AMERICA D’OGGI. “PENNSYLVANIA CAPUT MUNDI”

di Marco Toccafondi Barni

Usa horror show. Esattamente tra un mese andrà in scena la più importante farsa del pianeta: le elezioni statunitensi. Martedì 5 novembre, anche il giorno non è casuale, sarà eletta la persona “più potente del mondo”. Ovvio, in narrazione e per la propaganda. Sulle nostre pagine, prima del lieto o nefasto evento, seguiremo e proveremo a spiegare come stanno veramente le cose grazie ad una serie di articoli denominati “America d’oggi”.

La prova del nove della nostra impotenza provinciale – Basta citare un dato di fatto, è oggettivo e come tale lo notano tutti: si parla più da noi di queste elezioni rispetto a loro. Proprio così, risultano elezioni incredibilmente più seguite, tra l’altro fino a notte fonda, sui nostri media e dai cittadini in provincia che negli stessi Stati Uniti. Questa è una delle tante evidenze, forse la più clamorosa, di quanto è successo tra le due guerre mondiali e soprattutto dal 1945 ad oggi: l’ Italia e gli altri stati europei rovinosamente sconfitti in una sanguinosa guerra conseguentemente annessi dentro una sfera di influenza altrui; un evento che prevede un’ evidente occupazione del territorio, mai più sovrano, con basi militari, flotte e decine di migliaia di militari sul territorio. Avviene in qualsiasi occupazione dopo una sconfitta militare. Nulla di nuovo sotto il sole della Storia.

Mid – West, chi sei ? – Cominciamo da qui, anzi da lì, quella zona denominata arbitrariamente Mid West, una macro regione detta dei grandi laghi. Una serie di stati Usa importanti per conquistare la Casa Bianca, mediaticamente individuato nell’ Ohio lo stato decisivo, quest’anno (da ciò il titolo) sarà invece fondamentale vincere in Pennsylvania. Se infatti il 5 del mese prossimo tale stato, anch’esso per comodità geo-industriale inserito nel Mid West, sarà colorato di rosso, ovvero repubblicano, allora certamente nello studio ovale siederà Donald Trump, mentre se il colore sarà blu, democratico, ebbene Harris avrà molte speranze di diventare “la donna più potente del mondo”. Al di là del genere sempre in narrazione. Questo accadrà, in quanto Harris non ha veramente altre strade che vincere in Pennsylvania, un po’ come quando una squadra di calcio per qualificarsi deve necessariamente vincere il match e se non lo fa le opzioni per la qualificazione sono praticamente impossibili da percorrere. Sì, esiste una possibilità teorica, ma senza la decisiva Pennsylvania Kamala Harris perderà la partita della vita e un’ altra volta, cosa non di poco conto, la potenza egemone si dimostrerà non pronta per avere una donna presidente.

I deliri di una democrazia incompiuta, non vedo, non parlo, non sento – Anche se in provincia i sudditi fanno finta di non vedere come stanno le cose, del resto accadeva anche con l’ Impero romano e nel processo più famoso della storia, quando i “cronisti evangelici” sotto probabile dettatura dell’ Impero incolparono quasi unicamente Caifa e agli ebrei di Deicidio, salvando il buon Ponzio Pilato, al massimo colpevole soltanto di menefreghismo e superficialità nel condannare il personaggio più famoso di ogni tempo. Vediamo brevemente come si vota e soprattutto per quali ragioni l’egemone planetario non è una democrazia compiuta, il che naturalmente non significa sia la Corea del Nord. Prima di tutto per

votare è necessario registrarsi e non si può recarsi alle urne decidendolo pochi minuti prima della chiusura. Anzi è necessario registrarsi e in alcuni stati addirittura indicare per chi si voterà (anche se passato sotto silenzio lo si è notato perfettamente in occasione dell’ attentato a Donald Trump, dove l’attentatore si era registrato come repubblicano). Insieme al fatto che si può votare per posta (difatti le elezioni in realtà sono già cominciate) e in compagnia il voto non è segreto, a differenza nostra. Da noi se qualcuno intendesse entrare nella cabina elettorale con sua madre lo arresterebbero. Ancora, a causa del folle sistema elettorale dei “Grandi elettori” non è detto che vinca il candidato che prende più voti, non a caso per ben due volte è successo esattamente il contrario e incredibilmente ha “vinto”, le virgolette sono un obbligo direi, chi ha preso meno voti: Al Gore – Bush Jr. (novembre del Duemila) e Clinton contro Trump nel novembre 2016. E’ quindi fondamentale vincere in più stati cosiddetti di peso, in quelle 50 elezioni dentro un evento elettorale, ma è del tutto inutile essere più votato dell’ avversario. Un’ assurdità manifesta in una democrazia compiuta e se non fosse l’egemone semplicemente non la definiremmo tale. Se capita è perché, appunto, trattasi della nazione più potente della terra. Il voto popolare non conta nulla, tutto qui. Non c’èdavvero altro da aggiungere. Infine, cosa che ha veramente dell’ incredibile per quella che si auto definisce un’ autentica democrazia, il risultato elettorale viene stabilito dai media, cioè dalle televisioni, perchè negli Usa non esiste una istituzione statale che lo faccia, come invece avviene alle nostre latitudini, con il ministero dell’ Interno. E’ il Viminale a stabilire i risultati ufficiali e non LA 7 oppure l’8, il Nove, Canale 5 oppure la stessa Rai. Nelle elezioni a stelle e strisce invece no, incredibilmente, il risultato al mondo lo comunicano i media e anche qui i ricorsi e la memoria storica ci vengono in aiuto: nelle drammatiche elezioni del Duemila il democratico Al Gore sembrava aver vinto e fu la Fox Tv, emittente allora come oggi di manifeste simpatie repubblicane e destrorse, ad invertire la rotta in favore di Bush figlio. Da ciò partì un drammatico tira e molla che alla fine portò i neo conservatori (grazie a un dubbio risultato nella Florida di Jeb Bush, fratello del futuro presidente nel nuovo millennio) e che per molti fu una sorta di colpo di stato.

In caso di pareggio Trump sarà presidente – Certo, è un’ eventualità difficile, tuttavia possibile e il 269 a 269 porterà a un’ elezione speciale, dove verrà convocato il Congresso e la Camera eleggerà il presidente, mentre il Senato il suo vice. Uno stato un voto e in questo periodo storico i repubblicani hanno la maggioranza proprio alla Camera. Come chi vince per la differenza reti in caso di punteggio pari, pareggio significherebbe 4 anni di “The Donald”.

La situazione attuale e come potrebbe finire ? – E’ logicamente la domanda da 100 milioni di dollari: come finirà ? Ebbene, due cose sono facilmente prevedibili: la prima è che chiunque vincerà lo farà per un pugno di voti e quindi non vi sarà nessun riconoscimento della vittoria altrui in una “America” sempre più divisa. La seconda è che al momento nel voto popolare (che conta zero, eccezion fatta per individuare la tendenza) la Harris è in vantaggio di circa 5/6 punti percentuali su Trump. Potrebbe bastarle per la vittoria nel gioco dei grandi elettori, tuttavia Trump ha sempre dimostrato di recuperare bene negli ultimi giorni e quindi bisogna prendere i sondaggi con le pinze. In ogni caso per lei resta fondamentale vincere in un unico stato, se vuole aspirare ad essere la prima donna presidente degli Stati Uniti: la Pennsylvania. Appunto Caput Mundi, vi si deciderà la guida dell’ impero per i prossimi 4 anni.

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