
■Antonio Loiacono
Con l’approvazione del Consiglio regionale della Puglia, delle due delibere per la proposta di richiesta di indizione di un referendum popolare, prende forma il quadro dei cinque consigli regionali necessari per richiedere il referendum contro l’autonomia differenziata. Secondo l’articolo 75 della Costituzione italiana, il referendum abrogativo può essere chiesto da 500mila cittadini oppure da cinque Consigli regionali. Quest’ultimo obiettivo è ora stato raggiunto.
L’iter è stato innescato l’8 luglio scorso dalla Campania, seguita poi dall’Emilia Romagna, Toscana, Sardegna ed infine Puglia. Il voto della Puglia rappresenta una vittoria significativa per le Regioni a guida progressista, che si sono unite per opporsi alla legge nazionale 86 sull’autonomia differenziata, promossa dalla Lega. Nonostante il parere contrario della commissione regionale sulle Riforme, il Consiglio regionale pugliese ha dato il suo via libera.
Tutte le Regioni progressiste hanno approvato due quesiti: uno per abolire interamente la norma ed un altro per la sua modifica parziale. Sono stati inoltre eletti i due delegati previsti dall’articolo 75 della Costituzione, che presenteranno, insieme ai delegati delle altre Regioni, i quesiti alla Corte costituzionale.
“Non prendiamo una decisione per consolidare le bandiere ma per far prevalere la ragione, con l’obiettivo di ricreare uno spirito di difesa dell’unità d’Italia”, aveva dichiarato il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, quando l’Aula regionale aveva dato il via libera alla richiesta di referendum.
Il voto della Puglia completa un processo che ha visto le Regioni progressiste collaborare strettamente per contrastare una legge che considerano divisiva e potenzialmente dannosa per l’unità del Paese. La richiesta di referendum rappresenta un atto di democrazia partecipativa ed una sfida aperta alla politica di autonomia differenziata voluta dalla Lega.
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