
Non nascondo che il movimento delle “Sardine”, così imprevedibile, inprovviso, ironico e spontaneo, desta in me una viva simpatia.
Prima di tutto perché nelle piazze in cui esso convoca i suoi “flash-mob” non sventola nessuna bandiera di partito; poi perché la gente che là si riunisce non urla, non inveisce, non è nemmeno accigliata ma anzi sorride e canta.
Canta “Bella ciao”. Che, in barba ai suoi detrattori, non è una canzone “comunista” ma è una canzone libertaria. “Le Sardine” che assiepano sempre più piazze italiane non sono comuniste ma si rifanno ai valori della Costituzione: valori che parlano di convivenza pacifica, di tolleranza, di civile confronto, di cultura, di comprensione e di condivisione. Il contrario dell’arena ringhiosa a cui si è oramai ridotto il mondo della politica italiana, il cui scopo sembra limitarsi alla ricerca di nemici da indicare alle folle, eventualmente fabbricandone se non riesce a trovarne.
Le Sardine mostrano un’Italia che c’è, anche se sembrava si fosse dissolta: l’Italia educata e pacata, stanca di urla, di volgarità, di chiasso e di insulti, che crede ancora in cose fuori moda come l’ironia, la ragionevolezza e il buonumore.
Le Sardine non sono, dunque, un movimento “contro” (se c’è qualcuno che le vede così, si dia una tagliatina alla coda di paglia) ma un movimento “per”: i politici, tutti i politici, sono pregati di prenderne nota evitando di tentare di intestarselo, se lo ritengono a loro favorevole, tanto quanto di denigrarlo in caso contrario. Per quanto la cosa sembri incredibile, a dispetto di anni di sbraco, di volgarità e di violenza verbale, le Sardine dimostrano che in Italia esiste ancora una società civile.
È difficile, se non impossibile, prevedere se esse avranno un qualche effetto sulle prossime tornate elettorali, ma in fondo la cosa non è nemmeno poi tanto importante. Spero che nessuno trasformi le Sardine in un nuovo, ennesimo partito che promette di cambiare tutto: già Grillo promise di aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno, e poi abbiamo visto come è andata a finire.
È meglio che le sardine restino nelle piazze a manifestare nel loro stupendo modo garbato e ironico. Non è di un nuovo partito che abbiamo bisogno ma di prendere coscienza del fatto che gli italiani civili, ragionevoli, educati e pacati, che temevano di essere ridotti a una sparuta e insignificante pattuglia di sopravvissuti, ora sanno di non essere poi così pochi.
Ed è una cosa tanto, ma davvero tanto confortante.
Giuseppe Riccardo Festa
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