissuto e affrontato in questo angolo di Calabria sospeso tra gli ameni paesaggi silani e i caldi colori delle coste mediterranee. A.S. SCHEDA BIBLIOGRAFICA Carlino Franco E.,Proverbi popolari e modi di dire nel dialetto di Mandatoriccio Rossano CS:Ferrari Editore, 2011 Pag. 125, Euro13,00

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