
di Marco Toccafondi Barni
– Alla fine la montagna ha partorito il topolino. Era tanta, forse troppa, l’attesa per la telefonata tra Vladimir Putin e Donald Trump. I due capi di stato non hanno gli stessi poteri, anzi, lo si racconta sui nostri media. E quando un uomo munito di un’ ottima sensibilità politica, notoriamente anche uomo di spettacolo, incontra un uomo degli apparati il primo perderà senz’altro. E’ andata proprio così: 6-0, 6-0, 6-0. Ovvio, il professionista al Cremlino contro il dilettante alla Casa Bianca, Il primo ha chiesto di tutto un po’ al suo omologo a stelle e strisce e il secondo ha concesso parecchio.
Seriamente, come sono andati questi 3 anni ? – Chiariamo un punto che gli analisti geopolitici più raffinati hanno colto, i tifosi ovviamente no: la Russia ha vinto la guerra dal punto di vista tattico e militare, del resto è un banale conto aritmetico in chilometri quadrati, però l’ha persa rovinosamente da quello strategico, visto non è in grado nemmeno di controllare un suo ex stato: quell’ Ucraina che durante la fase apicale sovietica era parte dell’ impero oggi morente. Premesso questo veniamo ai nudi fatti, che mostrano come l’Ucraina sia stata utilizzata dall’egemone Usa come lo fu l’Afghanistan a inizio secolo.
L’Ucraina è un termometro, l’Afghanistan un punchball – Tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022 l’umanità era appena uscita dalla tragedia della COVID-19 e gli Stati Uniti reduci da una figuraccia a Kabul. Forse anche per questo il Cremlino chiese precise garanzie ai rivali di una vita nel Donbass, della serie datemi ciò che voglio e nessuno si farà male. E’ in quell’ istante che a Washington intuiscono qualcosa che farà sì molto male sia alla Russia che soprattutto all’ Ucraina eppure cinicamente, come solo gli imperi sanno fare, decisero lo stesso di correre il rischio. E’ una tattica comprensibile solo nell’ ottica dei nuovi Stati Uniti gemmati dalle follie repubblicane e in particolar modo targate “NEO CON” nel dopo 11 settembre. Forti della vittoria nella guerra fredda di un decennio prima i neo conservatori prevedevano una politica estera a tinte imperialiste: faccio ciò che voglio perché semplicemente sono di gran lunga il più forte. Da ciò le assurde missioni prima in Afghanistan nel 2001 e poi in Iraq nel 2003. Un Afghanistan usato per un ventennio come punchball per sfogare la frustrazione derivata dal più grave attentato mai subito sul proprio territorio nella storia, in quel tragico martedì di metà settembre. Invece 3 anni fa si scelse di utilizzare il popolo ucraino e quel paese come una sorta di termometro per misurare la debolezza della Russia. E’ tutto qui. Allora cosa è andato storto ? Il fatto che non si era più nel 2001, erano passati oltre 20 anni e gli odierni egemoni non più imperialisti bensì imperiali adesso fanno quel che conviene e non quello che vogliono fare. E’ il tipico passaggio dall’ adolescenza alla maturità. Non sono più i gendarmi unici sulla terra, per giunta gravati da una missione universale. Succede allora che l’ Ucraina si trasformi appunto nel termometro dell’ egemone e la Russia risulti talmente debole da non riuscire nemmeno a controllare un satellite confinante e infine finisca per impantanarsi sotto casa. Altro che superpotenza e grande madre Russia, siamo al declino, la Ferrari è cappottata in garage. A questo punto resta un’ ultima cosa da fare all’egemone: aprire nuovamente ai russi. Infatti, una volta testata la debolezza dell’ “Orso”, si puo’ anche cooptare la Federazione come socio di minoranza e utilizzarla contro la Cina per giocare la vera battaglia strategica dei prossimi secoli: Taiwan, il dominio in quell’oceano e tutto quel che ne consegue. Eccola qua la vera partita.
I deliri europei nel post storicismo – In una simile strategia di medio-lungo termine da parte statunitense appaiono veramente folli, senza alcuna logica e miopi tutti gli astrusi progetti di quella che viene chiamata “Europa” e che manco è chiaro cosa sia realmente: talvolta pare un club di nazioni, altre volte somiglia a un forum. Insomma, un “Frankenstein” dipinto di blu che nessuno capisce e tutti quanti spaventa. Anzitutto perché tanto nei prossimi anni la Russia sarà una specie di socio di minoranza degli Usa, cioè del nostro stesso egemone e quindi anche della NATO e del cosiddetto “Occidente”, in secondo luogo perché quelli sono comunque tutti soggetti geopolitici e possono dunque adottare le tattiche e le strategie descritte, mentre la fantomatica “Europa” o UE che dir si voglia è un oggetto geopolitico nella piena disponibilità USA (la Russia per quanto malmessa invece non è ancora un oggetto). Semplicemente creare un esercito europeo vero non è né ci sarà consentito, in quanto non siamo una nazione ma ben 27, soprattutto siamo soltanto una sfera di influenza nella completa disponibilità di chi ci sconfisse 80 anni fa in guerra persa al cubo.
Le conseguenza di tutto ciò ? – Evidenti come il sole in cielo: siccome non possiamo permetterci quasi niente per le ragioni appurate non ci resta altro che svelare il bluff statunitense: far sapere agli egemoni che se vogliono andarsene possono farlo, noi ci rivolgeremo altrove e cioè alla Cina. Se vogliono perdere la perla del loro impero e lasciare così l’Europa e con essa l’egemonia facciano pure. Vedremo. Banalmente non succederà, perché un impero non può dimettersi da se stesso, non è mai successo nella storia e non accadrà adesso. Ed è per questo motivo che l’Unione Europea, fin da ora, deve unicamente pensare a difendere il post storicismo come, tra l’altro, domandano le loro anziane collettività, continuare a condurre un’ esistenza placida e comoda, in quanto appunto post storica, fino a quando sarà possibile. E’ un lusso che soltanto gli oggetti possono permettersi. Godiamocelo fino in fondo.
Views: 123
Lascia una risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.