Patrioti e cristiani: la Chimera esiste.

Nelle antiche mitologie, la Chimera era una creatura impossibile costituita con parti di animali diversi: secondo Esiodo aveva testa e corpo di leone, una testa di capra sulla schiena e una coda di serpente; secondo Omero aveva anche la coda di drago e vomitava fuoco dalla bocca.

Talmente impossibile era l’idea che una simile creatura potesse esistere che “chimera” e “chimerico” sono diventati in ogni contesto – dalle canzoni di Gianni Morandi al dizionario Treccani – sinonimo di pastiche irrealizzabile e di accostamento dei contrari.

Per anni, così, anche io sono stato convinto dell’impossibilità di dare corpo a una chimera; ma le affermazioni di alcuni esponenti della politica nostrana mi hanno indotto a ricredermi: la Chimera esiste.

Come non pensarlo, quando si sente Giorgia Meloni che, dopo aver dichiarato e ribadito il suo essere cristiana, dice che il prossimo presidente della Repubblica dovrà essere un patriota, subito entusiasticamente sostenuta, in questa sua richiesta, dal non meno cristiano e già padano Matteo Salvini?

“Patriota” è una parola che può assumere molti significati: tutto dipende da chi la usa.

Il mio modo di intenderla, per esempio, implica amore per la cultura, la lingua e i luoghi in cui sono nato e orgoglioso desiderio di condividere tutto questo anche con altri. Ben diverso, temo, è il modo di intenderla di Meloni e anche di Salvini.

Parliamo prima di Salvini, il cui concetto di “patria” si è rivelato elastico e modificabile secondo le “opportunità” e gli “inconvenienti”, come al gioco del Monopoli: già fiero sostenitore della Padania come sua unica e verde patria, Salvini ha poi allargato i confini all’intero territorio di quell’Italia che era uso detestare (“Padania is not Italy”, dicevano un tempo le sue felpe) al punto di tifare altre squadre nazionali che quella che ostentava l’odiato scudetto tricolore. Il suo motto, già “Prima la Padania” è così diventato “Prima gli italiani” restringendosi in seguito, secondo le varie circostanze elettorali, in “Prima i calabresi”, “Prima i marchigiani”, e via così regionalizzando.

Nota è anche la furia patriottica che lo ha spinto a difendere i sacri confini della sua riscoperta italica patria dalla “invasione” delle orde di “clandestini” che ne minacciano l’identità, soprattutto quella cutanea, visto che si tratta per lo più di disperati di pelle scura.

Il patriottismo meloniano condivide con quello salviniano l’insofferenza verso i “clandestini” ma si colora di tinte più fortemente e anche più coerentemente nazionalistiche. Così come Orban per l’Ungheria e Le Pen per la Francia, Giorgia Meloni immagina una patria chiusa in sé stessa e ostile a ogni forma di importazione di qualunque cosa che puzzi di meticciato, che sia religioso, culturale o anche, come Salvini, epidermico.

L’Europa? Un’Europa delle patrie, non una patria comune per tutti gli europei.

Poco importa che sia proprio grazie a un’Europa che finalmente si sta scoprendo patria comune che la nostra povera Italietta si sta salvando dalla bancarotta e che, se tutti ragionassero a questo modo, le nostre esportazioni – linfa vitale per le patrie imprese – colerebbero a picco con tutta l’economia nazionale.

Feroce, in entrambi, è un concetto di cristianesimo che viaggia a stretto contatto di gomito con quello di patriottismo: guai a chi osa contestare il crocifisso nelle scuole, a chi si permette di parlare di famiglie arcobaleno, a chi difende i diritti dei diversi: non scherziamo, le radici cristiane dell’Italia non si toccano.

Chimericamente, così, Salvini e Meloni – l’una ragazza madre e convivente non sposata, l’altro collezionista di mogli, fidanzate e figli da compagne diverse – si ergono a paladini della cristiana famiglia tradizionale.

Non meno chimericamente, a fronte di un cristianesimo che predica “ero straniero e mi avete accolto” e racconta di un buon samaritano, essi, pur proclamando il proprio cristianesimo a gran voce, fino alle soglie dell’afonia, insistono per la chiusura delle frontiere, per l’arresto di Carola Rackete, per la condanna delle ONG che soccorrono in mare i disperati.

Il chimerismo di Salvini si allarga peraltro ancora di più, riuscendo ad esempio a stare contemporaneamente in maggioranza e all’opposizione e ad essere pro-vax ma strizzando l’occhio ai no-vax; Meloni, dal canto suo, riesce a stare all’opposizione ma nello stesso tempo ad essere alleata di Berlusconi (un altro grande cristiano, collezionista di mogli e di fidanzate, incluse una che faceva l’igienista dentale e un’altra che era nipote di Mubarak) e Salvini nel cosiddetto “centro-destra”, che in realtà è “destra-destra”. Il discorso può ovviamente essere rovesciato: Berlusconi e Salvini riescono nello stesso tempo a stare nella maggioranza di governo e ad essere alleati di Meloni, dello stesso governo la più feroce avversaria.

Beh, spero per il povero papa Francesco che questi tre cristiani non costituiscano un campione rappresentativo del gregge dei suoi fedeli. Ma temo che, anche questa, sia soltanto una chimera.

Ah, scusate, dimenticavo: Buon Natale.

Giuseppe Riccardo Festa

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