
Dunque il Ponte tanto bramato da Matteo Salvini non è una semplice cattedrale nel deserto, come insistono a dire i detrattori dell’Opera (fra i quali mi onoro di annoverarmi): tutt’altro. Abbiamo appreso, per bocca nientepopodimenoche del(la) presidente del Consiglio (oltre che Italica e Cristianissima Madre) Giorgia Meloni, che esso Ponte riveste un’importanza strategica per la NATO, essendo necessario per il trasporto di truppe e mezzi corazzati da un lato all’altro dello Stretto.
E se lo dice Lei è nostro dovere, in quanto membri dell’Italica Nazione, prestare fede alla Sue parole: tutti sanno infatti che (la) presidente del Consiglio (oltre che Italica e Cristianissima Madre) Giorgia Meloni, è la bocca della verità, come quando denunciò gli iniqui balzelli denominati “accise sui carburanti”, promettendone la cancellazione o affermò che Donald Trump non aveva mai definito “parassiti” gli europei.
È dunque con umile e sommessa voce che mi permetto di alzare un dito – no, non il medio, l’indice – per chiedere all’Illuminata, così, tanto per sapere, quale sarà la direzione in cui si muoveranno le forze armate NATO che dello strategico Ponte fruiranno in caso di conflitto: da Reggio verso Messina o viceversa?
Può sembrare una domanda oziosa (in effetti a ben guardare lo è), ma essa è suscitata in me dalla constatazione che la NATO, per quanto mi è dato di conoscere, nasce, come “Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico”, per la difesa dell’Europa Occidentale dalle bellicose, trinariciute e fameliche orde della (allora) Unione Sovietica. L’Unione Sovietica non esiste più ma, pur se non trinariciute, l’Europa continua a temerne le orde, ahinoi tuttora fameliche e bellicose, che al momento, guidate da Vladimir Putin (già colonnello del sovietico KGB), si stanno occupando, a loro dire, di denazificare l’Ucraina onde riportare in quel Paese la libertà di espressione, la democrazia e l’indipendenza di pensiero, che come tutti sanno sono strenuamente praticati ovunque nella Federazione Russa.
Insomma, se impegno (Dio non voglia) le truppe e i mezzi corazzati NATO avranno, esso si verificherà, almeno nelle fasi iniziali, in contrade ben lontane dallo Stretto di Messina; solo nel caso in cui le citate orde dovessero dilagare verso sud si potrebbe ipotizzare la necessità di una difesa (estrema) nelle solatìe contrade del nostro Meridione.
Anche ammettendo che un così catastrofico quadro dovesse verificarsi, ho tuttavia il sospetto che per lo più, proprio come purtroppo sta succedendo in Ucraina, le attività belliche consisterebbero soprattutto nel lancio di missili e droni, probabilmente da navi e sottomarini (e preferibilmente sulla popolazione civile), di cui la Federazione Russa sembra possedere scorte inesauribili; dunque mi pare improbabile che si possa rendere necessario prevedere massicci spostamenti di divisioni corazzate lungo i tre chilometri dell’erigendo Ponte, quale che sia la loro direzione di marcia.
Ponte che poi, anche a causa delle dichiarazioni del(la) presidente del Consiglio, sarebbe probabilmente, insieme alla popolazione civile, il primo bersaglio dei missili e dei droni di cui sopra, un destino di distruzione che peraltro, da Orazio Coclite in poi, accomuna tutti i ponti che si trovino in un teatro di guerra.
Torno dunque a chiedermi: dove andrebbero queste truppe? Non mi risulta che la Sicilia, come già il sud dell’Inghilterra alla vigilia del 6 giugno 1944, ospiti un massiccio concentramento di uomini e mezzi militari, né che abbia un qualunque senso che ne diventi sede; d’altra parte, non vedo in base a quale logica, qualora (Dio continui a non volere) un conflitto dovesse opporre la NATO all’Orso russo, si renderebbe necessario inviare sull’Isola di Trinacria potenti contingenti corazzati.
Ma io non possiedo l’illuminazione divina che gratifica le meningi del(la) presidente del Consiglio, oltre che Italica e Cristianissima Madre Giorgia Meloni, e dunque forse le mie sono solo le malevoli farneticazioni di un oppositore politico.
O magari, dietro le affermazioni della citata presidente del Consiglio (oltre che Italica Madre eccetera), c’è un calcolo ben meno strategico ma molto più pratico, consistente nel tentativo di far rientrare i costi di edificazione del Ponte nel famoso 2% del PIL da destinare a spese militari, come la detta Italica Madre eccetera ha promesso al Faro che illumina il mondo, all’Uomo che tutto sa, tutto vede e a tutto provvede, al Presidente al quale l’Italica (e Cristiana Madre eccetera) Giorgia Meloni si rivolge riverente con commossa e adorante ammirazione: insomma, a Donald Trump.
Il rischio è che Donald Trump, che di siffatte balle spaziali è esperto conoscitore oltre che propalatore, le risponda con un lapidario “Here nobody is a asshole”, liberamente traducibile in “’Cca nisciuno è fesso”.
Giuseppe Riccardo Festa
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