
Da quando il Governo Conte ha disposto da giovedì scorso la chiusura di tutti gli istituti scolastici di che geni ordine e grado, sull’intero territorio nazionale, la preoccupazione mi ha letteralmente “rapito”.
È come se mi sentissi, senza più un timone, in una bolla d’aria che mi porta a seconda dei casi in una direzione o in un’altra.
Non mi sento più padrone del mio tempo e delle mie reazioni. Vivo un tempo sconosciuto e che sento pericoloso.
Sono sincero e viva la sincerità. È il sentimento che provo e non riesco a nasconderlo a chi incrocia il mio sguardo o la mia voce.
La circostanza deve indurci a essere responsabili verso noi stessi e nei confronti di chiunque incontriamo sulla nostra strada.
In più, dobbiamo sviluppare quel senso e spirito di orgoglio nazionale che molto spesso teniamo nascosto.
Pensando, stupidamente, che sia un grosso limite manifestarlo e/o esporlo agli occhi di chi ci circonda.
Ed, invece, è il momento di esploderlo in tutta la sua forza e generosità anche forse contrariamente alla nostra stessa volontà.
Dobbiamo essere tutti consapevoli di dover combattere per forza, in modo unito e solidale, contro un male che affligge tutta la nostra società.
C’è una sorte comune da padroneggiare e nei confronti della quale non ci sono vinti e vincitori. Anzi.
Forse in una situazione come quella che stiamo vivendo è il momento di far rinascere, o meglio riportare a galla, i sentimenti puri dell’orgoglio e della solidarietà.
Un gesto semplice che potrebbe valere per tutti e sentire, ad esempio, amici e amiche un po’ lontani per capire come se la passano e se ci fosse la possibilità di scambiarsi reciprocamente una parola di conforto.
Non è nulla, ma sono certo aiuta ad ammortizzare le paure, alleggerendo di sicuro un po’ di angoscia.
Questo è quanto traggo dallo stato d’animo che vivo. La paura mi porta ancora di più a comprendere i valori dei rapporti e a non girare la faccia dall’altra parte.
Avremo più in avanti il tempo di dividerci e di ricominciare a litigare tra di noi, quando questa vicenda sarà finita.
Nicola Campoli
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