LE CHIACCHIERE (NON) STANNO A ZERO!

Quando la frittura diventa d’élite: il prezzo del lusso tra zucchero a velo e polemiche

Igino Massari e le chiacchiere!

Antonio Loiacono

Dopo aver osannato per anni Iginio Massari come il divino maestro della pasticceria, adesso la folla si scaglia contro di lui perché i suoi dolci costano troppo. Una reazione che ricorda molto quella scoppiata per la pasta in bianco dello chef Alberto Quadrio da 26 euro a piatto a Milano. Ma davvero il punto è solo il prezzo? E la gente ha ragione a indignarsi?

Le chiacchiere di Carnevale sono da sempre il dolce della semplicità̀: farina, uova, burro, zucchero e un pizzico di vanità fritta nell’olio bollente. Ma se le comprate da Iginio Massari, preparatevi a un’esperienza che vi lascerà̀ a bocca aperta (e portafoglio vuoto): 100 euro al chilo!

Sì, avete letto bene. Ottanta euro in più rispetto a quelle della pasticceria sotto casa. Ma non preoccupatevi, perché́ secondo il Maestro pasticciere (scritto con la maiuscola, ché qui si parla di alta nobiltà̀ della frittura), caro è ciò̀ che non vale il suo prezzo, costoso è qualcosa di eccellente. Insomma, se trovate eccessivo sborsare un centone per un sacchetto di chiacchiere, la colpa è vostra, che evidentemente non capite l’eccellenza.

A chi fa notare che con 100 euro si può̀ fare la spesa per una settimana o prenotare un weekend in agriturismo, la famiglia Massari risponde compatta: Tradizione non significa banalità̀, e quindi addio alla povera chiacchiera proletaria, fritta in abbondanza per essere regalata a parenti e vicini. Qui si punta all’élite della pasticceria, perché́ il valore, si sa, non dipende dal peso. Soprattutto se il peso è quello del conto finale.

Facciamo due conti: ogni chiacchiera pesa circa 10-15 grammi, quindi con 4 euro ne portate a casa tre. Con 6 euro ben cinque. Praticamente il prezzo di un cappuccino e una brioche (sempre a Milano), solo che invece di un’intera colazione vi portate via aria fritta in versione premium.

Debora Massari liquida la polemica come gratuita (a differenza delle sue chiacchiere), mentre il fratello Nicola spiega che il prezzo è giustificato dalle materie prime e dal processo artigianale. E qui sorge spontanea una domanda: con cosa saranno impastate queste chiacchiere? Con pepite d’oro? Con uova di unicorno? Con la rugiada raccolta all’alba dagli elfi delle Dolomiti?

Intanto, nelle case italiane, la tradizione continua: si frigge con amore, si spolvera zucchero a velo senza paura e si mangiano chiacchiere autentiche, di quelle che fanno rumore quando si spezzano, ma non quando si paga il conto!

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