
L’articolo bello e disperato con cui Stefano Cappellini esamina, oggi su La Repubblica, il degrado della politica, in particolare negli USA e in Italia, ma più in generale nel mondo e, quel che è peggio, la sostanziale indifferenza delle opinioni pubbliche a questo degrado, denuncia la grave, e forse mortale malattia che affligge nel mondo i sistemi democratici e l’idea stessa di democrazia.
I fatti sono sotto gli occhi di tutti: la banda Bassotti che si è insediata alla Casa Bianca si mostra – difficile dire se comicamente o tragicamente – al di sotto di ogni aspettativa in materia di sicurezza e competenza, incluso il presunto genio Musk che a furia di licenziarne a raffica i dipendenti sta mettendo in ginocchio l’intero apparato federale.
In compenso, quella banda Bassotti fa la voce grossa e afferma chiaro e tondo che il mondo (più precisamente Canada, Groenlandia, Canale di Panama) appartiene a chi ha la forza necessaria per prenderselo (non la cultura: la cultura, parola di vice presidente Vance, è nemica della Casa Bianca), in questo in nulla diversa dalle pretese della Russia sull’Ucraina e sui territori persi (per ora) dell’ex impero già zarista e poi sovietico, o da quelle della Cina sul Tibet e su Taiwan, o della destra israeliana su Gaza.
I presidenti e le loro mogli (Trump, Melania, Milei) si fanno promotori di spericolate operazioni finanziarie vergognosamente orientate all’arricchimento personale, e nessuno si scandalizza o si meraviglia: c’è chi può, e loro possono, alla faccia dei gonzi che ci cascano.
Intanto, in Italia, Giorgia Meloni, presidente del Consiglio di un governo litigioso, in cui abbondano amiche con lauree più o meno farlocche, cognati, più o meno ex, specializzati in dichiarazioni imbarazzanti, amichetti volgari che danno del pezzo di merda ai giornalisti onesti e quindi scomodi, indagati ed indagate per i reati più svariati (inclusa la famosa ministra che esigeva le dimissioni altrui ma inventa ogni scusa per non presentare le sue); Meloni, dicevo, rifugge dalle conferenze stampa nel suo Paese ma è generosa di dichiarazioni ai giornali stranieri, dicendosi d’accordo col vice-presidente USA, quello che odia l’Europa e le università, così dimostrandosi in conflitto con sé stessa dato che se è vero che l’Europa, come Vance dice, è parassita degli USA in materia di difesa, allora è incomprensibile che lei voglia continuare a fare appello agli USA per la difesa europea, sdegnando l’idea di una difesa comune, e non dica una parola a proposito dei famosi dazi che Trump sta imponendo sui prodotti europei, salvo dire che una reazione uguale e contraria sarebbe controproducente. Insomma con gli USA, secondo Giorgia Meloni, da buoni cristiani bisogna porgere l’altra guancia. D’altra parte, sia lei che Trump sono molto cristiani, come dimostrano le reiterate dichiarazioni di Meloni al riguardo e le foto in cui il presidente USA prega, nello studio ovale, circondato dai suoi apostoli. Poi uno si sorprende se papa Francesco s’ammala: dovendo avere a che fare con dei cristiani di questa fatta, che dividono l’umanità in “noi che siamo buoni” e “tutti gli altri (poveri, migranti, stranieri in genere) che sono merda”, è ovvio che il pontefice, poveretto, già acciaccato di suo, somatizzi.
La conclusione cui non si può non giungere è che la peggiore nemica della democrazia è la democrazia stessa: l’illusione che i popoli sappiano scegliere, nel proprio seno, i propri rappresentanti fra i colti, i lungimiranti, i disinteressati, gli onesti e i competenti, è smentita da due circostanze, la prima naturale e la seconda, che rafforza la prima, contingente.
La circostanza naturale è quella che vede i lungimiranti, i disinteressati, gli onesti e i competenti – Churchill, Roosvelt, De Gasperi – emergere solo in circostanze eccezionali, perché nei popoli domina la mediocrità e i mediocri, che odiano chi li supera, fanno appello a loro solo se non possono farne a meno. Ottant’anni di pace, in Europa e negli USA, hanno abituato i mediocri a credere di poter fare a meno dei lungimiranti. La seconda circostanza è l’insorgenza dei social media, che ai mediocri, come acutamente aveva rilevato Umberto Eco, ha dato non solo il diritto di voto, che già esercitavano con la logica della banderuola, ma anche il diritto di ritenersi maîtres à penser e di invadere l’etere con le loro perentorie fregnacce. Profeta di questo andazzo è Elon Musk, il preteso genio, che annuncia trionfante: “su X diffonderò la verità assoluta”.
La democrazia si sta suicidando, o forse si è già suicidata. Le plutocrazie rivendicano il diritto di proclamarsi aristocrazie, come sempre nella storia è accaduto e, come sempre nella storia è accaduto, prima o poi ci porteranno verso una nuova catastrofe. Solo che la prossima rischia di essere anche l’ultima. “Non so con quali armi si combatterà la terza guerra mondiale” recita un famoso aforisma di Albert Einstein “ma so che la quarta si farà con pietre e bastoni”.
L’unica, amara consolazione, è nel titolo di una vecchia, non più ottimistica canzone di Francesco Guccini: “Noi non ci saremo”. Perché saremo morti prima.
Giuseppe Riccardo Festa
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