
■Antonio Loiacono
Sabato pomeriggio, un campetto da calcio nel Nord di Israele diventa il palcoscenico di un orrore indicibile!
Mentre i ragazzini giocano spensieratamente una partita, il suono assordante di un’esplosione interrompe il divertimento e trasforma la gioia in tragedia. I corpi giacciono a terra, intrisi di sangue, mentre la comunità circostante urla di terrore e sgomento.
La tensione, già palpabile in quel tratto di terra martoriato dal conflitto, raggiunge vette inimmaginabili. A Majdal Shams, un razzo sparato da Hezbollah, gruppo militante libanese che ha rivendicato l’attacco, motivandolo come una rappresaglia per le operazioni militari israeliane nella regione, ha mietuto dodici vite giovani, lasciando dietro di sé una scia di distruzione e dolore. Trenta ragazzi, tra i 10 e i 20 anni, sono stati feriti nell’attacco (con molti di loro in condizioni critiche) combattendo per sopravvivere in un incubo diventato realtà.
In un attimo, il suono della palla che rimbalza sull’erba è stato sostituito dal fragore della guerra e dal grido straziante delle vittime e dei sopravvissuti. Le famiglie sono devastate, le comunità sconvolte ed il futuro di quei giovani sospeso in un limbo di incertezza e terrore. La violenza ha infranto la tranquillità di quei campetti di periferia, trasformando il gioco innocente dei bambini in un campo di battaglia, dove la morte e la distruzione hanno l’ultima parola.
Il silenzio che segue l’orrore è assordante, rotto solo dai lamenti delle vittime e dai pianti di chi ha perso un pezzo del proprio cuore in quella giornata maledetta. Le immagini delle bare bianche, testimoniano un dolore incommensurabile. I leader della comunità spiegano che nessuna famiglia è rimasta immune dal lutto. La cittadina di Majdal Shams è immersa in un dolore collettivo, unito da una tragedia che ha colpito al cuore ogni singolo abitante.
Nel Nord di Israele, il cielo si è oscurato ed il dolore ha fatto breccia nel tessuto delle famiglie colpite. Che quel sabato tragico e spietato possa essere un monito per la pace, un richiamo alla ragione ed alla compassione, affinché nessun altro campo da calcio diventi mai più un camposanto di vite spezzate e sogni infranti.
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