SS 108 TER O SP 260? BENVENUTI NEL GIOCO DELL’IDENTITÀ STRADALE A SCALA COELI!

Segnali stradali nostalgici!

Antonio Loiacono

Scala Coeli, anno 2024. Eppure, chi guida lungo la SP 260 (strada molto vecchia e molto poco funzionale che attraversa il piccolo centro cosentino) si sente catapultato indietro nel tempo, in un’epoca in cui la stessa strada si chiamava ancora SS 108 TER. Non parliamo di una macchina del tempo né di un’attrazione turistica per nostalgici dell’asfalto, ma di una pura e semplice svista – lunga oltre sei lustri – che vede l’Amministrazione Provinciale di Cosenza alle prese con il mistero dei cartelli stradali inamovibili. In barba al progresso ed al digitale, qui il passato resta ben saldo… sui pali della segnaletica.

É una magica dimensione temporale che abita queste strade, dove passato e presente si fondono in un abbraccio inestricabile. L’Amministrazione Provinciale di Cosenza, in un colpo di genio che nemmeno i più audaci romanzi di fantascienza avrebbero potuto prevedere, ha deciso di mantenere in vita i nomi delle strade come se fossimo ancora negli anni ’80.

Sono passati più di 30 anni dal trasferimento delle competenze di alcuni tratti stradali dall’ANAS alla Provincia, eppure chi viaggia sulle strade di Scala Coeli e dintorni continua a essere guidato da cartelli che sembrano usciti dagli anni che ricordano gli anni di piombo! La SP 260, ad esempio, dovrebbe ormai essere un nome di famiglia, ma sui segnali stradali campeggia ancora l’antico SS 108 TER, come un cimelio che nessuno ha avuto il coraggio di rimuovere.

Se il mondo è andato avanti, i cartelli stradali sembrano aver preso un treno del ministro Salvini: arriva sempre in ritardo o non arriva affatto!

Immaginate l’auto di un turista, o meglio, un avventuriero che decide di esplorare questa incantevole località. “Gira a destra sulla SP 260”, dice il suo GPS con voce suadente. Ma la realtà è ben diversa: si trova di fronte a un cartello polveroso che grida “SS 108 TER” con un orgoglio che solo un’anziana istituzione può vantare. Ecco che il povero viaggiatore si ritrova in un dubbio stradale: si seguirà il cartello antiquato o il GPS futuristico?

Forse i funzionari provinciali pensano che il cambio di denominazione delle strade sia un dettaglio di poco conto. Dopotutto, cosa sono sei lustri rispetto all’eternità delle buche stradali? Che sia una strategia di marketing per attirare i turisti più avventurosi, desiderosi di sfidare le mappe aggiornate? O, forse, è il risultato di una venerazione inconsapevole per l’antica segnaletica, considerata ormai un patrimonio archeologico da tutelare?

E mentre i cartelli “storici” continuano a resistere come una pianta tenace, anche le altre indicazioni stradali nel piccolo comune jonico offrono uno spettacolo da non perdere. C’è una sorta di arte contemporanea in quel mix di segnaletica, una sorta di “Chi trova un cartello trova un tesoro”, dove la disinformazione è la regola. I residenti, abituati a questa giungla di informazioni contraddittorie, si sono adattati ad un linguaggio segreto, decifrando le indicazioni come un antico manoscritto.

Le strade di Scala Coeli sono quindi un palcoscenico sul quale gli enti sub-comunali, in questo caso la Provincia, sembrano dimenticare il loro compito. Sotto il velo pietoso della scarsa attenzione, questi cartelli testimoniano una visione nostalgica del mondo, dove i segni del passato continuano a resistere come monumenti ad un’epoca gloriosa… e del tutto inadeguata.

Cosa dire, quindi? Se state pianificando un viaggio a Scala Coeli, preparatevi a vivere un’esperienza di navigazione unica nel suo genere, dove il tempo si è fermato e le strade raccontano storie che solo chi ha il coraggio di perdersi può scoprire. Nel frattempo, la Provincia di Cosenza potrebbe voler considerare un aggiornamento, o almeno un caffè con il proprio ufficio viabilità, per chiedere se sia il caso di modernizzare un po’ le cose. Gli automobilisti continueranno a percorrere le strade di Scala Coeli e dintorni, chiedendosi se, oltre ai cartelli, anche le buche siano un’eredità lasciata dall’ANAS. Ma questo, forse, è un altro mistero che gli enti interessati dovranno risolvere… magari entro i prossimi sei lustri!

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