
A chi mi chiede come volgerà la crisi di Governo, rispondo che tutte le strade sono ancora possibili e aperte. Non è facile per niente oggi prevedere cosa accadrà dal 7 gennaio in avanti. Lo scontro di sicuro è forte tra Renzi e Conte.
Nell’abituale discorso di Capodanno il Presidente della Repubblica, giustamente, non ha fatto alcun cenno alle sue intenzioni dinanzi all’eventualità della crisi di Governo. Il primo inquilino del Palazzo del Quirinale non può che aspettare ciò che accadrà nei prossimi giorni.
Non sono per le cosiddette crisi al buio o eventualmente per soluzioni tampone dentro le aule parlamentari. Per quanto a noi comuni mortali è lecito sapere il Governo bis di Conte sta rischiando un’imminente caduta.
Il fatto che Conte nel suo discorso di fine anno ha dichiarato di voler andare in Parlamento, significa che pensa di salvarsi con un drappello di deputati e senatori, cosiddetti responsabili, che potrebbero sostituirsi ai voti dei renziani.
Non so quanto ciò passi per l’approvazione del Capo dello Stato che a tutti gli effetti potrebbe obbligare Conte, invece, alle dimissioni e gestire così lui la crisi per poi verificarne le eventuali condizioni per la formazione di un nuovo esecutivo.
Lo scontro tra Conte e Renzi è andato troppo avanti. Difficile che si ricomponga. Ciò sarebbe dovuto accadere prima, in sede di confronto sul piano Next Generation Eu. Invece, è lì che si è esasperato il contrasto, senza che si è riusciti, o meglio che entrambi abbiano voluto sanare la rottura.
Per me non esistono che le dimissioni di Giuseppe Conte, affidandoci all’equilibrio e alla saggezza di Sergio Mattarella. Non credo a un Conte ter con una nuova maggioranza, prendendo voti da un manipolo di onorevoli e senatori tra centro e destra.
Meglio a questo punto un nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri che porti a termine la legislatura, forti che ciò si fondi sulla necessità di affrontare un momento non facile per il Paese. Si sarà forse pure capito. Non sono per nulla per l’elezione anticipate.
Non possiamo per vari motivi, compreso anche per quanto dobbiamo fare per il rilancio del Paese. Questo “è tempo di costruttori” come in modo sintetico e essenziale ha dichiarato il Presidente della Repubblica.
Nicola Campoli
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